LAURA MARTÍNEZ PANIZO – Processi 151

LAURA MARTÍNEZ PANIZO

Si inaugura questo borgo minerario


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

Si inaugura questo borgo minerario, IL PROGETTO

“SI INAUGURA QUESTO BORGO MINERARIO” è una riflessione comparata in termini di Storia Sociale sulle politiche adottate dal franchismo in Spagna e dal fascismo in Italia per lo sfruttamento delle miniere di carbone e sulle loro conseguenze sociali. In entrambi i regimi totalitari, il processo di impianto e consolidamento di questa industria ha portato con sé la trasformazione del territorio, non solo per quanto riguarda l’uso del paesaggio, ma anche a livello sociale, generando un profondo radicamento indiscutibilmente legato all’attività mineraria che si estende fino ai giorni nostri.

Le aree di studio proposte fanno parte dei cosiddetti territori di transizione, ovvero quelle aree geografiche che negli ultimi decenni sono state immerse in processi di decarbonizzazione. Si tratta delle regioni leonesi di Bierzo e Laciana nel caso spagnolo e dell’isola di Sardegna nel caso italiano. È stato stabilito un dialogo tra questi casi di studio su scala locale per illustrare un quadro più ampio a livello globale.

Il quadro storico-temporale comprende, in termini generali, la prima metà del XX secolo, e più specificamente gli anni ’20 e ’30 nel caso dell’Italia e gli anni ’40 e ’50 nel caso della Spagna. L’industrializzazione del nord-ovest iberico, e in particolare del Bierzo e della Laciana, non solo è stata un fenomeno particolarmente tardivo, ma anche molto parziale e localizzato, intorno ai bacini carboniferi, come nel caso dell’isola di Sardegna, soprattutto dopo l’attuazione di regimi caratterizzati da politiche economiche autarchiche.

Entrambi i contesti sono immersi in processi di centralizzazione della produzione e della distribuzione del carbone, generando importanti trasformazioni urbane e favorendo una produzione di massa che darebbe luogo a un importante esodo di persone verso questi centri di produzione. Ciò comporterebbe anche la creazione di una rete di infrastrutture tra cui abitazioni, strade, ferrovie per il trasporto, elettrificazione del territorio, etc. La differenza principale tra i casi proposti sta nel fatto che mentre a El Bierzo e a Laciana le politiche abitative si basavano sugli insediamenti minerari, nel caso della Sardegna si proponeva la creazione di nuove città, come Carbonia.

Il progetto è stato realizzato con una metodologia multidisciplinare. Da un lato, abbiamo osservato e confrontato gli strumenti di propaganda e i mezzi di comunicazione utilizzati da entrambi i regimi per diffondere l’attività industriale dell’industria carbonifera; in secondo luogo, abbiamo localizzato i registri dei lavoratori negli archivi aziendali italiani, al fine di confrontarli con quelli già localizzati per il caso spagnolo e determinare attraverso di essi l’estrazione sociale della massa di lavoratori; La quarta parte del progetto è consistita nella realizzazione di un intervento archeologico, applicando il metodo dell’etnoarcheologia dell’abbandono, concentrandosi sulla materialità derivante dalla cultura mineraria.

L’obiettivo finale di questa proposta era la produzione di un cortometraggio audiovisivo e la pubblicazione di un libro divulgativo che mostrasse i risultati della ricerca, evidenziando ciascuno dei pezzi documentari ottenuti e cercando di mostrare al pubblico una conclusione.

Il contenuto della mostra si compone del trailer del documentario, di una selezione di fotografie di entrambi i casi studio e dei materiali archeologici ottenuti nell’intervento realizzato nel villaggio minerario di Albares de la Granja, nel comune di Torre del Bierzo.

 

 SU LAURA MARTÍNEZ PANIZO


Laura retrato estudio

Ponferrada: El Bierzo (1990). Laurea in Storia e Master in Storia Contemporanea presso l’Università di Santiago de Compostela (2016); collaboratrice dell’INSTITUTO DE ESTUDIOS BERCIANOS dal 2015; membro del gruppo PATRIMONIO INDUSTRIALE DEL NOROESTE IBÉRICO. INDUSTRIALE E ARCHEOLOGICO, all’interno della Cattedra di Territori Sostenibili e Sviluppo Locale dell’UNED; impegnata dal 2014 nella ricerca, localizzazione ed esumazione di persone scomparse a seguito della Guerra Civile Spagnola e del dopoguerra con diversi enti. Dal 2018 faccio parte dell’équipe tecnica di SPUTNIK LABREGO, un progetto incentrato sulla resilienza e la resistenza delle società contadine in momenti storici di grandi trasformazioni, da cui abbiamo condotto studi rilevanti sui contesti della guerriglia antifranchista e sugli ambienti associati allo sfruttamento delle miniere di wolframio nelle montagne di Casaio (Ourense); tesi di dottorato in corso sui contesti minerari associati allo sfruttamento delle miniere di carbone nel nord-ovest della Spagna (USC). Attualmente è beneficiaria di una borsa di studio presso la Real Academia de España en Roma, nell’ambito del programma ROMA: residenze artistiche e di ricerca per spagnoli, promosso da AECID.

Web: https://sputniklabrego.com/

KAMILA ŁAPICKA – Processi 151

KAMILA ŁAPICKA, INTORNO “LA GRAN CACERÍA”


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 |MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

INTORNO A “LA GRAN CACERÍA”, IL PROGETTO

Il nucleo del progetto “Intorno a La gran cacería” è l’opera teatrale di Juan Mayorga scritta in seguito all’impatto che un mosaico romano della Villa Romana del Casale in Sicilia suscitò nel grande drammaturgo spagnolo. La prima dello spettacolo diretto dallo stesso autore fa parte del programma del Festival de Otoño di Madrid 2023. Il progetto, naturalmente associato a questo evento, consisterà in tre pilastri: la traduzione dell’opera teatrale in polacco, il saggio contestuale sulle fonti di ispirazione dell’autore e il sito web bilingue spagnolo-polacco. Il contenuto del sito web, creato nella fase finale del progetto, comprenderà: il testo integrale dell’opera, il saggio sopraccitato, la mappa del viaggio del protagonista di La gran cacería attraverso l’Italia, la conversazione con Juan Mayorga sul processo creativo e curiosità storiche sui luoghi citati nell’opera. Il progetto è rivolto a tutte le persone interessate al teatro, alla letteratura, ai viaggi e alle belle arti, sia di lingua spagnola che polacca.

 

 SU KAMILA ŁAPICKA


Kamila Lapicka

Dottoressa di ricerca in Scienze Umanistiche presso l’Università di Varsavia (Polonia), ricercatrice teatrale dedicata al teatro contemporaneo polacco e spagnolo, specializzata nell’opera di Juan Mayorga. La sua vita professionale è la passione della sua vita. Per questo motivo, scrive recensioni e articoli sul teatro spagnolo, traduce drammi e cerca di tenersi aggiornata sulle ricerche dei teorici del teatro che ammira: Jorge Dubatti, Patrice Pavis, José Gabriel López-Antuñano, José-Luis García Barrientos. Si considera “una ricercatrice partecipativa”, secondo la definizione di Jorge Dubatti. Il suo percorso di ricerca è consultabile al seguente link:

https://independent.academia.edu/Kamila%C5%81apicka

ALONSO GIL – Processi 151

ALONSO GIL, I FANTOCCI DI ROMA


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

I FANTOCCI DI ROMA, IL PROGETTO

Mi sono basato sul significato del termine italiano consapevolezza, che potrebbe essere tradotto come coscienza della realtà o coscienza dell’ambiente, e durante la mia permanenza a Roma ho posato il mio sguardo e messo al lavoro la mia macchina creativa in relazione agli esclusi dalla società, quella parte di mondo che generalmente ignoriamo perché non vogliamo vederla, in quanto la sola vista speculare ci fa girare la testa dall’altra parte.

La città come paradigma di convivenza umana rappresenta una promessa ai suoi cittadini di una vita basata sull’inclusione emancipatoria. Tuttavia, questa forma di socializzazione sta subendo ora una drastica interruzione in cui prevale l’esclusione.

In parallelo, ho dipinto una sorta di nuovi comandamenti, a mo’ di haiku, che ci esortano a vivere un’esperienza di vita piena e liberatoria.

 

PORCA MISERIA, ALONSO GIL Y RUBÉN OJEDA GUZMÁN

Porca Miseria è il titolo di una mostra concepita per essere presentata presso la norcineria Iacozzilli a Trastevere, nei pressi della piazza di San Cosimato. Le opere realizzate erano state pensate per essere circondate da prosciutto, salsicce, polpette, guanciale e, soprattutto, porchetta. Tuttavia, avendo sfidato le autorità italiane, la mostra non ha mai avuto luogo.

Porca Miseria è un’espressione colloquiale di stupore, rabbia, fastidio o delusione. È un modo molto italiano di maledire la sfortuna che si usa quando qualcosa va storto e denota frustrazione o disagio. D’altra parte, per noi era evocativo anche l’elemento del porco e della carne, in quanto temi ricorrenti nel nostro lavoro.

Grazie ai nostri interessi comuni e alla vicinanza dei nostri argomenti artistici, abbiamo instaurato una dinamica di produzione collaborativa che, nella maggior parte dei casi, ha dissolto l’autorialità. Dopo aver messo in piedi una sorta di laboratorio di argilla, luci, assemblaggio di oggetti trovati e readymade rimaneggiati, sono cominciate a fiorire opere che strizzavano l’occhio al selvaggio, al cannibalismo, al caso truccato, il tutto avvolto nel fumo nero emanato dalle nostre teste.

I pezzi ora esposti a Processi 151 sono diventati documenti di ciò che è diventata una voce inespressa di una grande mostra.

 

 SU ALONSO GIL


Alonso Gil web

Alonso Gil (1966) è un artista le cui pratiche in diversi formati, tipologie e discipline offrono una concezione generale dell’arte e dell’artista non soggetta a categorizzazioni impermeabili.
Dalla fine degli anni Ottanta lavora in vari contesti di sperimentazione sociale in progetti che coinvolgono diversi collettivi, stabilendo un processo di lavoro comune.

Ha tenuto mostre personali presso La Sala AtínAya di ICAS (Siviglia); Espacio Santa Clara ICAS (Siviglia); CICUS (Siviglia); The Anti-Personnel Mine BanConvention (Oslo); CAAC (Siviglia); ARTifariti, Tinduf (Algeria); Meiac (Badajoz); Museo Ex Teresa Arte Actual (Città del Messico). E nelle gallerie Buades e Formato Cómodo (Madrid); Berini (Barcellona); Cavecanem (Siviglia); 38 Langham Street Gallery (Londra); Kobochika (Tokyo) e AscanCroneGalerie (Amburgo).

Ha partecipato a mostre collettive presso il Núcleo de Arte, Maputo (Mozambico); MUSAC (León); CDAN (Huesca); NIV Art Gallery, New Delhi; NuitBlanche (Toronto); Miam, Séte (Parigi); Creative Time (New York); Manifesta 4 (Francoforte) o BIACS (Siviglia).

Ha sviluppato opere nello spazio pubblico come Canteminación, Cáceres Abierto, (Cáceres); Graffiti Celestial (Córdoba); Tunning Cofrade, Intervenciones en Jueves 08 (Siviglia) o Guantanamera, Madrid Abierto (Madrid).
Ha collaborato a pubblicazioni come Refractor, La Infiltración, Revista de Occidente, PromotionalCopy, EarthFirst e Vacaciones en Polonia.

Web: https://www.alonsogil.com
Instagram: @alonsogil_7

BEGOÑA GARCÍA-ALÉN – Processi 151

BEGOÑA GARCÍA-ALÉN

UNA FINESTRA TRA DUE MURI


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

SCHEDA TECNICA

Dibujo (1)
2024
Lápiz sobre papel
70,5×93,5 cm

Dibujo (2)
2024
11×10,5cm (medidas variables)
Lápiz y témpera sobre papel

Dibujo (3)
2024
37,5×47 cm
Lápiz sobre papel

Dibujo (4)
2024
Lápiz y témpera sobre papel
40x40cm


Estructura (1)
2024
Madera, tinta vinílica, lápiz sobre papel
80x200x70cm

 

UNA FINESTRA TRA DUE MURI, IL PROGETTO

Una ventana entre dos muros es un proyecto de cómic que toma como referencia la obra de Carlo Scarpa para generar una investigación que explore la vinculación del lenguaje secuencial y la arquitectura.

La intención de esta propuesta es crear una obra gráfica que reflexione en torno a la relación entre estas dos disciplinas a través de lugares comunes como pueden ser la estructura o la creación de espacios, ya sean físicos o narrativos.

 

SU BEGOÑA GARCÍA-ALÉN 


begoña garcia alen

Begoña García-Alén González è un’artista plastica di Pontevedra. Ha studiato presso la Facoltà di Belle Arti di Pontevedra e la Kingston University di Londra.

Begoña lavora con i fumetti da una prospettiva molto personale. Le particolarità del suo lavoro coprono diversi livelli: da un lato, l’originalità del discorso che utilizza il linguaggio del colore e della forma all’interno di un media sequenziale e, dall’altro, il suo universo simbolico all’interno del piano narrativo. La sua retorica si avvale della tensione che esiste tra gli aspetti fisici degli oggetti e il loro potere enunciativo.

Dal 2014 ha pubblicato diverse opere con le case editrici Fosfatina, Apa-Apa Cómics e NL Ediciones, progetto editoriale che ha creato insieme ad Andrés Magán. Nel 2021 ha pubblicato Adeus Amigos, fumetto vincitore del Premio Castelao de Cómic de la Deputación Provincial da Coruña.

Come insegnante, ha tenuto workshop e conferenze presso istituzioni come IED Istituto Europeo di Design (workshop Paisaje experimental, Madrid, 2017), Afundación (A Arte no Cómic, Vigo, 2018) e Universidade de Vigo (Fanzine e cómic experimental, Facoltà di Belle Arti di Pontevedra, 2019).

Ha lavorato come illustratrice per Libros Walden, Terranova, BlackieBooks, Solo Magazine, Diari ARA, CentroCentro, tra gli altri.

LIDIA GARCÍA – Processi 151

LIDIA GARCÍA

“TARANTELA SEVILLANA”: STELLE DELLA CANZONE SPAGNOLA IN ITALIA


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 |  MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

SCHEDA TECNICA

Lidia García

2024

Anteprima della stagione speciale del podcast ¡Ay, campaneras! in cui saranno raccolti i risultati di questa ricerca. Gli episodi completi possono essere ascoltati, così come quelli precedentemente pubblicati, al seguente link: https://open.spotify.com/show/3Qja8I1Sj9nU6NrK4KCIFR

 

“TARANTELA SEVILLANA”: STELLE DELLA CANZONE SPAGNOLA IN ITALIA

 

Le carriere artistiche di Lola Flores, Carmen Sevilla e Sara Montiel presentano numerosi legami con l’Italia: il debutto cinematografico di Flores sotto la regia di Fernando Mignoni, la partecipazione di Sevilla alla coproduzione italo-spagnola Pan, amor y… Andalucía (Javier Setó, 1958) – quarto capitolo della saga con Vittorio De Sica – nonché i vari attori italiani con cui Montiel lavorò in film molto noti come La violetera (Luis César Amadori, 1958) sono solo alcuni esempi. Questo progetto di ricerca – i cui risultati prenderanno la forma di un libro e di un podcast divulgativo – mira a esplorare i legami tra queste tre popolari star del cinema e della canzone spagnola e il panorama culturale italiano del loro tempo, affrontando così il rapporto simbiotico tra la cultura popolare spagnola e quella italiana della metà del Novecento.

 SU LIDIA GARCÍA


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Lidia García García (Montealegre del Castillo, 1989) ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’arte presso l’Università di Murcia con una tesi sulla copla e pratiche camp. Laureata in Scienze Umanistiche presso l’Università di Alicante, ha vinto il primo premio nazionale nella categoria Scienze sociali e umanistiche nel XV Certamen de Introducción a la Investigación Científica del Ministerio de Educación, Cultura y Deporte. Autrice del podcast ¡Ay, campaneras! e del libro dallo stesso titolo, collabora regolarmente ai programmi Mañana más di Radio Nacional de España e La Ventana di Cadena Ser.

https://www.instagram.com/lidiagarg/

https://twitter.com/thequeercanibot

AMAYA GALEOTE – Processi 151

AMAYA GALEOTE, QUELLI CHE BALLAVANO A ROMA


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 |MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

scheda tecnica

Quelli che ballavano a Roma

Amaya Galeote

2024

Videoinstallazione multischermo

Durata: 28’

QUELLI CHE BALLAVANO A ROMA, IL PROGETTO

C’è stato un giorno in cui, guardando i miei genitori danzare, mi sono sorte molte domande: come vivevano quelle generazioni, qual era il loro rapporto con il ballo e come si conoscevano attraverso il corpo. Mi ha sempre interessato ciò che potevo imparare da loro, e questa curiosità mi ha portato a svolgere una ricerca su come erano i rapporti delle generazioni che hanno trascorso la loro giovinezza tra gli anni ‘60 e ‘70 in Spagna; che tipo di musica ascoltavano e i locali che frequentavano. Tutto questo è diventato un atto scenico in cui erano loro, attraverso interviste e riflessioni, a raccontarci come hanno vissuto quel periodo, condividendo le loro storie.

Sono andata a Roma con l’intenzione di continuare questa ricerca e mi sono posta le stesse domande e altre nuove che erano rimaste senza risposta. A Roma ho fatto molte interviste, conoscendo altri quartieri e altre persone che mi hanno convinto che non c’era una distanza così grande tra la generazione spagnola e quella italiana, nonostante le molte cose che pensavo li separassero, come ad esempio le note differenze politiche dell’epoca. Con tutte queste informazioni, mi è sembrato molto interessante mettere in dialogo i due Paesi, ed è in questo dialogo che si possono vedere le differenze, ma soprattutto le somiglianze tra loro. In tutto questo processo ci sono state più sorprese che certezze, e con tutto questo materiale ho deciso di fare una videoinstallazione esplorando qualcosa di nuovo per me, trattando l’immagine come se fosse una coreografia in cui tutto si unisce per farci capire parte di quel momento.

In quest’opera si è creato anche un piccolo spazio per un’indagine coreografica nata dai balli di quegli anni, che ho voluto condividere con i miei colleghi, rendendoli partecipi di tutto questo apprendimento. Insomma, farli danzare, un’esperienza che parla dell’individuo e del suo bisogno di appartenere a un gruppo.

In questa videoinstallazione mi avvalgo dell’aiuto di Cinzia Giovanettoni per il montaggio video, di Marc Álvarez per la composizione musicale e il suono e di Óscar Escudero per il montaggio video per multischermo, oltre che di tutte le persone intervistate a Madrid e a Roma e dei borsisti dell’Academia de España en Roma 2023/2024.

 

 SU AMAYA GALEOTE


Amaya Galeote

Amaya Galeote è danzatrice, coreografa e pedagoga, laureata in danza al Real conservatorio di Madrid e in Storia dell’Arte all’Universidad Complutense di Madrid.
La sua carriera è piuttosto eclettica: come interprete ha fatto parte di diverse compagnie di danza, come coreografa ha creato spettacoli e allo stesso tempo ha collaborato con artisti di altre discipline. Attualmente la sua carriera si incentra sul movimento scenico e sulla coreografia teatrale.

Ha usufruito di residenze creative presso il Centro coreográfico Canal e la Compañia Nacional de Danza, e diversi suoi lavori sono stati sovvenzionati sia dal Comune che dalla Comunità di Madrid.
Ha lavorato per il Teatro de la Zarzuela, Teatro Real, Teatro Español, Teatros del Canal, Teatre Lliure, Centro Dramático Gallego, Teatro Clásico, Teatre Nacional de Catalunya e ha partecipato a diverse produzioni per il Centro Dramático Nacional.

Collabora con registi come Carme Portacelli, Emilio Hernandez, Gianina Carbonariu, Amelia Ochandiano, Teatro en Vilo, Sergio Peris Mencheta, Marta Pazos, Alfredo Sanzol e Declan Donnellan.
Come direttrice ha curato l’anteprima del suo lavoro di ricerca “Los que bailaban” nella sezione +Dramas del centro dramático nacional; il suo ultimo lavoro come regista e coreografa è stato “Os navegantes”, per la compagnia Dançando com a diferença (Viseu, Portogallo).

PEDRO LUIS CEMBRANOS – Processi 151

PEDRO LUIS CEMBRANOS, L’ORDINE DELLA COMUNITà


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

L’ORDINE DELLA COMUNITà, IL PROGETTO 

Costruiremo un edificio che possa ospitarci tutti, in questo paese di foreste, pascoli e potenti corsi d’acqua.

Ci saranno 1.620 abitanti; non uno di più, non uno di meno. Avrà una superficie di 43.512 m2, distribuita su sette piani – con il piano superiore sempre più piccolo di quello sottostante – e sarà, fin nei dettagli più superflui, adeguata alla misura di donne e uomini.

Assomiglierà in parte a una piramide egizia, in parte a un gigantesco tumulo etrusco, anche se in realtà avrà la forma di una grande nave.

All’ultimo piano lasceremo che il territorio che ci circonda, i fiumi e le foreste, abitino il terrazzo; e non solo si posino su tutti noi, ma penetrino attraverso ogni angolo dell’edificio, attraverso ogni buco e fessura del tetto, fino a diventare parte delle nostre postazioni di lavoro, fino a far diluire la nostra costruzione nell’ambiente fisico.

A tal fine, pianteremo tutte le specie vegetali che possono attecchire nelle nostre terre, o in giardini da serra. Ci ripareranno dal sole e dalla neve e ci forniranno cibo.

I loro tronchi saranno i pilastri del nostro edificio, i loro rami le nostre case e i loro fiori e frutti disegneranno le forme del nostro palazzo.

 

La forma fondamentale sarà l’esagono

Su cui si fonderà tutta la nostra costruzione;

Dal più grande al più piccolo.

 

Ogni piano avrà tre falangi: dal cielo sembrerà una stella marina multicolore a tre braccia. E al centro del nostro edificio ci saranno il tempio, i servizi segreti, la torre di avvistamento, le comunicazioni, l’osservatorio, i sistemi informatici, la campana cerimoniale e il cortile d’inverno, ornato di piante resinose e riparato dal cortile principale.

Un’ala della costruzione dovrà essere dedicata alle funzioni pacifiche, alle sale da pranzo, alla biblioteca, alle sale per lo studio. Un’altra ala dovrà ospitare tutti i laboratori rumorosi, che si tratti di falegnami, lavoratori del martello, forgiai o apprendisti clarinettisti. L’ultima ala dell’edificio ospiterà vari centri per il tempo libero, sale da ballo e alloggi per i viaggiatori.

Gli immensi corridoi e passaggi interni saranno strade a volta, calde d’inverno e ben ventilate d’estate, a formare grandi passerelle considerate come sale di riunione, con una profusione di alberi e piante da interno.

 

Classificheremo ogni aspetto del passato e del presente come parte di un sistema integrale, totalizzante, governato dalla scienza. Ed è così che riusciremo a regolare le disuguaglianze e a trasformare la specie.

Ogni giovane imparerà una professione, sempre nell’ambito delle proprie attitudini. Il nostro linguaggio comune sarà aperto a molteplici interpretazioni, ma l’estetica ci dirà tutto ciò che dobbiamo sapere. E anche se il nostro destino collettivo comporterà un enorme sacrificio, saremo tutti una cosa sola, lavorando instancabilmente per l’eternità.

 

Nel corso del tempo, l’edificio sarà ampliato con una serie di annessi, che ospiteranno vari centri di formazione, salute e tempo libero. Ciascuno dei luoghi di lavoro, delle aree abitative, delle infermerie, delle scuole e degli spazi per il tempo libero sarà governato dalla natura e dalla storia.

 

La nostra organizzazione sociale si baserà su un sistema di emergenza, in cui l’informazione è diretta dal basso verso l’alto, per uno sfruttamento equilibrato delle risorse.

Avremo orari e menù prestabiliti, composti dai migliori prodotti dei nostri raccolti, sempre alla ricerca della perfezione nella loro coltivazione. E questa raffinatezza si estenderà a ogni aspetto dei nostri spazi comuni: al design della loro architettura, all’arredamento delle nostre case, a ogni manifattura o abito e a ogni luogo di lavoro.

 

Educheremo i nostri figli alla conoscenza delle leggi della natura, e saranno loro a ordinare la comunità. Per questo incoraggeremo l’istinto nel campo del lavoro e il desiderio e la passione del corpo nel campo sentimentale, intendendo la morale come un agente estraneo alla natura e alla concordia.

L’ordine della comunità nasce dall’uso armonioso dei sensi e dal flusso del piacere.

In questo modo prepareremo le nostre figlie e i nostri figli alla cucina e all’opera, alle scienze e alle arti.

Un tribunale dei minori giudicherà i reati e i maltrattamenti commessi nei confronti di qualsiasi animale, sia esso quadrupede, uccello, pesce o insetto.

Ciò richiederà la promozione di qualità che il vecchio ordine considera inutili, come la finezza dell’orecchio musicale.

Allo stesso modo, seguiremo regole opposte alle idee filosofiche, includendo un buon numero di celibi; solo una decima parte sarà composta da capitalisti, artisti e saggi, che si occuperanno della formazione di legami di alta meccanica, della varietà infinita e del minimo consumo.

 

Non intendiamo la famiglia come consanguineità, ma come un gruppo impegnato che non ricorre ai legami di sangue, della morale, della necessità o dell’obbligo.

 

Puniremo l’avarizia, l’aggiotaggio, l’usura, il monopolio, l’adulterazione, la frode, la concentrazione e lo spreco di beni e alimenti. Così come l’uso di pane di patate, vino di legno, stoffe scadenti, aceti e oli artificiali, caffè di cicoria e ogni prodotto che non tenda all’eccellenza e alla raffinatezza dei sensi.

La nostra banca avrà un orto, un granaio, una cantina, una cucina, una farmacia e un’officina comunitaria, e remunererà i suoi interessi in lana, attrezzi, frutta e legumi.

 

Con il tempo, dopo vari periodi, ci saranno nel mondo un totale di 2.985.984 comunità come la nostra, amministrativamente indipendenti.

La perfezione delle colture regolerà l’atmosfera e la temperatura del pianeta, prevenendo il caldo e il freddo eccessivi e i disastri causati da siccità e tempeste.

Un esercito di lavoratori ricostruirà il volto del mondo, trasformando i deserti in fecondissime regioni e i poli in aree abitabili.

Ma non abbiamo nostalgia delle bugie sui piaceri della campagna racchiuse nelle buffonate pastorali dei poeti:

nelle nostre acque e boschi, il coltivatore parteciperà alla foresta.

Questo stato di armonia favorirà inizialmente l’impianto di vigneti a latitudini semi-torride, dove si raccoglieranno in abbondanza vini come Cipro, Madera, Sherry, Porto o Calabria.

L’avicultura o la pesca saranno sviluppati all’estremo in un’ottica di sostenibilità.

 

L’insieme di falangi che popolano il globo si sforzerà di far aspirare tutte le manifatture alla massima perfezione, per ridurre in ultima analisi il tempo consumato dalla popolazione nella loro produzione e nel lavoro di fabbrica.

 

Verità, Giustizia, Bellezza e Amore.

Costruendo su queste fondamenta, il nostro edificio sarà eretto, alla ricerca di un ordine nuovo.

 

Ringraziamenti

Gianmaria Baro (Visitor Centre – Città Industriale Ivrea)

Beniamino De’ Liguori (Fondazione Olivetti)

Mariangela Michieletto (Centro Sperimentale di Cinematografia – Ivrea)

Paolo Palmieri (SIB Management Company – Palazzo Uffici Olivetti)

Raynaldo Perugini (Casa Albero)

Immacolata Tartaglia (SIB Management Company – Palazzo Uffici Olivetti)

Luz Santos Rodero

Personale della Real Academia de España en Roma

Elena Testa (Centro Sperimentale di Cinematografia – Ivrea)

Cristina Zanardi (Visitor Centre – Città Industriale Ivrea)

Alberto Zambolin (Officine ICO – Ivrea)

 

E, in particolar modo, tutte le compagne dell’Academia de España en Roma.

 

SU PEDRO LUIS CEMBRANOS


PedroLCembranos

Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in paesi come Germania, Romania, Cuba, Regno Unito, Brasile, Francia, Portogallo, Slovenia e Belgio.

Ha ricevuto vari premi e borse di studio per la creazione, come la Multiverso a la Creación en Videoarte della Fundación BBVA, Beca Casa de Velázquez, Beca Propuestas della Fundación Arte y Derecho, Beca ArtistaXArtista a L’Avana, InstitutFrançais-AC/E a Parigi, Essaouira Contemporary Art Centre in Marocco, Pilar Juncosa and Sothebys della Fundación Joan Miró a Mallorca, Centro Portugués de Serigrafía di Lisbona, la borsa di studio della Fondazione Druckvereiningung in Germania, las Ayudas a la Creación en Artes Visuales de la Comunidad de Madrid, Ayudas a la Movilidad Internacional de Creadores de Matadero-Madrid in Brasile, il premio Jóvenes Creadores de la Calcografía Nacional, il Premio Nacional de Grabado del MGEC o los Premios Generación 2003 e Generación 2006.

Web: https://www.pedroluiscembranos.com

JON CAZENAVE – Processi 151

JON CAZENAVE, UNA CREPA NEL PAESAGGIO


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

schede tecniche

Crepa Etna 1:

2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia

80×60 cm

 

Crepa Etna 2:
2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia

80×60 cm

Crepa Etna 3:

2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia e basalto trasferito su vetro mediante serigrafia

80×60 cm.

 

Crepa Etna 4:
2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia e basalto trasferito su vetro mediante serigrafia

80×60 cm

 

Crepa Etna 5:
2024
Basalto trasferito su vetro mediante serigrafia

80×60 cm

 

Crepa Etna 6:

2024

Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice

30×32 cm

 

Crepa Etna 7:

2024

Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice

42×54 cm

 

Crepa Etna 8:

2024

Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice

30×32,5 cm

 

Crepa Etna 9:

2024:

Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice

15×40 cm

 

UNA CREPA NEL PAESAGGIO, IL PROGETTO 

Esiste un paesaggio prima del paesaggio? La preoccupazione per i processi di rappresentazione della natura è una delle motivazioni essenziali del progetto Una crepa nel paesaggio, realizzato dall’artista Jon Cazenave sulla base dei suoi approcci a diversi vulcani attivi nella geografia italiana (Etna, Stromboli, Pozzuoli, Vulcano e Vesuvio). Partendo dal presupposto che ogni linguaggio, compreso quello artistico, modella la percezione del mondo e della natura, questo progetto propone una riflessione, attraverso l’arte, sui codici interpretativi che determinano i nostri condizionamenti culturali e il modo in cui guardiamo e interpretiamo la realtà.

In questo caso, l’incrocio tra strumenti tecnologici e materiali e supporti sperimentali, seppur di origine naturale, rende possibile un’inedita esegesi visiva del territorio. Da un lato, la combinazione di fotografia, informazioni provenienti da GoogleMaps e immagini LIDAR (scansione laser 3D delle superfici terrestri) determina nuove modalità di cattura che acquisiscono la loro materialità attraverso il trasferimento, sui diversi supporti delle opere, di pigmenti di ossido di ferro e zolfo provenienti dai vulcani. Dall’altro, la presenza di opere realizzate accoppiando strutture in pietra lavica con cristalli intervenuti mediante cianotipia (risultato del lasciar scorrere polvere di basalto sulla superficie emulsionata, in modo tale che il tempo di resistenza sul supporto determini la forma finale del tratto), esplora le possibilità di nuovi supporti e materiali che ampliano i margini della rappresentazione.

Questo approccio raggiunge diverse sfere di significato che si ripercuotono sui propositi dell’artista. In primo luogo, la visualizzazione congiunta dei diversi registri genera uno straniamento nello sguardo, risultato degli slittamenti formali generati dalle diverse tecniche e supporti di riproduzione. Questa diversità visiva enfatizza la volatilità del desiderio di rappresentazione e l’impossibilità di ottenere un’unica immagine che lo soddisfi pienamente. D’altro canto, la condizione estrema di temperatura ed eruzione dei vulcani rende impossibile qualsiasi germe vitale, allontanandoli dalle convenzioni di qualsiasi paesaggio rappresentato ed evitando la possibilità di un loro addomesticamento culturale. In definitiva, una condizione esistenziale legata al cambiamento orografico permanente le conferisce una temporalità personale e sfuggente, che rende difficile una categorizzazione definitiva.

Tuttavia, queste condizioni non hanno impedito la carica simbolica che, nel tempo, ha identificato i vulcani come assi di collegamento tra il mondo terreno e quello divino, oltre che come dimora di divinità mitologiche ancestrali. In definitiva, queste tensioni rivelano l’attivazione stessa del desiderio di fronte alla sua condizione di buco matriciale impossibile da coprire, una falla materiale e simbolica che sfugge a ogni controllo. Dato che questo buco nel reale non può mai essere colmato, può solo essere affrontato attraverso la rappresentazione e l’immagine, assumendo i limiti e le contraddizioni del processo stesso ed enfatizzando la fragilità e la caducità di ogni codifica culturale del paesaggio.

J. P. Huercanos

Una crepa nel paesaggio

Esiste un paesaggio prima del paesaggio? La preoccupazione per i processi di rappresentazione della natura è una delle motivazioni essenziali del progetto Una crepa nel paesaggio, realizzato dall’artista Jon Cazenave sulla base dei suoi approcci a diversi vulcani attivi nella geografia italiana (Etna, Stromboli, Pozzuoli, Vulcano e Vesuvio). Partendo dal presupposto che ogni linguaggio, compreso quello artistico, modella la percezione del mondo e della natura, questo progetto propone una riflessione, attraverso l’arte, sui codici interpretativi che determinano i nostri condizionamenti culturali e il modo in cui guardiamo e interpretiamo la realtà.

In questo caso, l’incrocio tra strumenti tecnologici e materiali e supporti sperimentali, seppur di origine naturale, rende possibile un’inedita esegesi visiva del territorio. Da un lato, la combinazione di fotografia, informazioni provenienti da GoogleMaps e immagini LIDAR (scansione laser 3D delle superfici terrestri) determina nuove modalità di cattura che acquisiscono la loro materialità attraverso il trasferimento, sui diversi supporti delle opere, di pigmenti di ossido di ferro e zolfo provenienti dai vulcani. Dall’altro, la presenza di opere realizzate accoppiando strutture in pietra lavica con cristalli intervenuti mediante cianotipia (risultato del lasciar scorrere polvere di basalto sulla superficie emulsionata, in modo tale che il tempo di resistenza sul supporto determini la forma finale del tratto), esplora le possibilità di nuovi supporti e materiali che ampliano i margini della rappresentazione.

Questo approccio raggiunge diverse sfere di significato che si ripercuotono sui propositi dell’artista. In primo luogo, la visualizzazione congiunta dei diversi registri genera uno straniamento nello sguardo, risultato degli slittamenti formali generati dalle diverse tecniche e supporti di riproduzione. Questa diversità visiva enfatizza la volatilità del desiderio di rappresentazione e l’impossibilità di ottenere un’unica immagine che lo soddisfi pienamente. D’altro canto, la condizione estrema di temperatura ed eruzione dei vulcani rende impossibile qualsiasi germe vitale, allontanandoli dalle convenzioni di qualsiasi paesaggio rappresentato ed evitando la possibilità di un loro addomesticamento culturale. In definitiva, una condizione esistenziale legata al cambiamento orografico permanente le conferisce una temporalità personale e sfuggente, che rende difficile una categorizzazione definitiva.

 

 SU JON CAZENAVE


Retrato JCA

(San Sebastián – Spagna, 1978). Autore austero, intenso e sintetico, le radici della sua opera penetrano nel conflitto tra natura e cultura – ragione ed emozione – come una sorta di rizoma cresciuto e diffuso nel corso degli anni.

Nei suoi primi lavori ha affrontato concetti come identità e memoria con uno sfondo onnipresente: il paesaggio. Quella che inizialmente era una registrazione documentaria sfocia in un rapporto dinamico con il paesaggio, intervenendo sul supporto che lo rappresenta o agendo direttamente sui materiali che lo abitano attraverso tecniche come la cianotipia, la risografia, la stampa al carbone o la serigrafia.
Le sue opere sono state esposte in istituzioni pubbliche e private come Sala Canal de Isabel II (Spagna), CaixaForum (Spagna), Tabakalera (Spagna), CentroCentro Palacio de Cibeles (Spagna), CCCB (Spagna), Fundación Museo Jorge Oteiza (Spagna), Guangdong Museum of Art (Cina), Museum Belvédère (Olanda), Museo de Artes Visuales MUNTREF (Argentina) e Fotomuseum Antwerp (Belgio). Ha partecipato a numerosi eventi internazionali, tra cui: Les Rencontres de la Photographie d’Arles (Francia), Noorderlicht Photofestival (Olanda), Guangzhou Image Triennial (Cina), Bienal Internacional de Arte Contemporáneo de América del Sur BIENALSUR (Argentina), Foto México (Messico) e Photoespaña (Spagna).

Web: www.joncazenave.com
Instagram: @joncazenave
Twitter: @joncazenave
Facebook: Jon Cazenave

CECILIA BARRIGA – Processi 151

CECILIA BARRIGA, OVUNQUE MI PORTI IL MIO NOME


.REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

OVUNQUE MI PORTI IL MIO NOME, IL PROGETTO

Taci Cecilia, taci.

Mia madre mi chiamò Cecilia perché cantassi. Con questa premessa sono venuta a Roma alla ricerca di altre Cecilie che, come me, fossero state chiamate dai loro genitori in quella musicalità diffusa, in quella storia di martirio e di violenza contro le donne che è iscritta nel nostro nome, il nome di Santa Cecilia.

Ho cercato Cecilie per le strade, alle manifestazioni, affiggendo manifesti nei negozi, ponendo direttamente quella domanda fuori luogo e, al tempo stesso, completamente situata nella città e nel corpo: ti chiami Cecilia?

E contro ogni pronostico, quasi guidate dalla magia delle cose quando vogliono accadere, 42 donne che si chiamavano allo stesso modo si sono riunite, in tre incontri di canto e riflessione.

Santa Cecilia ha ispirato centinaia di canzoni popolari nella storia musicale italiana, ma è stata La povera Cecilia, di Gabriella Ferri, quella che abbiamo fatto nostra. Quella del marito giustiziato, quella che uccide il carceriere, tutte quelle morti, la Cecilia assassinata.

Il nostro nome che ci unisce e questa canzone ci hanno accompagnato per portare in superficie le nostre storie di violenza, che ci uniscono a loro volta, che ci hanno accompagnato a creare e recuperare la memoria emotiva di quel nome aleatorio che tuttavia portiamo inscritto nella voce, nel corpo, nella memoria, collettivamente, in un percorso dell’essere una essendo molte e di essere molte stando insieme.

L’opera che vi presentiamo, Ovunque mi porti il nome, è il risultato materiale di questi incontri. Il risultato di una materia emotiva che condividiamo con voi, e che è anche già parte di noi.

Mia madre mi chiamò Cecilia perché cantassi.

Cecilia non tace più.

Canta, Cecilia, canta.

Libretto_perf copia

 

SU CECILIA BARRIGA


Cecilia barriga

Cecilia Barriga, nacida en 1957 en Concepción de Chile. Creadora audiovisual. Licenciada en Ciencias de la Información en UCM. Vive en Madrid desde 1977. Trabaja en diferentes ciudades del mundo.

Su obra indaga en los feminismos, las luchas sociales teniendo Chile como referente, el devenir de la violencia contra las mujeres, emigrantes y colectivos LGTBI+. Fascinada por la materia original de los archivos audiovisuales y por la captura en pequeño formato como lenguaje, su mirada capta tanto el espacio íntimo y solitario de una persona, como la performatividad espontánea de las multitudes. Estableciendo una tensión constante entre ambos espacios que impulsa la dinámica de sus relatos. Lleva más de cuarenta años trabajando en la creación audiovisual, colabora con colectivos y otros artistas. Utiliza diversos formatos, como videocreación, cine de no-ficción, documental , performance, etc. Exhibidos en cine, televisión y museos de arte contemporáneo de distintos países. MOMA Nueva York. Museo Whitney. Nikolaj, Copenhaguen. CAAC, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo. Sale Rekalde, Bilbao. Bildmuseet Úmea University, Suecia. Centro de Arte Arteleku, ARTIUM, Vitoria. Centro de Arte Museo Reina Sofía, Madrid. MUSAC, León. Koldo Mitxelena Culturenea, San Sebastián, Van Abbeuseum Eindoven. Becas: Ministerio de Cultura ICAA. Ibermedia, AVAM-CRAC 70X2, Fundación VEGAP, Centro de Arte Monterhermoso, FFAI, Fundación Rosa Luxemburgo, BBVA Multiverso, etc.

https://www.hamacaonline.net/authors/cecilia-barriga/

www.wmm.com/filmmaker/Cecilia+Barriga/

A donde me lleve el nombre 1   A donde me lleve el nombre 2   A donde me lleve el nombre 3    A donde me lleve el nombre 4

CAMILA BARACAT VERGARA – Processi 151

CAMILA BARACAT VERGARA

LIBERTÀ AL CILE: RITORNO ALLE CENERI, MEMORIA E ARTE PUBBLICA ALLA BIENNALE DI VENEZIA DEL 1974


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 |MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

LIBERTÀ AL CILE: RITORNO ALLE CENERI, MEMORIA E ARTE PUBBLICA ALLA BIENNALE DI VENEZIA DEL 1974, il progetto 

Tornare alle ceneri per affrontare lo Sradicamento

 

Tra Venezia e il Cile ci sono 12.536 chilometri, quattro volte la distanza tra Venezia e la Palestina, nello specifico 3.603 chilometri fino a Gaza. Anche se sappiamo che la solidarietà nella Storia non sia mai precisamente dipesa dalla vicinanza territoriale, c’è qualcosa in questa distanza così vicina tra Venezia e Gaza e così lontana tra Venezia e il Cile che non posso fare a meno di notare.

Gli spostamenti e la genealogia dei movimenti che ci abitano intercedono e compaiono in ogni processo creativo o immaginario, per quanto si opponga resistenza. Oggi, strascico delle migrazioni dei miei antenati e in uno sradicamento ontologico conseguente alla mia disintegrazione materna, non posso far altro che cercare di tracciare un atlante del presente con le ceneri del passato per vedere in che modo le braci che continuano a bruciare mi interrogano.

 

 SU CAMILA BARACAT VERGARA


Camila Baracat

Camila Baracat Vergara, storica dell’Universidad Diego Portales di Santiago del Cile, Master in Comunicazione e Cultura Contemporanea dell’Universidad Nacional de Córdoba, Argentina. Diploma in Pratiche Curatoriali presso la Facoltà di Arti dell’Università del Cile.

Mi sono dedicata alla ricerca nel campo delle arti e del management culturale, agli studi sulla memoria e al loro legame con le pratiche artistiche, principalmente attraverso la fotografia. Nel 2022 ho pubblicato il libro “Memorias de Luz: Imágenes que faltan” con la casa editrice Ocholibros. Curatrice e ricercatrice della mostra “Inventario: fotolibros y otras visualidades desde el 73 hasta hoy”, esposta al Centro Cultural Palacio la Moneda nell’ambito della Fiera Stgofoto 2023 e alla Biblioteca Nazionale del Cile (da settembre a novembre 2023). Faccio parte del team di gestione della mostra Acontecer 50 años, un’esposizione per il 50° anniversario del colpo di Stato in Cile presso il Museo Nacional de Bellas Artes. Assistente di ricerca di Luz María Williamson per la mostra “Variaciones Espaciales” Retrospettiva dell’artista franco-cilena Simone Chambelland (2023).  Ho partecipato come ricercatrice e responsabile di progetti per la diffusione delle arti visive e il coordinamento di mostre in varie istituzioni culturali: Galería San Marcos, Galería Ex Aduana e Teatro Municipal di Arica (2022) tra gli altri.