2021/2022


PROGETTO


Diario dI fAbrica

Diario di fabbrica è un progetto audiovisivo che indaga le orme del lavoro industriale nell’attività artistica a partire dall’incrocio dello sguardo di Roberto Rossellini in Europa ’51 con il pensiero di Simone Weil nella sua descrizione del lavoro fordista e in dialogo con il pensiero contemporaneo sulla precarizzazione della cultura.

Si tratta di connettere il racconto della catena di montaggio fordista nei corpi periferici e negli spazi industriali, con la modalità in cui l’industria culturale ha successivamente occupato questi spazi industriali e gli artisti e le artiste hanno assunto la condizione precaria e alcuni dei suoi loop. Le antiche fabbriche vanno a essere occupate dall’istituzione culturale, e nella sua catena di montaggio del desiderio lavora uno spettatore autosufficiente e un artista che ha preso il posto dell’operaio nell’industria della produzione dell’immaginario. Gli studi di Cinecittà, battezzati come “fabbrica dei sogni” si sono riconvertiti a loro volta in attrazione turistica: non soltanto la fabbrica fordista si riconverte in spazio culturale, ma l’industria culturale diventa museo di se stessa.

Simone Weil credeva che esistessero tre condizioni che rendevano impossibile il pensiero in una fabbrica: il rumore, la velocità e la ripetizione. Questi tre ostacoli suonano familiari ai nuovi abitanti delle antiche fabbriche, a noi che vediamo come si perpetuano antiche dipendenze, sfruttamenti del desiderio e sottomissioni, non così estranee (almeno in cadenza) a quelle che conobbe la pensatrice.

BIOGRAFIA


Marta Azparren

Artista visiva. Si muove tra il cinema sperimentale, le arti vive e il disegno.
Laurea in Belle Arti alla UCM e master in Studi su cinema e audiovisivo contemporaneo alla UPF, la sua opera è stata proiettata e premiata in numerosi festival internazionali di cinema e video, mostre e fiere d’arte.
Il suo lavoro propone una meta riflessione sull’attività artistica con particolare attenzione per le connessioni tra il creatore, lo spettatore, l’opera d’arte e la macchina interna di mediazione, produzione ed esposizione. Lo sguardo si rivolge inoltre al non visivo nel visivo, il vuoto dell’assente, quanto si scarta, ciò che non accade. Una documentazione dei margini.
Ha diretto anche alcune opere sceniche e collabora abitualmente con musicisti e compagnie di teatro e danza contemporanee come performer o realizzando installazioni e video integrati nelle opere o come VJ.

www.martaazparren.es