SHIRIN SALEHI, IL TEMPO SENZA SCONFITTE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO

Il tempo senza sconfitte

Le crepe in un’iscrizione spaccata su pietra o metallo, un affresco di cui non rimane quasi nulla o un busto scheggiato: tutto sembra pulsare ancora per il contatto con una mano che incide, il corpo di un artista artigiano. In essi trema l’essenza del linguaggio: nel gesto di un’incisione – nell’azione fisica di un intaglio – un corpo che va a scomparire lascia la sua impronta su una materia che magari non perirà. Al di là di tutti i significati e dei segni convenuti che descrivono un tempo, nell’atto stesso del fare risiede uno dei gesti fondamentali dell’essere umano: il desiderio di lasciare una memoria per gli occhi e per le menti che ancora non esistono. 

Partire dai frammenti, da qualche graffiato disegno, da immagini che non si lasciano intrappolare completamente, segni illeggibili, dichiarazioni cancellate dalle epoche, inconoscibili, alfabeti diversi; spogliarsi di tutto e di tutti ed essere semplicemente gesto. Come in un sogno ad occhi aperti, riusciamo quasi a raggiungere i nostri antenati, ne tocchiamo la fisicità nella carezza di una materia che perdura. Lì sono stampati i corpi degli altri senza nome che ci hanno abitato in un tempo precedente. 

Riconoscersi come vincolo conferisce un altro senso all’atto del fare, nelle mani che si tendono disegnando incisioni sul metallo, la schiena che s’incurva sul gesso o sull’argilla. L’artista artigiano è un corpo creatore, che scrive riguardo al tempo e a una materia che non è oggetto di consumo ma comunione.

Nata a Teheran nel 1982, emigra in Europa alla fine degli anni Novanta. Dopo alcuni anni di lavoro come ingegnere delle telecomunicazioni, nel 2009 cambia rotta e inizia la sua formazione artistica presso la Scuola di Arti e Mestieri Arte Diez, specializzandosi in incisione. Completa i suoi studi, tra numerosi workshop, nel Master del CIEC e nel Master in Ricerca e Creazione della Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense, al termine del quale ha pubblicato (velado). 

Parallelamente alla pratica artistica, lavora a progetti di insegnamento, scrittura, traduzione di poesia e interpretariato. Ha tenuto workshop sul libro d’artista e sul pensiero artistico in diversi centri culturali, in particolare il Center for Book Arts di New York, e ha partecipato come oratrice al programma Enfoques su invito della Fundación Amigos Museo del Prado (2021). Presso la Fundación Miró Mallorca, si è tenuta nel giugno 2021 la mostra del suo progetto ‘Un Punto Fijo para Orientarse’, insieme all’artista Inma Herrera, dopo aver entrambe ricevuto il Premio Biennale Pilar Juncosa e Sotheby’s per la Creazione 2019. Ha sviluppato diversi progetti come artista residente in centri come la Casa de Velázquez (Madrid), il museo Neomudéjar (Madrid) e la fondazione Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica (Firenze). Tra i premi di cui è stata insignita, degni di nota sono il primo premio per il libro d’artista della Fondazione Ankaria 2015, il premio speciale Combat Prize (Livorno, 2015), il premio Pilar Banús ai Premios Nacionales de Grabado del Museo del Grabado Español Contemporáneo (2014) e il primo premio di FIG Bilbao (2012).

 

Opere

Con un lavoro interdisciplinare che esplora media come la grafica, il disegno, la scultura e l’immagine in movimento, Shirin Salehi indaga la dimensione poetica e saggistica del linguaggio visivo a partire da idee come l’occultamento, la materia cancellata e la scrittura illeggibile. In “Time without Defeat”, un progetto che ha sviluppato durante la sua residenza all’Accademia di Spagna a Roma, si basa sulla sua preoccupazione per il tempo e l’incisione, in conversazione con approcci di autori di riferimento per l’artista come Pascal Quignard e María Zambrano. L’artista indaga la lettura della materia incisa e di un tempo precedente (alla produzione), un tempo che comprende spazi poetici che guardano al linguaggio stesso, un tempo che non si consuma né si esaurisce. Prestando grande attenzione alla risoluzione formale dei pezzi, presta particolare attenzione alle qualità concettuali dei materiali, costruendo un corpo di lavoro in cui il contenimento e l’austerità presentano il tempo che interessa all’artista per aprire conversazioni con lo spettatore.

«Nada es signo»

Gesso pigmentato, intaglio, grafite e legno.

150 x 50 x 8 cm.

 

«Un orden remoto»

Rame, acquaforte, inchiostro d’acquaforte e gesso pigmentato.

Set di tre parti. 150 x 5 x 5 cm ciascuno.

 

«Los signos naturales» 

Gesso pigmentato Otto tavolette.

Misure variabili. Dimensioni del set: 37 x 200 x 2 cm.

 

«Si nada se busca»

Rame, acquaforte e inchiostro per incisione a rilievo. Set di due lastre di rame.

60 x 50 cm ciascuna.

 

«Todo se da inscrito en un movimiento circular»

Fotogrammi. Stampa digitale su carta.

Dimensioni del set: 35 x 153,35 cm.

 

«Nocturno (I)»

Fotografia. Stampa digitale su carta.

50 × 80 cm.

 

«El tiempo sin derrota» 

Rame, acquaforte e inchiostro per acquaforte.

Installazione nel Tempietto di San Pietro in Montorio.

60 x 150 cm x 6 cm.

 

BIOGRAFIA


SHIRIN SALEHI

Nata a Teheran nel 1982, emigra in Europa alla fine degli anni Novanta. Dopo alcuni anni di lavoro come ingegnere delle telecomunicazioni, nel 2009 cambia rotta e inizia la sua formazione artistica presso la Scuola di Arti e Mestieri Arte Diez, specializzandosi in incisione. Completa i suoi studi, tra numerosi workshop, nel Master del CIEC e nel Master in Ricerca e Creazione della Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense, al termine del quale ha pubblicato (velado). 

Parallelamente alla pratica artistica, lavora a progetti di insegnamento, scrittura, traduzione di poesia e interpretariato. Ha tenuto workshop sul libro d’artista e sul pensiero artistico in diversi centri culturali, in particolare il Center for Book Arts di New York, e ha partecipato come oratrice al programma Enfoques su invito della Fundación Amigos Museo del Prado (2021). Presso la Fundación Miró Mallorca, si è tenuta nel giugno 2021 la mostra del suo progetto ‘Un Punto Fijo para Orientarse’, insieme all’artista Inma Herrera, dopo aver entrambe ricevuto il Premio Biennale Pilar Juncosa e Sotheby’s per la Creazione 2019. Ha sviluppato diversi progetti come artista residente in centri come la Casa de Velázquez (Madrid), il museo Neomudéjar (Madrid) e la fondazione Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica (Firenze). Tra i premi di cui è stata insignita, degni di nota sono il primo premio per il libro d’artista della Fondazione Ankaria 2015, il premio speciale Combat Prize (Livorno, 2015), il premio Pilar Banús ai Premios Nacionales de Grabado del Museo del Grabado Español Contemporáneo (2014) e il primo premio di FIG Bilbao (2012).

MAR SÁEZ, TERZA VITA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


TERZA VITA

Terza vita coglie le esperienze affettive di un territorio al di là di un’idea generale della città pandemica. Per certi versi, la fotografia reagisce alla singolarità di questo periodo, ma una lettura approfondita dello “stato d’eccezione” non coinvolge soltanto questo presente di pandemia, ma anche il modo in cui ci relazioniamo nelle città del ventunesimo secolo, la nostra mappa degli affetti. Pertanto, la prima domanda sorge in maniera quasi naturale: come convivono gli abitanti di una città che limita i suoi movimenti, chiude i suoi locali, ristoranti, musei… O meglio: che cos’è la libertà?

In un primo impulso, Terza vita studia questo concetto di libertà in un senso ampio e corale, se non paradossale. A tale scopo, concilia la fotografia con il documento, registrazioni video e interviste audio, e risalta quei momenti in cui la vita sotto minaccia del Covid rompe le nostre idee preconcette: i protagonisti di queste fotografie, di diverse età, origini o strati sociali, mostrano una stessa pulsione nonostante il considerevole stravolgimento del nostro contesto. La libertà emana una carica profonda, una forza radicata nella sensualità stessa dell’essere umano, e perfettamente incarnata dalla città di Roma: un esercizio di seduzione e di celebrazione della fugacità, un appetito di vita.

Infine, questo appetito inteso come difesa dell’esistenza, si conclude con un patto che chiude il cerchio di Terza vita: l’amore. Forse una nuova schiavitù, volontaria, ma aperta a tutte le possibilità. Sulla spiaggia di Ostia le fotografie colgono l’istante in cui avviene la promessa di un futuro: coppie di diverse età e in diversi momenti della propria storia personale a partire da un’intimità invasiva e complice. Invasiva perché i ritratti di Terza vita mirano a essere permeabili all’intimità dei fotografati. Ecco perché è importante il punto in cui si posiziona la macchina fotografica. Non tanto in un senso tecnico, come se si trattasse di una semplice questione di distanza o di altezza “obiettiva”, ma in un senso di temperatura etica: la macchina fotografica è posta sullo stesso piano della persona fotografata per accoglierla senza giudicarla; anzi, permettendole di mostrare tutta la sua vicinanza.

Sia nell’analisi della nozione di libertà che nei giochi di seduzione o nei patti d’amore, Terza vita studia un elemento principale di questa convivenza attiva: la promessa di futuro. Una celebrazione di quella vita tanto estranea alla nostalgia di un passato stabile quanto allo choc del presente e che emerge perfino nelle condizioni più avverse.

 

OPERE


Video (ingresso dell’accademia)

Senza titolo. Opera appartenente al progetto Terza vita.

Sulla spiaggia di Ostia Mar Sáez si è dedicata a osservare coppie di diverse età attraversate dal desiderio.

Opera sonora (stanza)

Senza titolo. Opera appartenente al progetto Terza vita.

Opera che raccoglie le interviste di Mar Sáez a svariati cittadini e cittadine durante la sua permanenza a Roma. L’opera è completata da un quaderno che raccoglie voci come quella di Franca, 90 anni, che ricorda il padre fascista ed esprime preoccupazione per il figlio disoccupato di 53 anni a suo carico; o di Marta, 33 anni, che analizza l’insicurezza consustanziale dell’essere donna a Roma; o di Abbas, 41 anni, che si lamenta dell’abbandono vissuto dai migranti rifugiati…

Serie fotografica  (primo piano)

Terza vita. Ritratto di un territorio vivo.

 

BIOGRAFIA


MAR SÁEZ

Mar Sáez (Murcia, 1983) è laureata in Psicologia e Comunicazione Audiovisiva all’Università di Valencia. La sua fotografia è stata esposta a The Gabarron Foundation a New York, Retine Argentique Gallery a Marsiglia e F22 Foto Space a Hong Kong, nonché in festival come KLAP Maison pour la Danse a Marsiglia, Arles, GuatePhoto in Guatemala, o fiere come Paris Photo, London Art Fair, ARCO e Estampa.

Vincitrice della Borsa di Studio di Arti Plastiche della Regione di Murcia, è stata insignita per due anni del Premio LUX dell’Associazione dei Fotografi Professionisti di Spagna (AFPE), selezionata in Festival come Scan de Tarragona, Albarracín e Futures 2020 proposta da PHotoEspaña, tra gli altri.

È autrice di due libri fotografici: Vera y Victoria (2016) e Gabriel (2018), pubblicati dalla casa editrice francese André Frère Éditions. La sua opera è presente in collezioni pubbliche e private in Europa, Asia e Stati Uniti. Come artista è rappresentata dalla galleria Daniel Cuevas di Madrid e Fifty Dots di Barcellona.

www.marsaez.com

GONZALO GOLPE, VERBA VOLANT

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

Progetto

VERBA VOLANT

“Verba Volant” fa parte del progetto La Distanza, una ricerca sul linguaggio visivo che sto svolgendo presso l’Academia de España en Roma. Verba Volant propone un’esperienza di lettura diversa, fisica e intuitiva, che renda il lettore un soggetto attivo che si sposta con il corpo e, allo stesso tempo, con la mente, gli occhi e le emozioni.

Disposte sulle pareti di un cubo di carta di grandi dimensioni, decine di fotografie si susseguono come una sinfonia visiva che si serve degli uccelli come filo conduttore in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio. Da New York a Babilonia; dal linguaggio trattato come una scienza a una tavoletta cuneiforme che sembra scritta da un uccello; dalla grammatica universale di Chomsky alla teoria della selezione naturale di Darwin; dal linguaggio inteso come arma alla lingua materna: la nostra prima lingua, la più intima, quella che configura il nostro cervello creando un legame tra il pensiero e la parola che con gli anni sarà tanto importante quanto quello di sangue.

 

OPERA


Il progetto che Gonzalo Golpe presenta a Processi 148 consiste in un cubo di legno e carta ignifuga. Al suo interno l’autore sviluppa una finzione poetica a proposito dell’origine del linguaggio e l’evoluzione della lingua verso una unilingua. Al suo interno decine di fotografie sono disposte come annotazioni visive. Il dispositivo funziona come un libro visivo che invita al lettore a entrarci dentro. Una delle pareti funge da porta, che va chiusa quando il lettore vi entra. Il cubo dispone di un’illuminazione interna, ma si consiglia l’uso di una torcia come fonte di luce complementare. La torcia è accanto alla didascalia dell’opera e ha due funzioni: una luce focale e un’altra diffusa.

 

biografia

GONZALO GOLPE

Madrid, 1975. Editore indipendente e professore.

Laureato in Filología Hispánica e diplomato in Edición y Publicación de Textos all’Universidad de Deusto. Specializzato in auto edizione e produzione grafica.

Dal 2014 fa parte di La Troupe, un collettivo di professionisti delle arti grafiche che si dedica al lavoro d’autore, sia nella variante editoriale che in quella espositiva. Interessato all’auto-pubblicazione e alla narrativa fotografica, il suo lavoro si è fondamentalmente sviluppato nel mondo del libro d’arte, lavorando indistintamente per fondazioni, musei, case editrici o direttamente per l’autore. Come editore non si limita a lavorare con i libri, ha partecipato anche allo sviluppo di applicazioni digitali, siti web d’autore e ha curato progetti espositivi.

È docente in diverse scuole, in cui imparte materie relative al linguaggio visivo, la direzione di progetto e l’editing e la pubblicazione di libri fotografici. Coautore del saggio poetico “Curso y Discurso”, pubblicato nel 2020 da Cabeza de Chorlito (Spagna) e nel 2021 da SED Editorial (Argentina).

Il suo lavoro si può consultare su:

www.formalenta.com/

www.la-troupe.com/

MURIEL ROMERO, RISONANZE OCCULTE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


RISONANZE OCcULTE 

Risonanze Occulte nasce da una ricerca transdisciplinare che concilia la danza con modelli computazionali volti a sostenere ed espandere lo studio sistematico del movimento espressivo.

Tramite tecniche di cattura del movimento, machine learning, sonificazione interattiva e tecniche di digitalizzazione che permettono di arricchire, analizzare, immagazzinare, documentare e accedere a gesti e aspetti espressivi del movimento.

Uno degli aspetti centrali di questo progetto risiede nell’uso di questa tecnologia interattiva come un mezzo per estendere il movimento corporeo ad altri mezzi di espressione artistica. 

Questo permette, ad esempio, di comunicare attraverso la sonificazione o la visualizzazione aspetti espressivi della danza che solitamente rimangono nascosti all’osservatore esterno, offrendo l’opportunità di tradurre in un’altra modalità sensoriale le qualità di movimento ipnotiche presenti nei capolavori che ispirano questo progetto. Come suonerebbero le qualità di movimento che percepiamo nell’opera scultorea di Bernini, per esempio la fluidità-rigidità di Apollo e Dafne, la tensione posturale del Ratto di Proserpina o la fragilità nell’Estasi della beata Ludovica Albertoni?

L’obiettivo finale di questo progetto è integrare questi elementi in un’opera con tre diversi formati, cinematografico, scenico e museale, che fungano da disseminazione artistica della ricerca. Un’opera che stabilisce un ponte tra capolavori delle arti visive, l’intelligenza artificiale, la musica e l’esperienza concreta del corpo.

 

OPERA


DĬĒS

Un momento non esiste nel tempo, è una frazione artificiale estrapolata da un continuo inafferrabile. L’arte mira a cogliere quei momenti e, pertanto, come nella creazione di una scultura, ci ricorda che c’era una vita e, pertanto, rappresenta anche la morte. Dĭēs è un film che concilia danza, musica e scultura nel Tempietto del Bramante, un tempio che costituisce un capolavoro del Rinascimento a Roma. Entrare in un tempio è varcare una soglia che simboleggia il passaggio dal noto all’ignoto, dalla luce della consapevolezza all’oscurità dell’inconscio, una dimensione atemporale in cui risiedono le forze dinamiche e creative dell’individuo.

 

BIOGRAFIA


MURIEL ROMERO 

È ballerina e coreografa. Il suo lavoro s’incentra sullo sviluppo di tecniche coreografiche generative, includendo nel suo linguaggio astrazioni prese da altre discipline come la musica, la matematica e l’intelligenza artificiale. Ha ottenuto diversi premi internazionali come i premi del pubblico e della critica al Moscow International Ballet Competition, Prix de la Fondation de Paris al Prix de Lausanne e il 1º Premio de Danza Ciudad de Barcelona. È stata prima solista di prestigiose compagnie tra le quali si annoverano Deutsche Oper Berlin, Dresden Semper Oper Ballet, Bayerisches Staatsballet Munchen, Gran Théatre de Genéve o Compañia Nacional de Danza. Nel corso della sua carriera ha lavorato con rinomati coreografi del nostro tempo come W. Forsythe, J. Kylian, Nacho Duato, Ohad Naharin, Saburo Teshigawara e Cisco Aznar. Nel 2008 fonda Instituto Stocos insieme al compositore Pablo Palacio, un progetto basato sull’analisi e lo sviluppo dell’interazione tra gesto corporeo, suono e iconografia visiva. Con questo progetto ha prodotto una serie di lavori che fungono da disseminazione artistica della sua ricerca, che è stata sostenuta dall’Unione Europea sia in programmi di Cultura che di Industria Comunicazione e Tecnologia all’interno del programma Horizon 2020.

www.stocos.com

 

CREDITI


Un progetto di Muriel Romero per la Real Academia de España en Roma.

Questo film fa parte del progetto Risonanze Occulte, un progetto che include una perfomance con sonificazione interattiva, cattura di movimento, intelligenza artificiale e questo film.

Regia: Stefano Di Prieto

Sceneggiatura: Stefano Di Prieto, Pablo Palacio e Muriel Romero

Produzione: Real Academia de España en Roma & Instituto Stocos

Coreografia: Muriel Romero

Performer: Teresa Garzón, Alicia Narejos, Muriel Romero

Composizione musicale: Pablo Palacio

DOP: Giulio Bottini

Editor: Daniel Rodrigues Correia

Gaffer/Assistente di produzione: Marco Rivolta

Drone: Stefano Di Prieto

Costumi: Buj Studio

Acconciature e trucco: Raimondo Santiprosperi

Fotografia backstage: Marcela Sciaccaluga

Produzione: Espectare

Composizione Interattiva, Mix e Mastering: Pablo Palacio

La musica del film è interamente sintetica e combina composizione elettroacustica e sonificazione interattiva del movimento, grazie a un sistema di sensori concepiti appositamente per questo progetto, che trasferisce in suono i movimenti dei performer in tempo reale.

dĭēs è stato girato all’interno della Real Academia de España en Roma che ha sostenuto interamente la residenza artistica di Muriel Romero e ha reso possibile lo sviluppo del progetto Risonanze Occulte.

JAVIER QUISLANT, SINUOSO TEMPO

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO

SINUOSO TEMPO

Giacinto Scelsi (La Spezia, 1905 – Roma, 1988) è uno dei compositori più genuini della nostra epoca. Teorici, interpreti e compositori hanno svolto ricerche e studi sui suoi contributi senza precedenti al ruolo del suono della musica occidentale. Lo stile maturo di Scelsi mostra sofisticati attributi nella concezione del suono e nei procedimenti compositivi. In questo senso la sua nozione e la sua pratica armonico-timbrica, il suo concetto di profondità del suono, ha un’importanza significativa. I contributi di Giacinto Scelsi hanno influenzato in maniera fondamentale le principali avanguardie musicali del XX e XXI secolo.

Scelsi sviluppò i suoi principali approcci artistici e le composizioni più rilevanti a partire dal 1950, alla fine di una seria crisi psicologica. Dopo la crisi, Scelsi concentrò tutta la sua energia creativa nell’universo interiore del suono, nel suono per se. Nelle opere di questo periodo, Scelsi presenta un concetto molto personale di espressione musicale, influenzato fondamentalmente dalla ricerca delle filosofie orientali. Scelsi si recò ripetutamente in paesi del continente asiatico. Queste esperienze gli servirono per approfondire la conoscenza delle culture orientali e sviluppare una sensibilità specifica nei confronti del suono. La propensione di Scelsi per i microintervalli favorì la scrittura per strumenti a corda e la voce umana. Scelsi era solito comporre con la ondiola (nota anche come ondioline o clavioline, un sintetizzatore monofonico con filtri e modulatore), fenomeno che lo spinse a prediligere l’armonia microtonale.

Nel decennio del 1960, Scelsi ampliò il concetto armonico adottato nella sua opera Quattro pezzi per orchestra (ciascuno su una nota sola) (1959-60), in cui ogni pièce si compone a partire da una sola nota. Quest’opera è una delle più rappresentative del compositore italiano. Nella ricerca della propria espressività, Scelsi stabilisce le nozioni della sua nozione e pratica armonico-timbrica, polifonica: da un unico suono – una monodia – come premessa di austerità, ne ascolta il carattere armonico e timbrico, facendo emergere ed elevando il suo mondo interiore polifonico. 

Una delle sue opere più significative, il Quartetto d’archi No. 4 (1964), spicca per la profondità con la quale Scelsi sviluppa le sue nozioni armoniche e timbriche. Queste si espandono su aspetti formali e strutturali (che Scelsi sviluppa in Anahit, 1965, concerto per violino) e su aspetti come una notazione in tablatura nella quale ogni corda degli strumenti entra in relazione con un pentagramma/voce. Questo dimostra fino a che punto la comprensione di Scelsi della polifonia e del contrappunto, sia come tecnica che come nozione, proietti e accolga altri parametri. Con questa notazione, la natura polifonica del suono si proietta nella natura stessa degli strumenti e il quartetto d’archi acquisisce una notevole concezione orchestrale.

Sinuoso tempo mira a sviluppare e a esprimere artisticamente il principio compositivo di stratificazione come concetto creato sul concetto di polifonia/profondità di Giacinto Scelsi. Proiettare questo principio di stratificazione sui parametri che definiscono ogni suono: altezza, durata, timbro, articolazione e intensità, nonché proiettare il principio sulla natura polifonica degli strumenti.

Sinuoso tempo raccoglie anche una premessa di austerità nell’avvicinamento al suono, che proviene sostanzialmente dallo stile contrappuntistico praticato alla fine del XVI secolo da Giovanni Pierluigi da Palestrina e da Tomás Luis de Victoria, nonché per il sentito carattere spirituale e sacrificale nei confronti della composizione musicale. Come compositore spagnolo, di Tomás Luis de Victoria, sappiamo che tra il 1571 e il 1585 sviluppò la sua arte in istituti romani come il Collegio Germanico, Santa Maria de Monserrat de los Españoles, San Giacomo degli Spagnoli o San Gerolamo della Carità, in cui ha potuto fare ricerca e studiare le sue opere, come nel caso della partitura del OFFICIUM HEBDOMADÆ SANCTÆ, custodita nell’archivio della Iglesia Santa Maria de Monserrato de los Españoles, in un’edizione datata 1585.

Le opere che compongono il Sinuoso tempo sono:

I. Mons Aureo

(Durata: 12’)

Antica denominazione di Montorio; deve il nome al colore ocra del terreno. La metafora del colore è l’idea per correlare colore visivo e colore sonoro, vale a dire TIMBRO.

II. Profondità dinamica

(Durata: 10’) 

Tratta il concetto di profondità introdotto da Scelsi dalla prospettiva di parametri relativi alla AGOGICA (fluttuazione di tempi), INTENSITÀ E DURATA. 

III. Reticulatum

(Durata: 13’) 

Lavora su qualità incentrate sull’ARTICOLAZIONE. L’opus reticulatum presente nei resti romani della Real Academia è il modello attraverso il quale si formalizzano processi sonori in cui l’articolazione riveste un ruolo determinante. 

IV. Nel silenzio degli intervalli

(Durata: 10’) 

Il titolo è una citazione di Scelsi. Quest’opera lavora sulla percezione di ALTEZZA da un punto di vista dell’intervallo e della frequenza. Qualità sonore che permangono nel background emergono in superficie sotto forma di nuove prospettive sonore. 

V. Tholos

(Durata: 16’) 

Quest’opera si erge come centro nel quale convergono i trattamenti applicati nelle opere precedenti e si focalizza sul trattare musicalmente un parametro di maggiore entità: la TEMPORALITÀ, i PROCESSI TEMPORALI. A tale scopo parte dal modello di tholos utilizzato da Bramante nella costruzione del Tempietto. 

Sinuoso tempo sarà eseguito per la prima volta nel mondo dal quartetto d’archi dell’ensemble austriaco per la nuova musica Klangforum Wien, la cui eccellenza interpretativa è riconosciuta a livello internazionale, il 7 dicembre del 2021 nel Salone dei Ritratti della Real Academia de España en Roma.

La creazione di questo progetto è avvenuta ed è stata accolta in seno a Roma, città somma di tempi diversi, infiniti. Nonché con la compagnia, silenziosa, del Tempietto del Bramante, che ci ricorda con la sua presenza quelle domande che sono lì e non cambiano con il passare del tempo, ma che hanno bisogno di reinventare una risposta a ogni istante, a ogni presente.

 

BIOGRAFIA


JAVIER QUISLANT

Bilbao 1984. Comincia a studiare Composizione e teoria musicale da autodidatta e contemporaneamente pianoforte, sassofono e chitarra elettrica nella scuola di musica e conservatorio locali. Ottiene il Titolo Superiore in Composizione a Barcellona e prosegue la sua formazione alla Universität für Musik und darstellende Kunst Graz con il compositore Beat Furrer, conseguendo a pieni voti i titoli di Master of Arts in Composizione Musicale e Master of Arts in Composizione di Teatro Musicale.

Alcuni riconoscimenti includono la borsa di studio Beca 2020 MAEC – AECID para la Real Academia de España en Roma, la Beca Leonardo a Investigadores y Creadores Culturales de la Fundación BBVA 2020, Franz Schubert und die Musik der Moderne – Kompositionswettbewerb für Klaviertrio 2020, Styria-Artist-in-Residence Stipendium 2020 (Austria), il XXIV Premio de Composición del Colegio de España en Paris y del INAEM, Musikförderungspreis der Stadt Graz 2017 (Premio de Composición de la ciudad de Graz 2017).

Alcune delle sue prossime attività includono l’anteprima il 25 ottobre di An der Schwelle (opera su commissione del CNDM – INAEM, nell’Auditorio 400 del MNCARS – Museo Reina Sofía) per l’ensemble tedesco LUX:NM, una conferenza sull’opera su commissione del CNDM alla Universidad Complutense de Madrid, la prima il 18 novembre a Parigi di Schweigend (opera su commissione del Colegio de España a Parigi e dell’INAEM, come vincitore del XXIV Premio de Composición Musical del Colegio de España a Parigi e dell’INAEM), la prima il 7 dicembre a Roma del ciclo per quartetto d’archi Sinuoso tiempo per il quartetto d’archi del Klangforum Wien, la prima il 2 marzo 2022 del ciclo per ensemble Espacio en penumbra per l’ensemble Klangforum Wien e il suo direttore Bas Wiegers (registrato e trasmesso via radio da ORF Radiokulturhaus – Radio Nazionale austriaca) come parte del concerto monografico organizzado da ORF–Radiokulturhaus e Wiener jeunnesse, la prima il 23 aprile di Tiempo silente per grande orchestra sinfonica (commissione della Fundación SGAE e della Asociación Española de Orquestas Sinfónicas – AEOS), nella stagione 2021 – 2022 (stagione commemorativa dei 100 anni dell’orchestra) della BOS – Orchestra Sinfonica di Bilbao, con la bacchetta del suo direttore Erik Nielsen, nel Palacio Euskalduna di Bilbao e una conferenza sul processo creativo e la sua musica nel Museo Guggenheim de Bilbao.

Esplorare il suono in relazione a letteratura e cinema è uno dei suoi principali interessi artistici.

www.soundcloud.com/javier-quislant

 

TXUSPO POYO, GRAND HOTEL NAZARENO

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


GRAND HOTEL NAZARENO

Grand Hotel Nazareno analizza gli spostamenti simbolici, metaforici e letterali dei gabinetti di Scienze Naturali utilizzati come modello pedagogico nei collegi di ordine religioso.

Questi gabinetti, creati nel Settecento e ancora vigenti ai giorni nostri, includevano collezioni di minerali, erbari o animali esotici imbalsamati, tra le altre cose, molti dei quali provenienti dalle missioni nelle colonie latinoamericane, africane e asiatiche.

Il collegio Nazareno, fondato da Giuseppe Calasanzio nel 1630 nella città di Roma, fu la prima scuola pubblica e gratuita d’Europa. Dopo quasi 400 anni di attività educativa, l’edificio è stato recentemente venduto a una lobby alberghiera per una riconversione a hotel di lusso. Dopo questa operazione immobiliare, le collezioni d’arte, la biblioteca e il gabinetto di Scienze Naturali sono state depositate nelle varie sedi di proprietà degli scolopi dentro e fuori Roma.

Il corpo osseo di una balena catturata il 14 aprile del 1843 in Groenlandia ha fatto parte del suddetto collegio fino alla sua chiusura, ed è stato infine destinato all’Istituto Giuseppe Calasanzio insieme al resto del gabinetto.

Il suo trasferimento da questo istituto educativo è stato realizzato in un furgone che ha percorso i luoghi emblematici di Roma, con la successiva sistemazione nel salone dei ritratti dell’Accademia, trasformando questo luogo non soltanto in un gabinetto, ma anche in uno spazio per la pratica e la riflessione pedagogica. Il corpo spiaggiato di questa balena sussurra la fine di un’epoca, mentre rimane nell’immaginario di alcune generazioni.

Devo ringraziare la generosità dell’Istituto Giuseppe Calasanzio e di tutti i residenti dell’Accademia che hanno reso possibile questo progetto.

 

Opera


GRAND HOTEL NAZARENO

Attraverso l’idea del viaggio, un furgone che trasporta lo scheletro di una balena, una delle opere più significative del gabinetto del collegio Nazareno, parte dall’istituto educativo Giuseppe Calasanzio, luogo in cui si trova attualmente la collezione, dopo che l’immobile del collegio è stato venduto al fine di farne un hotel di lusso. Il furgone attraversa quei luoghi emblematici di Roma che, proprio come è successo alla scuola, sono stati spostati e svuotati di significato, in un’operazione speculativa di pulizia della storia generata dal turismo stesso della città. Alla fine del viaggio, lo scheletro giunge all’Academia de España en Roma e viene trasportato da una catena umana formata dagli stessi residenti, a cui si sono aggiunti altri volontari, per poi essere sistemato nel salone dei ritratti. Il luogo è stato attrezzato a mo’ di gabinetto e ha permesso di realizzare alcune pratiche e riflessioni pedagogiche attorno a questo corpo osseo spiaggiato all’interno dell’Accademia.

 

BIOGRAFÍA


TXUSPO POYO

Dagli anni ’90, Txuspo Poyo ha seguito una determinata metodologia di processo, con un senso molto marcato del montaggio, per tracciare storie giustapposte a partire dalla ricerca e dall’analisi di alcuni avvenimenti generazionali in incroci ibridi. Questi vanno dalla serie di celluloidi in cui decostruiva pellicole per eseguire tessuti con l’immagine filmica, all’uso della console Pixel Vision come dispositivo di giocattolo pre-tecnologico; il suo obiettivo, realizzare uno studio documentario sull’aspetto relazionale nel comportamento morale, di genere, sociale e psichico dei cartoni animati nella cultura occidentale. Tutte queste proposte hanno generato racconti la cui tensione risiede in immagini incrociate, trame in cui confluiscono residui storici e inconclusi, insieme a frammenti dell’immaginario culturale sia collettivo che individuale, catturati dalla storia, il mondo del cinema, l’architettura e la letteratura fantascientifica. Le sue opere apportano una rilettura di modi e modelli di produzione e rappresentazione.

www.txuspo-poyo.com

CARLOS PARDO, LA BOTTE E LA TORRE DAVORIO

Real Academia de España en Roma
PROCESSI 148│Mostra finale degli artisti residenti, stagione 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 


Questa è una scatola. Una scatola che è invecchiata bene. All’interno: quella roba dei cinici. Che ognuno si serva secondo il suo gusto e il suo desiderio di possesso. E se si teme il contagio, non usare i guanti. Sono guanti da cinico e sono appena caldi. Ma questo è anche un libro. Un libro che non stai leggendo. Se temete il contagio, non usate i guanti.

Cinico:

“Mascalzone che, a causa di un difetto alla vista, vede le cose come realmente sono e non come dovrebbero essere. Di qui l’abitudine diffusa fra gli Sciti di strappare gli occhi al cinico per migliorarne la visione”.

Dizionario del diavolo, Ambrose Bierce

 

PROGETTO


 LA BOTTE E LA TORRE D’AVORIO

La botte e la torre d’avorio è un saggio nell’accezione più capricciosa e primigenia: un tentativo di ordine. Propone un’ipotesi di lettura della fiction moderna utilizzando come chiave una corrente sotterranea del pensiero occidentale, la scuola cinica. Alcuni degli elementi della “setta del cane” di Diogene e dei suoi seguaci danno forma a una tradizione letteraria segreta, anti-idealista e contro-culturale: il sarcasmo, l’ambivalenza tragicomica, la “parresia” o il parlare con franchezza, la tendenza allo scandalo, la figura del saggio “idiota”…

Questa “costellazione cinica” è anche una mappa in un senso visivo stretto in cui coesistono autori dissimili come Annie Ernaux e Denis Diderot, Luciano di Samosata e Italo Svevo, Cervantes e Thomas Bernhard. Una genealogia silenziosa che ci chiarisce alcune tappe fondanti: per esempio, la nascita del romanzo, con la sua insaziabile scomodità, o la moderna fiction autobiografica.

Ma La botte e la torre d’avorio non è un testo di archeologia letteraria, bensì un opus incertum. La sua scrittura richiede scoperta ed esperienza. Un vagabondaggio in prima persona in alcuni luoghi critici dell’umanesimo, estemporanei e forse addomesticati, sulla cui ambivalenza si continua a scommettere con capacità sovversiva, una lenta vittoria del presente.

 

BIOGRAFIA


 CARLOS PARDO
©-Lisbeth-Salas

©-Lisbeth-Salas

Carlos Pardo (Madrid, 1975). Scrittore, critico letterario e gestore culturale, è autore di quattro libri di poesie, tra cui Echado a perder (Visor, 2007) e Los allanadores (Pre-Textos, 2015), vincitori rispettivamente del premio Generación del 27 e del premio El Ojo Crítico. È anche autore della serie di romanzi Vida de Pablo (Periférica, 2011), El viaje a pie de Johann Sebastian (Periférica, 2014) e Lejos de Kakania (Periférica, 2019), serie annoverata dai giornali El País e ABC tra i migliori romanzi dell’anno. Dal 2005 al 2011 ha diretto il Festival Internazionale di Poesia Cosmopoetica di Córdoba, vincitore del Premio Nazionale per la Promozione della Lettura 2009. Attualmente è critico letterario nella sezione narrativa di Babelia, supplemento culturale del quotidiano El País.

Carlos Pardo (Madrid, 1975). Scrittore, critico letterario e gestore culturale, è autore di quattro libri di poesie, tra i quali Echado a perder (Visor, 2007) e Los allanadores (Pre-Textos, 2015), vincitori rispettivamente del premio Generación del 27 e del premio El Ojo Crítico. È anche autore del ciclo di romanzi Vida de Pablo (Periférica, 2011), El viaje a pie de Johann Sebastian (Periférica, 2014) e Lejos de Kakania (Periférica, 2019), selezionato dai quotidiani El País e ABC come uno dei migliori romanzi dell’anno. 

Dal 2005 al 2011 ha diretto il Festival Internazionale di Poesia Cosmopoetica di Córdoba, vincitore del Premio Nazionale per la Promozione della Lettura 2009. 

Attualmente è critico letterario di narrativa in Babelia, supplemento culturale del quotidiano El País.

YEYEI GÓMEZ, EPPUR SI MUOVE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


EPPUR SI MUOVE

Il progetto si incentra sulla figura di María Teresa León (1903-1988) e il suo ruolo protagonista negli eventi della Spagna nel decennio del 1930.

León riversa in storie, racconti, sceneggiature e nella sua pratica vitale, idee che mirano a essere, dalla letteratura alla politica, uno strumento per risolvere i problemi della società. La sua vita e le sue opere, sempre intrecciate, furono segnate dal suo impegno nei confronti della cultura e il progresso dei diritti sociali. Spiccano i suoi viaggi in Europa per studiare il movimento teatrale; il suo lavoro come editrice di Octubre e Mono Azul e come organizzatrice del II Congreso Internacional de Intelectuales. Fu anche direttrice del Teatro de la Zarzuela e delle Guerrillas del Teatro durante la guerra e il suo ruolo fu fondamentale nella Junta de Incautación del Tesoro Artístico [Comitato di confisca del tesoro artistico]. La sua implicazione politica rese per certi versi invisibile la sua produzione letteraria, portandola a un oblio consolidato dall’esilio, all’abnegazione nei confronti del compagno e a una storiografia che, salvo poche eccezioni, al suo ritorno l’ha messa da parte.

Degli oltre tre decenni passati in esilio, visse gli ultimi a Roma. Lì scrisse la sua autobiografia Memoria de la melancolía, in cui è evidente la sua lotta contro l’oblio, in uno sguardo costante al passato che l’ha accompagnata per tutta la vita, prima come rivendicazione della necessità di mettere nero su bianco al fine di ricordare gli anonimi e poi come modo di fissare la propria storia di vita di fronte alla perdita di memoria.

La battaglia culturale che fecero negli anni irreconciliabili della Spagna sia lei che altre voci invita a riflettere e a chiedersi se esista una qualche possibilità per la cultura di uscire a testa alta dallo scontro contro la barbarie senza poi esserne assimilata e strumentalizzata.

 

OPERE


MONITOR GRANDE

In questo video vediamo un’animazione con immagini e disegni di María Teresa León realizzati da Yeyei Gómez, che presentano un percorso biografico della scrittrice.

COMPOSIZIONE DI 12 VIGNETTE

L’esilio romano della coppia rivitalizza il lato di Alberti pittore, che in quegli anni si trova all’apice della sua fama sia a livello mondiale che locale in Italia. “Io sono la coda della cometa, lui va davanti. A quel punto tira fuori un pettine dalla tasca e si pettina”, scrive María Teresa tra il 1966 e il 1968. Sua figlia Aitana descrive senza metafore la personalità del padre quando dice che “Alberti non si è mai occupato di nessuno che non fosse se stesso”. 

I testi che accompagnano quest’opera sono scritti su diverse immagini che rappresentano le lettere N, A, R, C, I, S, O, serigrafie che espose nel 1972 all’interno della raccolta intitolata “Il lirismo dell’Alfabeto”.

Il testo che appare nelle vignette è il seguente:

“Alcune donne scelgono di essere muse piuttosto che creatrici, di essere madri protettrici piuttosto che artiste, di gestire l’opera dell’altro piuttosto che firmare la propria. Anche per quelle che mantengono il proprio lavoro creativo il sostegno della struttura familiare comporta la perdita della propria individualità. Vivendo anima e corpo in loro e nella loro opera, passano in secondo piano, si trasformano felicemente nella coda della cometa di quel bambino in corpo di uomo. E per ognuna di loro è una decisione totalmente libera perché i rapporti di potere sono vaghi quando si costruiscono sulla base dell’attaccamento. Ma questo presunto rapporto amoroso è innanzitutto un rapporto lavorativo, e mentre lui vive, cambia, e si muove nel tempo, lei si mantiene stabile nello spazio della sicurezza, lo spazio del focolare. Accolto dal rifugio emotivo di chi è storicamente una specialista delle emozioni e dell’affetto, il grande genio può proseguire con la sua opera. Nell’intimità familiare ne elogiano il valore, la considerano un’estensione di se stesso che alimenta il proprio ego. È cosciente che senza di loro non è nessuno, ma fuori di casa dimenticherà il suo nome, che per un accumulo di lapsus verrà dimenticato per sempre.”

TABLET 1

Indici onomastici di Memoria de la Melancolía (1970, María Teresa León) e La arboleda perdida. Libro III y IV de memorias (1987, Rafael Alberti).

Sulla sinistra possiamo vedere il numero di volte che María Teresa León menziona Rafael nelle sue memorie e sulla destra il numero di volte che Rafael Alberti menziona María Teresa León.

TABLET 2

Nell’ultima fase del suo esilio María Teresa León viene relegata da scrittrice a eterna accompagnatrice del genio, e si stabilisce una gerarchia che colloca il nome di María Teresa come postilla e aggiunta di una frase in cui Alberti rimane sempre e comunque il soggetto dell’orazione. Negli articoli di giornale dedicati alla coppia León e Alberti si vede la perdita dell’individualità di lei a favore di una fusione in cui in nome dell’amore il più forte fonde l’altro.

Questo video è il risultato della documentazione che ho reperito su María Teresa León, sia di ritagli di giornale in cui lei firma i suoi testi che di articoli giornalistici in cui altri parlano di lei e di Rafael Alberti. Tramite la ripetizione della firma di María Teresa presente nei suoi articoli e nei suoi testi, i suoi pseudonimi, e frasi in cui altri inseriscono il suo nome, vediamo come l’identità delle donne corre sempre il rischio di essere consolidata in funzione dei rapporti che costruiscono con altri uomini e di rimanere diluite nella presenza dell’altro.

 

BIOGRAFIA


 YEYEI GÓMEZ
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(Madrid 1993) Disegnatrice e vignettista. Ha pubblicato Cuaderno de clase (2019), un materiale concepito come risorsa per lavorare con studenti della scuola secondaria sulle possibilità espressive della fanzine e del fumetto; Guy (2017), un approccio in formato fumetto alla figura della cineasta francese, e Naufragio Universal (2017), una raccolta di vignette di riflessione sociale insignito nel 2016 del Premio Injuve e ripubblicata in Francia nel 2021 da Editions en Apnée.

La sua opera grafica è stata esposta nella galleria La Empírica a Granada (2017) e in altri spazi come la Sala Amadís a Madrid (2017 e 2018) o l’Antiguo Hospital de Santa María la Rica di Alcalá de Henares (2018).

La sua opera si colloca nel campo dell’illustrazione editoriale, humor grafico e cartellonismo. Partecipa regolarmente a incontri inerenti all’illustrazione e al fumetto (ARF! Festival 2019, Unicomic 2018, Encuentro de Diseño y Cultura Digital 2018, Other Museums Generation 2018), e concilia il suo lavoro con la docenza. Yeyei Gómez è diplomata in Disegno Grafico alla Escuela Superior de Diseño di Madrid, specializzata in incisione e stampa presso la Escuela de Arte10, e Master in formazione alla docenza all’Universidad Autónoma di Madrid.

www.yeyeigomez.com

MARAL KEKEJIAN, URMA. PAESAGGIO E CULTURA CONTEMPORANEA NELLA CITTÀ DI ROMA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


URMA. PAESAGGIO E CULTURA CONTEMPORANEA NELLA CITTÀ DI ROMA

Per vent’anni ho lavorato per le istituzioni, legata alla gestione e alla creazione di contesti culturali. E negli ultimi cinque ho avuto la fortuna di esercitare una pratica, rivolta principalmente allo spazio pubblico, che mi ha permesso di ampliare il mio lavoro e di trasformarlo in maniera profonda.

Vale a dire: cercare, partendo dalla sfera pubblica, una forma originale ed espansa dei contesti culturali, ma senza accantonare la sfera istituzionale, includendone i saperi. Un invito a una materia conosciuta dai creatori, che esige però uno sguardo rinnovato, un’osservazione della realtà e una produzione di opere specifiche che non si riduce ai formati usuali di musei, teatri o sale concerti. Un modello culturale che include e responsabilizza le infrastrutture municipali, l’urbanismo, il clima e il tempo, e la cittadinanza.

Un pensare al fuori per il fuori. Un esercizio di gestione decentralizzato e accessibile partendo da ciò che non si conosce, un’appropriazione dello spazio comune delle città. La costruzione di un immaginario che raccoglie e amplia una realtà segnata dal dialogo e dalla distruzione di schemi prestabiliti, le barriere sociali che ci vengono imposte, che non mettono in discussione né la propria pertinenza né la propria sopravvivenza. Una pratica culturale che fa appello a un modo costante di porre domande alla città.

URMA è il progetto che usa Roma come laboratorio di lavoro. Il progetto consta di tre parti: 

1. Quella teorica e di scrittura.

2. Quella della creazione di un contesto a partire dai parametri posti dalla città, le sue infrastrutture, l’istituzione e l’idea di tempo.

3. L’applicazione pratica con contenuti specifici per Roma, il tutto in dialogo con il tessuto artistico e la cittadinanza.

La prima parte di ricerca teorica punta verso tre direzioni: spazio pubblico/spazio comune, la costruzione del paesaggio a partire da nuovi immaginari e la creazione di volumi effimeri a partire dalla pratica delle arti vive e, infine, l’idea di celebrazione, di festa e la ricerca di radici nelle tradizioni, le quali appellano all’arte di stare insieme.

La seconda parte del progetto è un dialogo tra teoria e pratica, sulla base del contesto e del contenitore. In questo caso sarà Roma e la sua distribuzione geopolitica, amministrativa, storica e orografica, insieme all’Academia de España en Roma come interlocutrice del mio progetto. Inoltre, per questo contesto creato, si impone come elemento di sviluppo l’uso del tempo in tre direzioni: dal presente e come la pandemia ha determinato le sue regole del gioco per la pratica. Il secondo, l’uso del passato e della storia nella costruzione di Roma come spazio immateriale dal quale proporre cose nuove, recuperarne altre o rendere visibile ciò che fece parte della città viva. E infine, il futuro che cercherà di immaginare azioni chimeriche e irrealizzabili che amplino il nostro immaginario collettivo.

La terza parte è quella pratica, la sfera pubblica e ciò che si condivide con la città. URMA ha già presentato tre azioni, ha recuperato una tradizione dimenticata, e ha reso visibile una tradizione romana che sopravvive ancora oggi. Le tre azioni create sono: “Bacio all’aria” una sequenza di fuochi artificiali di un minuto ripetuta per una settimana, lanciati dalla torre dell’Accademia, un luogo privilegiato dal quale si abbraccia con lo sguardo gran parte della città. La seconda è stata “Serata Farmacia”, una silent disco guidata da musica elettronica a cura di tre dj, sotto diverse croci di farmacie del quartiere Esquilino. E la terza azione “Fi-danzanti o viva gli sposi”, una celebrazione del matrimonio di Jorge Dutor e Guillem Mont del Palol nella piazza pubblica di San Pietro in Montorio. La tradizione o, in questo caso, leggenda recuperata, è stata la “Cocomerata di San Bartolomeo” sull’Isola Tiberina, in cui si sono dati cocomeri ai romani e si è lanciato angurie nel fiume Tevere. E la tradizione resa visibile narra come ogni 5 di agosto, all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, piovono petali di dalia e rosa bianca, durante la celebrazione della festività della Madonna delle Nevi, patrona della basilica.

 

OPERE

TELA TORRE

“Bacio all’aria” dal 30 agosto al 5 settembre 2021, azione ideata da Maral Kekejian con la collaborazione di Aleix Tobias e pirotecnie Vulcano.

Bacio all’aria è un gesto culturale di amore ripetuto nei confronti della città di Roma e dei suoi abitanti. Un gesto poetico di rincontro visivo ma nella distanza fisica dei corpi. Un gesto formale, una chiamata pubblica lanciata in aria per tutti da un qualsiasi punto di Roma, consapevoli che oggi l’elemento aria emette un messaggio virulento per il suo carattere propagatore.

Per 7 giorni consecutivi, il prossimo estate, dall’Academia de España en Roma, situata nella piazza di San Pietro in Montorio sul colle del Gianicolo, si lancerà una breve sequenza di fuochi artificiali che verrà ripetuta ogni giorno alla stessa ora.

Bacio all’aria si basa sulla continuità e sulla ripetizione, sugli effetti a catena, sul passaparola tra vicini per continuare a pensare la città come spazio di convivenza e per percepire lo spazio pubblico come luogo di costruzione sociale e culturale. E, come gesto poetico, vuole aiutare a mitigare lo smarrimento collettivo, la stanchezza e la perdita di nuovi riferimenti comuni, cercando, con prudenza, di capire e praticare la costruzione di nuove tradizioni che accompagnino quelle vecchie.

Questo appuntamento, che si aggiunge alle azioni commemorative dei 150 anni dell’Academia de España en Roma, ha la vocazione di celebrare l’arte di stare insieme in una Roma, come la maggior parte delle città del mondo, colpita dalla pandemia.

Bacio all’aria fa parte del progetto “URMA. Spazio pubblico e paesaggio contemporaneo nella città di Roma”. Un progetto di Maral Kekejian, creatrice e gestrice di progetti culturali, attualmente borsista e residente della R.A.E.R.

In collaborazione con: Pirotecnica Vulcano, Ronchi Fireworks, Aleix Tobias e tutti i miei colleghi dell’ Accademia de Spagna.

Fotografia: David Jiménez. Fotografo di fama e responsabile della registrazione di Bacio all’aria. Per 7 giorni David si è posizionato con la sua macchina fotografica in diversi punti della città e dei dintorni dell’Accademia per scattare fotografie con diverse prospettive dell’effimero (i fuochi artificiali), la città, la notte e l’Academia de España en Roma. 

VIA CRUCIS 

“Serata farmacia”, 10 e 11 settembre 2021, azione ideata da Fabrizio Federici.

Via Crucis: una processione con musica tra le farmacie dell’Esquilino.
Dj invitati: Eva Geist, Hugo Sánchez e Juanito Jones.

I giorni e, soprattutto, le notti delle nostre città sono rischiarate a intermittenza da innumerevoli insegne cruciformi. La loro frenesia elettronica le allontana dallo spirito dei luoghi che segnalano, nei quali si entra, in silenzio e forse con apprensione, per chiedere aiuto e trovare un rimedio ai propri mali. Le collega invece a spazi che possono sembrare l’opposto: quelle luci indiavolate rimandano ai laser e ai faretti che ritmicamente ricamano o squarciano il buio delle discoteche. Luoghi molto distanti, indubbiamente; anche se l’esigenza di star meglio che spinge a varcare la soglia di entrambi non è poi così diversa.

Ballare ai piedi di queste croci salutifere non è quindi così assurdo: può rappresentare una divertente opportunità di recupero e di rilancio dell’idea di spazio pubblico. I tre dj, Eva Geist, Hugo Sánchez e Juanito Jones, daranno il via alle danze: in modalità silent disco, i partecipanti all’iniziativa balleranno al chiarore intermittente di tre farmacie dello storico quartiere romano dell’Esquilino.

Fotografie: Jorge Anguita Mirón. Artista e fotografo madrileno che lavora principalmente sul concetto della luce, osservandola al di là dell’ambito fisico. È stato invitato a registrare le due notti di Serata Farmacia, mentre anche lui ascoltava con le cuffie la musica elettronica, osservava e documentava, la luce delle farmacie, il movimento della strada e delle persone che la transitavano e di quelle che ballavano mentre usufruivano l’azione con le proprie cuffie.

VIDEO

Ubicazione: Chiostro superiore

“Bacio all’aria” 12 giugno 2021, azione ideata da Maral Kekejian con la collaborazione di Aleix Tobias e pirotecnie Vulcano, e realizzato da tutti i colleghi dell’Academia e alcuni invitati conosciuti e altri sconosciuti. 

La notte del 12 giugno tutti i colleghi dell’Accademia si sono distribuiti nella città di Roma per fare un registro audiovisivo dei fuochi artificiali del progetto. Tutti hanno filmato da diversi punti della città dai quali si vedevano l’Accademia e i fuochi artificiali, aggiungere che alcune delle immagini che appaiono sono del pubblico che ha mandato all’Accademia la registrazione dei fuochi e che sono state inserite nel video.

Video e suono: Javi Álvarez.

Qui il link al video: Bacio all’aria

MAPPA

Ubicazione: Chiostro superiore

Mappa di “Bacio all’aria”. Coreografia di fuochi artificiali per incrementare la visibilità della Real Academia de España nella città di Roma. 

Concept e design: Elii, oficina de Arquitectura.

 

FIGURINA RICORDO

Ubicazione: Chiostro superiore

Fotografía: Marcela Sciaccaluga. É stata la fotografa invitata a registrare il matrimonio tra Jorge e Guillem. Lei doveva inoltre realizzare una sessione fotografica degli sposi nel Tempietto di Bramante. L’idea di documentazione di quest’azione di URMA era la registrazione della finzione della performance rappresentata, una similitudine con le foto ricordo di un matrimonio. Questa figurina è un ricordo tipico del matrimonio e della celebrazione del rito del matrimonio. 

 

BIOGRAFIA


 MARAL KEKEJIAN
4.-RETRATO MARAL KEKEJIAN EN BAJA (1)

 

Coordinatrice e docente del modulo di Arti Sceniche e Musica del Master di Gestione Culturale dell’Università Carlos III. Consulente di Arti Sceniche per il bando PICE di AC/E. Curatrice delle PICNIC SESSIONS 2021, CA2M. È membro del Gruppo di lavoro culturale “Llanes. Paisajes en folixa” per il Comune di Llanes e la Fondazione Daniel e Nina Carasso, 2020, 2021 e 2022. Membro del Teatro del Consiglio di Stato per le Arti Sceniche e della Musica. INAEM, 2020. Direttrice artistica di Veranos de la Villa 2016 – 2019, Comune di Madrid. Direttrice artistica della Campagna di Natale / Cavalcata dei Re Magi 2015 – 2016, Comune di Madrid. Direttrice di produzione della compagnia svizzero-spagnola La Ribot. Ginevra, 2015. Direttrice dell’Area di Arti Sceniche, produce e coordina musica, danza, teatro, performance e programmazione per bambini per la Casa Encendida. Madrid, 2005 – 2014. Vicedirettrice del Teatro Pradillo. Madrid, 2001 – 2005. Coordinatrice delle Settimane Internazionali di Teatro per Bambine e Bambini, organizzate dalla Asociación Acción Educativa. Madrid, Lugo e Coruña, 1999 – 2006. Laureata in Storia dell’Arte presso l’Università Autonoma di Madrid (U.A.M.), Madrid, 1996 – 2001.

CRISTINA MORALES, OPTARE PER LA LUNA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


“Optare per la luna”: Forte Prenestino, ESC Atelier e MAAM: Un romanzo su arte e okkupazionE

Il progetto di romanzo “Optare per la luna” verte su arte e spazi okkupati a Roma, come il Forte Prenestino, l’ESC Atelier e il MAAM. Mettendo in discussione la teoria e la pratica dei circuiti artistici e letterari normalizzati, cominciando dalla concezione tradizionale dell’artista, il Forte Prenestino organizza il festival di fumetti CRACK!, l’ESC Atelier accoglie L’IVRE, incontro tra editori e produttori di vino indipendenti; e il MAAM ha come motto unire le condizioni basilari della sopravvivenza con il lavoro creativo.

È mia intenzione superare il codice argomentativo ed estetico che colloca al centro della narrazione una o diverse vite individuali, collocando, al suo posto, un personaggio collettivo che trascenda i limiti e gli aneliti propri del soggetto individuale, e più concretamente, del soggetto artista. Il mio obiettivo è indagare queste tre comunità romane nate attorno all’okkupazione e all’arte non accademica né commerciale, paragonare le loro esperienze con quelle di altri centri italiani simili sebbene geograficamente distanti, come l’Asilo (a Napoli) e Macao (a Milano) e riversare quanto appreso in un manufatto letterario.

Ritengo che l’argomento di “Optare per la luna” sia allettante sia in Italia che in altri paesi in cui esistono (come in Spagna) modelli di gestione e di creazione artistica alternativi, sebbene non così consolidati come gli esempi italiani. Credo che il discorso letterario abbia la potenza per parlare di ciò che si trova ai margini e per portarlo al centro dei nostri interessi come artisti.

 

BIOGRAFIA


CRISTINA MORALES
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Foto di Estefanía Lochtenberg

Cristina Morales (Granada, 1985) è autrice dei romanzi Lectura fácil (Anagrama, Premio Nacional de Narrativa 2019 e Premio Herralde de Novela 2018), Terroristas modernos (Candaya, 2017), Introducción a Teresa de Jesús (Lumen 2015, Anagrama 2020) e Los combatientes (Caballo de Troya 2013, Anagrama 2020), insignita del Premio INJUVE de Narrativa 2012. I suoi racconti sono apparsi in numerose antologie e riviste letterarie. Come drammaturga ha lavorato, tra le altre, per Sol Picó, Sara Molina e per il Teatro Nacional de Cataluña. Nel 2017 le è stata concessa la borsa di studio Beca de Escritura Montserrat Roig, nel 2015 quella della Fundación Han Nefkens e nel 2007 quella della Fundación Antonio Gala per Jóvenes Creadores.

Laureata in Diritto e Scienze Politiche e specializzata in Relazioni Internazionali, è membro della compagnia di danza contemporanea Iniciativa Sexual Femenina e produttrice del gruppo punk At-Asko.