ANA DE DÍA – CINEMA ALL’ ACCADEMIA
Mercoledì 17 novembre alle 19.00
Proiezione all’interno della rassegna Le donne parlano.
Con sottotitoli in inglese.
ANA DE DÍA
– Directora: Andrea Jaurrieta.
– Ana es una joven formal, educada en una familia de clase media tradicional. Está a punto de terminar su doctorado en derecho, entrar a formar parte de una empresa y casarse, pero no se siente realizada. Un día descubre que una doble idéntica a ella ha ocupado su lugar, llevando a cabo todas sus responsabilidades y obligaciones. Dándose cuenta de que por primera vez es totalmente libre, Ana decide explorar su nuevo anonimato y libertad, probando sus límites y buscando el sentido de su propia existencia, entre las noches madrileñas de cabaret y la pensión donde se alojará, repleta de personajes que anhelan así mismo desaparecer en la noche. Sin embargo, la rutina también llegará a su nueva vida y una pregunta le atormentará: ¿es posible huir de uno mismo?
- Biografía
– Andrea Jaurrieta (Pamplona, 1986). Directora y guionista. Su ópera prima, Ana de día (2018), de la cual también fue productora, participó en más de 30 festivales nacionales e internacionales ganando 12 premios que culminaron con su nominación como Mejor Dirección Novel en la 33 edición de los Premios Goya de 2019. Sus cortos han sido seleccionados en múltiples festivales nacionales e internacionales y algunas de sus video instalaciones y video creaciones han sido exhibidas en diversas instituciones culturales españolas internacionales. En 2015 fue meritoria de dirección de Pedro Almodóvar en la película Julieta. Sus proyectos han recibido becas como la de la Real Academia de España en Roma, la Residencia de Estudiantes de Madrid y la Academia de las Artes Cinematográficas de España. Es licenciada en Comunicación Audiovisual por la Universidad Complutense de Madrid, donde fue reconocida con el premio a la Mejor Directora de su promoción, y posee un Máster en Dirección Cinematográfica por la ESCAC así como una diplomatura en Arte Dramático por el Laboratorio de William Layton. Combina sus proyectos cinematográficos con su trabajo como profesora de Historia del Cine, Interpretación y Dirección en diversas escuelas especializadas y universidades de Madrid.
RISONANZE NASCOSTE
SABATO 16 OTTOBRE 2021/ ORE 19.30
GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA (GNAM)
La Galleria Nazionale ospita, nel Salone Centrale eccezionalmente libero da ogni allestimento, una performance site specific parte del progetto Risonanze Nascoste, creato durante la fellowship alla Real Academia de España en Roma, con il sostegno del progetto EU H2020.
Il progetto coreografico e musicale, ideato da Istituto Stocos (Muriel Romero, Pablo Palacio, Daniel Besig) fa parte di un’estesa ricerca che intreccia danza e modelli computazionali per indagare il movimento e ampliarne il potenziale espressivo.
Risonanze Nascoste nasce da una riflessione sulla percezione di specifiche opere scultoree e pittoriche presenti a Roma, che si distinguono per la sorprendente capacità di incarnare le qualità del movimento, e su come queste qualità possano essere sviluppate ulteriormente attraverso il movimento dei corpi nello spazio fisico e tradotte in musica utilizzando la tecnologia interattiva.
Uno degli aspetti centrali di questo progetto sta quindi nell’uso della tecnologia come mezzo per estendere il movimento del corpo su altri piani di espressione artistica. Questo permette, per esempio, di comunicare attraverso la sonificazione interattiva aspetti espressivi della danza che generalmente non vengono percepiti dall’osservatore esterno, offrendo la possibilità di esprimere attraverso altre modalità sensoriali le qualità ipnotiche del movimento presenti nei capolavori che ispirano questo progetto.
Instituto Stocos (Muriel Romero, Pablo Palacio, Daniel Bisig) è un’organizzazione no-profit che svolge ricerca sull’interazione tra gesto corporeo, musica e immagine. Le performance di Istituto Stocos intrecciano in maniera transdisciplinare concetti e pratiche provenienti dalla biologia, matematica, psicologia sperimentale, intelligenza artificiale e mettono in campo la tecnologia per promuovere la diversità culturale e processi artistici ed educativi alternativi. Tra le performance artistiche che veicolano gli esiti e gli sviluppi costanti di questa ricerca ci sono la trilogia Acusmatrix, Catexis, Stocos, la serie Neural Narratives Series, Piano&Dancer, El Matrimonio del Cielo y el Infierno. Instituto Stocos ha partecipato a numerosi progetti nell’ambito del programma Creative Europe e EU H2020 come Metabody, WholoDance, DANCE e attualmente sta sviluppando tecnologie AI per la danza e la musica come parte del nuovo progetto E2 Create H2020.
La performance è gratuita e ad accesso libero fino a esaurimento posti.
Prenotazione consigliata scrivendo a: gan-amc.comunicazione@beniculturali.it
COREOGRAFÍA: Muriel Romero
MUSICA : Pablo Palacio.
PERFOMAMERS: Muriel Romero, Alicia Narejos and Teresa Garzón
SONIFICACION INTERCACTIVA : Pablo Palacio.
SOFTWARE Y TECNOLOGIA INTERACTIVA: Pablo Palacio and Daniel Bisig
VESTUARIO: Buj Studio
ESTILISMO: Rosa Murillo.
PRODUCCION: Spectare.
SUPPORTS: MAEC- Academia de Espagna in Roma, Mercat de les Flors, Union Europea (H2020), Motion Bank Mainz, Coventry Center for Contemporary Dance Research, Comunidad de Madrid, Inaem, Etopia Centre for Art and Technology.
ALÁN CARRASCO E IRENE DE ANDRÉS, L’INVERSIONE PACIFICA
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021
Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022
OPERA
L’inversione pacifica
Materiale: Objet trouvé (calco di cemento armato) e piedistallo MDF smaltato su misura.
Dimensione: 140 x 88 x 42 cm (senza piedistallo) 128 x 85 x 10 cm (piedistallo).
L’inversione pacifica è un gesto minimo su un emblema costruito e installato dalle istituzioni franchiste, smantellato poi dalla Legge di Memoria Storica. Uno scudo scomodo e pesante che è rimasto per anni dietro le grate di un seminterrato di questa Accademia. La sua singolare situazione rispecchia, ancora oggi, il problematico rapporto della Spagna con il proprio passato.
Questo blasone, inventariato sotto il titolo “Scudo pre-costituzionale”, è stato realizzato negli anni Quaranta dopo la vittoria nazional-cattolica nella Guerra Civile spagnola. Ha fatto parte di una produzione di massa commissionata dal regime per dotare lo Stato di nuovi simboli. In questo senso, quello che sembrava uno scudo intagliato nella pietra calcarea è risultato essere in realtà un calco di cemento armato prodotto in serie.
Per una qualche ragione, questo oggetto è rimasto a metà strada tra la facciata e uno sgabuzzino, ad accumulare polvere accanto alle caldaie. Quando ci siamo accorti della sua presenza, abbiamo deciso di evidenziare l’anomalia proponendo questa inversione, che restituisce questo simbolo al piano principale dell’Accademia, negando la sua stessa rappresentazione.
BIOGRAFIA
Irene de Andrés
Laureata alla Scuola di Belle Arti dell’Universidad Complutense di Madrid (2009) dove ha fatto un Master in ricerca e produzione artistica (2010). È stata una delle artiste residenti della Escuela FLORA Ars+Natura di Bogotá (Programma di residenze artistiche A/CE 2016) e del programma The Harbor de Beta Local a San Juan di Puerto Rico (2017). Nel 2019 è stata residente nel programma per Artisti Visivi del Centro de Residencias Matadero Madrid.
Tra le borse di studio e premi che ha ricevuto vanno menzionati il premio Generaciones, Circuitos de Artes Plásticas, il Premio Ciutat de Palma, “Ayudas a la Creación Audiovisual DKV-Es Baluard” e “Ayudas a la Creación Audiovisual del Programa Visiona” della Diputación di Huesca. Le sue mostre personali più recenti sono state realizzate a Espai 13 de la Fundación Joan Miró di Barcellona, e al Museo Patio Herreriano di Valladolid. Il lavoro di Irene si è potuto vedere anche in svariate mostre collettive in centri e istituzioni come il MuHKA (Museo di Arte Contemporanea di Anversa), Casa Encendida a Madrid, Trienal de Frestas de Sorocaba (Brasile), galleria Copperfield di Londra o IFA Galerie a Berlino.
ALÁN CARRASCO
MARAL KEKEJIAN, VIA CRUCIS
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021
Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022
PROGETTO
URMA. PAESAGGIO E CULTURA CONTEMPORANEA NELLA CITTÀ DI ROMA
Per vent’anni ho lavorato per le istituzioni, legata alla gestione e alla creazione di contesti culturali. E negli ultimi cinque ho avuto la fortuna di esercitare una pratica, rivolta principalmente allo spazio pubblico, che mi ha permesso di ampliare il mio lavoro e di trasformarlo in maniera profonda.
Vale a dire: cercare, partendo dalla sfera pubblica, una forma originale ed espansa dei contesti culturali, ma senza accantonare la sfera istituzionale, includendone i saperi. Un invito a una materia conosciuta dai creatori, che esige però uno sguardo rinnovato, un’osservazione della realtà e una produzione di opere specifiche che non si riduce ai formati usuali di musei, teatri o sale concerti. Un modello culturale che include e responsabilizza le infrastrutture municipali, l’urbanismo, il clima e il tempo, e la cittadinanza.
Un pensare al fuori per il fuori. Un esercizio di gestione decentralizzato e accessibile partendo da ciò che non si conosce, un’appropriazione dello spazio comune delle città. La costruzione di un immaginario che raccoglie e amplia una realtà segnata dal dialogo e dalla distruzione di schemi prestabiliti, le barriere sociali che ci vengono imposte, che non mettono in discussione né la propria pertinenza né la propria sopravvivenza. Una pratica culturale che fa appello a un modo costante di porre domande alla città.
URMA è il progetto che usa Roma come laboratorio di lavoro. Il progetto consta di tre parti:
1. Quella teorica e di scrittura.
2. Quella della creazione di un contesto a partire dai parametri posti dalla città, le sue infrastrutture, l’istituzione e l’idea di tempo.
3. L’applicazione pratica con contenuti specifici per Roma, il tutto in dialogo con il tessuto artistico e la cittadinanza.
La prima parte di ricerca teorica punta verso tre direzioni: spazio pubblico/spazio comune, la costruzione del paesaggio a partire da nuovi immaginari e la creazione di volumi effimeri a partire dalla pratica delle arti vive e, infine, l’idea di celebrazione, di festa e la ricerca di radici nelle tradizioni, le quali appellano all’arte di stare insieme.
La seconda parte del progetto è un dialogo tra teoria e pratica, sulla base del contesto e del contenitore. In questo caso sarà Roma e la sua distribuzione geopolitica, amministrativa, storica e orografica, insieme all’Academia de España en Roma come interlocutrice del mio progetto. Inoltre, per questo contesto creato, si impone come elemento di sviluppo l’uso del tempo in tre direzioni: dal presente e come la pandemia ha determinato le sue regole del gioco per la pratica. Il secondo, l’uso del passato e della storia nella costruzione di Roma come spazio immateriale dal quale proporre cose nuove, recuperarne altre o rendere visibile ciò che fece parte della città viva. E infine, il futuro che cercherà di immaginare azioni chimeriche e irrealizzabili che amplino il nostro immaginario collettivo.
La terza parte è quella pratica, la sfera pubblica e ciò che si condivide con la città. URMA ha già presentato tre azioni, ha recuperato una tradizione dimenticata, e ha reso visibile una tradizione romana che sopravvive ancora oggi. Le tre azioni create sono: “Bacio all’aria” una sequenza di fuochi artificiali di un minuto ripetuta per una settimana, lanciati dalla torre dell’Accademia, un luogo privilegiato dal quale si abbraccia con lo sguardo gran parte della città. La seconda è stata “Serata Farmacia”, una silent disco guidata da musica elettronica a cura di tre dj, sotto diverse croci di farmacie del quartiere Esquilino. E la terza azione “Fi-danzanti o viva gli sposi”, una celebrazione del matrimonio di Jorge Dutor e Guillem Mont del Palol nella piazza pubblica di San Pietro in Montorio. La tradizione o, in questo caso, leggenda recuperata, è stata la “Cocomerata di San Bartolomeo” sull’Isola Tiberina, in cui si sono dati cocomeri ai romani e si è lanciato angurie nel fiume Tevere. E la tradizione resa visibile narra come ogni 5 di agosto, all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, piovono petali di dalia e rosa bianca, durante la celebrazione della festività della Madonna delle Nevi, patrona della basilica.
OPERE
VIA CRUCIS
“Serata farmacia”, 10 e 11 settembre 2021, azione ideata da Fabrizio Federici.
Fotografie: Jorge Anguita Mirón
Informazioni Serata Farmacia (italiano)
Informazioni sull’attività (italiano)
Via Crucis: una processione con musica tra le farmacie dell’Esquilino
Dj invitati: Eva Geist, Hugo Sánchez e Juanito Jones.
Il luogo dell’incontro era: Fontana del Giardino di Piazza Vittorio.
Piazza Vittorio Emanuele II
L’attività è avvenuta il venerdì 10 e sabato 11 settembre 2021 / ore 22.00
I giorni e, soprattutto, le notti delle nostre città sono rischiarate a intermittenza da innumerevoli insegne cruciformi. La loro frenesia elettronica le allontana dallo spirito dei luoghi che segnalano, nei quali si entra, in silenzio e forse con apprensione, per chiedere aiuto e trovare un rimedio ai propri mali. Le collega invece a spazi che possono sembrare l’opposto: quelle luci indiavolate rimandano ai laser e ai faretti che ritmicamente ricamano o squarciano il buio delle discoteche. Luoghi molto distanti, indubbiamente; anche se l’esigenza di star meglio che spinge a varcare la soglia di entrambi non è poi così diversa.
Ballare ai piedi di queste croci salutifere non è quindi così assurdo: può rappresentare una divertente opportunità di recupero e di rilancio dell’idea di spazio pubblico. I tre dj, Eva Geist, Hugo Sánchez e Juanito Jones, daranno il via alle danze: in modalità silent disco, i partecipanti all’iniziativa balleranno al chiarore intermittente di tre farmacie dello storico quartiere romano dell’Esquilino. Era un’attività gratuita, previa prenotazione fino ad esaurimento.
Informazione sulla registrazione
Jorge Anguita Mirón, artista e fotografo madrileno che lavora principalmente sul concetto della luce, osservandola al di là dell’ambito fisico. È stato invitato a registrare le due notti di Serata Farmacia, mentre anche lui ascoltava con le cuffie la musica elettronica, osservava e documentava, la luce delle farmacie, il movimento della strada e delle persone che la transitavano e di quelle che ballavano mentre usufruivano l’azione con le proprie cuffie.
BIOGRAFIA
MARAL KEKEJIAN
Coordinatrice e docente del modulo di Arti Sceniche e Musica del Master di Gestione Culturale dell’Università Carlos III. Consulente di Arti Sceniche per il bando PICE di AC/E. Curatrice delle PICNIC SESSIONS 2021, CA2M. È membro del Gruppo di lavoro culturale “Llanes. Paisajes en folixa” per il Comune di Llanes e la Fondazione Daniel e Nina Carasso, 2020, 2021 e 2022. Membro del Teatro del Consiglio di Stato per le Arti Sceniche e della Musica. INAEM, 2020. Direttrice artistica di Veranos de la Villa 2016 – 2019, Comune di Madrid. Direttrice artistica della Campagna di Natale / Cavalcata dei Re Magi 2015 – 2016, Comune di Madrid. Direttrice di produzione della compagnia svizzero-spagnola La Ribot. Ginevra, 2015. Direttrice dell’Area di Arti Sceniche, produce e coordina musica, danza, teatro, performance e programmazione per bambini per la Casa Encendida. Madrid, 2005 – 2014. Vicedirettrice del Teatro Pradillo. Madrid, 2001 – 2005. Coordinatrice delle Settimane Internazionali di Teatro per Bambine e Bambini, organizzate dalla Asociación Acción Educativa. Madrid, Lugo e Coruña, 1999 – 2006. Laureata in Storia dell’Arte presso l’Università Autonoma di Madrid (U.A.M.), Madrid, 1996 – 2001.
VIRGINIA MORANT – IL RISVEGLIO DELL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DELL’ACCADEMIA DI SPAGNA A ROMA
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│Mostra finale degli artisti residenti stagione 2020/2021
Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022
Mostra finale degli artisti residenti, stagione 2020/2021
PROGETTO
IL RISVEGLIO DELL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DELL’ACCADEMIA DI SPAGNA A ROMA
L’obiettivo di questo progetto è quello di valorizzare l’archivio fotografico della Real Academia de España en Roma in una prospettiva di conservazione e restauro.
A partire dalla sua fondazione, la Real Academia de España en Roma ha custodito un archivio fotografico di grande valore storico e artistico, che ha registrato la storia e il percorso dell’istituzione sin dagli inizi.
Nel XXI secolo si è sviluppata una forte coscienza a proposito del potere della fotografia come mezzo per comprendere il nostro passato e il nostro presente. È di vitale importanza preservare il patrimonio fotografico e conferirgli una seconda vita affinché continui a essere presente e vivo come portatore di molteplici significati e conoscenza.
Il progetto contempla diverse fasi come l’inventario, l’organizzazione, il restauro, la digitalizzazione, la risistemazione e il montaggio. Tutte queste operazioni impediscono ai materiali fotografici di deteriorarsi, permettono una manipolazione corretta, migliorano la preservazione futura e ne rendono possibile l’accesso. Questo permetterà di realizzarne la diffusione e di far sì che l’archivio fotografico della Real Academia de España en Roma entri a far parte della rete di comunicazione della nostra cultura contemporanea.
OPERE
SULLA PARETE
L’esistenza naturale delle fotografie
(GRUPPO DI 6 FOTOGRAFIE)
Funzionalità e significati di una fotografia che mutano contemporaneamente alla materialità. Tutto cominciò agli albori del Novecento con un’immagine negativa creata su una fragile lastra di vetro. In un abbraccio stretto con la carta si trasformò in una calda immagine positiva. I negativi seguirono il ritmo del tempo. I positivi si allontanarono indipendenti, e alcuni non tornarono mai. Quando le immagini si trasformano in ricordo si impone la necessità umana che la memoria perduri. Il negativo riabbracciò la carta, ma stavolta con le impronte dei suoi 90 anni.
Fotografia n° 1: Stampa su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento, virata. Autore/trice sconosciuto/a, 1915-1919. Nella fotografia appare rappresentata un’opera dell’artista Manuel Piqueras Cotolí, borsista della Real Academia de España negli anni 1915-1919.
Fotografia n° 2: Stampa su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento, virata. Autore/trice sconosciuto/a, 1913-1917. Nella fotografia appare rappresentata un’opera dell’artista José Bueno Jiménez, borsista della Real Academia de España negli anni 1913-1917.
Fotografie n° 3, 4, 5 e 6: Stampe su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento su carta RC. Autrice: Diana Coca, 2004.
Fotografie non catalogate
(Fotografie n° 7, 8 e 9)
Fotografie di dettaglio di Ezechia e i genitori e di un Ignudo degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Stampe su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento. Autore: Domenico Anderson. 1900-1910.
“Quando ho iniziato a lavorare sul soffitto, per illuminare gli affreschi non avevo altro che la luce del sole, motivo per cui è stato necessario tanto tempo, perché i fasci di luce dovevano essere orientati con l’ausilio di specchi e riflessi, e il lavoro inoltre è stato realizzato su un’impalcatura in legno, il che ha comportato un lento procedere dei movimenti necessari a raggiungere i diversi punti. Allo stesso tempo, però, la semplice possibilità di proiettare la luce ha permesso di registrare integralmente tutti i dettagli necessari all’illustrazione dell’opera di Ernst Steinmann”.
Domenico Anderson, “Relazione sul lavoro fotografico del Giudizio Universale di Michelangelo alla Cappella Sistina”, 20 ottobre 1933. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio.
La leggenda del tempo
(Fotografie n° 10 e 11)
Stampe su carta all’albumina. Autore/trice sconosciuto/a, 1885-1890. Borsisti a Pompei.
Cosa resta quando una fotografia non indica più una realtà esterna a se stessa, e di essa resta solo il sostrato, il residuo, nient’altro che alcune macchie di sostanze chimiche sensibili alla luce? Le immagini che soffrono, le immagini “malate”, rappresentano l’opportunità che ci concede l’alchimia stessa del procedimento fotografico per mostrare la sua intima materialità. Quell’evanescenza nasconde tanto quanto rivela. Perturba l’accesso alla forma iniziale, la sfuma o la eclissa. La materia della fotografia si mostra debole come la cera della memoria, vulnerabile quanto le stoccate della vita.
[…] la fotografia si spoglia del pesante fardello della memoria e pretende di liberarsene. Chiede il proprio diritto all’oblio […]
Frasi di Joan Fontcuberta tratte dal libro Revelaciones. Dos ensayos sobre fotografía. Joan Fontcuberta e Xavier Antich. Gustavo Gili SL, Barcellona, 2019.
Performance ottocentesca
(Fotografie n° 12 e 13)
Stampe su carta all’albumina. Autore/trice sconosciuto/a, 1883.
La Academia Española de Bellas Artes en Roma drammatizza una presunta visita della regina Margherita in occasione della mostra delle opere dei pensionados nel 1883. Il motivo di questa messinscena è la necessità di avere quelle immagini per pubblicarle sulla rivista La Ilustración Española y Americana lo stesso giorno di questo importante avvenimento. A tale scopo, dopo aver commissionato la realizzazione delle fotografie, due pensionados di quell’anno (José Moreno Carbonero ed Eugenio Oliva Rodrigo) le trasformarono in disegni che furono inviati in Spagna affinché venissero pubblicati il giorno stesso della visita reale della regina Margherita all’Accademia.
Omaggio ai personaggi secondari di Jean Laurent
(Fotografía nº14)
Il fotografo Jean Laurent utilizzava il corpo umano come scala per mostrare la dimensione di alcune delle sue fotografie monumentali a metà del XIX secolo. Non importava l’identità, la classe sociale, il grado di istruzione o il mestiere. Queste persone appartenevano a quegli ambienti, e si fondevano con essi in modo quasi mimetico. Molte di esse forse non erano mai state fotografate e forse non avevano neanche mai visto una macchina fotografica. Sebbene a volte venissero riprese di spalle o non fossero l’obiettivo del fotografo, sceglievano con cura gli abiti con cui volevano essere fotografate. Seguendo le istruzioni degli addetti alla macchina fotografica si trasformavano in statue aggrappate a qualunque punto d’appoggio permettesse loro di poter posare durante la lunga esposizione al collodio umido. Con quest’opera parlo della molteplicità di letture che ci offre l’immagine fotografica. In questo caso concreto, rifletto sulla capacità di soffermarsi a osservare quei minimi dettagli che passano inosservati e la possibilità di ribaltare la storia riservando a quei dettagli un luogo privilegiato.
IN VETRINA
Album di stampe su carta all’albumina. Autore: Jean Laurent & Cia, 1870 circa.
Rivista La Ilustración Española y Americana. 12 luglio 1883
Academia Española de Bellas Artes en Roma. La regina Margherita di Savoia visita l’Esposizione artistica.
Mantenendo la promessa fatta nel numero precedente, offriamo alle pagine 41 e 44 due illustrazioni che si riferiscono alla visita compiuta da S.M. la Regina d’Italia, l’intelligente e illuminata Margherita di Savoia, alla Real Academia Española de Bellas Artes, a San Pietro in Montorio, di Roma, in occasione dell’Esposizione delle opere di pittura e scultura degli artisti pensionados, inaugurata lo scorso primo giugno.
Due eccellenti disegni dal vero, degli insigni artisti D. Eugenio de Oliva, pensionado del quarto anno, e D. José Moreno Carbonero, del primo anno, commemorano la visita regale.
Il primo rappresenta l’entrata della Regina nel palazzo spagnolo, dalla porta che accede direttamente al monumentale tempietto del Bramante, quell’illustre architetto del Vaticano e dello storico palazzo della Cancelleria, uno dei più suntuosi di Roma: S.M. appare sull’ultimo gradino della scalinata, tappezzata con un ricco arazzo delle nostre antiche fabbriche; sulla destra si vede D. Vicente Palmaroli, direttore dell’Academia, davanti a tutti i pensionados e ad altri artisti spagnoli: sulla sinistra l’amabile moglie del Sig. Palmaroli porge alla Regina un bel mazzo di fiori; accanto a lei, si china rispettosamente l’Ecc.mo Sig. D. Cipriano del Mazo, ambasciatore di Spagna alla corte del Quirinale; a metà scalinata si trova la Sig.ra Duchessa Sforza-Cesarini, dama d’onore di S.M., e alla sinistra il figlio del direttore dell’Academia; diversi curiosi si accalcano ai lati dell’atrio per contemplare da vicino l’ingresso della moglie di re Umberto I nel palazzo delle Belle Arti di Spagna.
Il disegno del Sig. Moreno Carbonero rappresenta la Regina d’Italia nel salone principale dell’Esposizione, nell’atto di esaminare le produzioni artistiche dei pensionados.
Questi, come già sanno i nostri lettori, ossequiarono Sua Maestà con un delicatissimo presente: sui nastri di raso che pendevano dal bellissimo bouquet di rose e margherite offerto alla Regina dalla signora Palmaroli, il pennello dei signori Moreno Carbonero, Alcaraz e Tejero aveva disegnato scudi dei Re Cattolici, fondatori dell’antico monastero su cui si eleva oggi l’Academia, e miniato con preziose lettere e disegni due semplici iscrizioni commemorative della regale visita.
Testo tratto dalla rivista La Ilustración Española y Americana, p. 35, Madrid, 18 luglio 1883.
Ernst Steinmann Die Sixtinsche Kapelle, vol I e II. München: Verlagsanstalt F. Bruckmann, 1905. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio
“Mi sento enormemente debitore del famoso fotografo romano Domenico Anderson, che per quasi un anno lavorò sulle vertiginose impalcature della Sistina per realizzare le meravigliose fotografie, che in parte conferiscono a questa pubblicazione il suo autentico valore”.
Citazione da Ernst Steinmann en Die Sixtinische Kapelle, vol. 2 Michelangelo, München: Verlagsanstalt F. Bruckmann A.-G. 1905. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio.
La vertiginosa impalcatura nella Cappella Sistina, fotografia di Domenico Anderson (1904), p. 177 | foto 73; in: Ernst Steinmann, Die Sixtinische Kapelle, Bau und Schmuck der Kapelle unter Sixtus IV. Michelangelo, Vol. 2
“Quando ho iniziato a lavorare sul soffitto, per illuminare gli affreschi non avevo altro che la luce del sole, motivo per cui è stato necessario tanto tempo, perché i fasci di luce dovevano essere orientati con l’ausilio di specchi e riflessi, e il lavoro inoltre è stato realizzato su un’impalcatura in legno, il che ha comportato un lento procedere dei movimenti necessari a raggiungere i diversi punti. Allo stesso tempo, però, la semplice possibilità di proiettare la luce ha permesso di registrare integralmente tutti i dettagli necessari all’illustrazione dell’opera di Ernst Steinmann”.
Citazione da Domenico Anderson in: Die Sixtinische Kapelle, vol. 2 Michelangelo, München: Verlagsanstalt F. Bruckmann A.-G.1905. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio.
BIOGRAFIA
VIRGINIA MORANT
Alicante, 1987. Laureata in Belle Arti presso l’Universidad Politécnica di Valencia con una specializzazione in conservazione e restauro. La sua attività professionale inizia in Italia nel 2010, con il restauro di affreschi romani e incisioni rupestri a Brescia e successivamente di opera grafica e libri a Milano. Nel 2013 frequenta il Master in Conservazione e Restauro di Beni Culturali all’UPV e pubblica una ricerca sulla stabilità di stampe fotografiche a getto d’inchiostro. Nel 2014 lavora al Museo di Belle Arti Gravina di Alicante, partecipando al restauro di fondi del Museo del Prado. Nel 2015 si specializza in conservazione e restauro del patrimonio fotografico con corsi internazionali e con la specializzazione in Gestione, Preservazione e Diffusione di Archivi fotografici dell’Universidad Autónoma di Barcellona. Nel 2016 collabora come restauratrice nella Fototeca dell’Universidad di Siviglia. Nel 2017 lavora come tecnica di restauro e conservazione di materiali fotografici al Rijksmuseum di Amsterdam. Dal 2019 Virginia lavora per enti pubblici e privati come il Stadsarchief ad Amsterdam o l’Associazione Henkin Brothers in Svizzera. È inoltre docente al Master di conservazione di fotografia del’Università di Amsterdam e all’Espai d’art Fotogràfic a Valencia.
ÀNGELS VILADOMIU, IL VIAGGIO DI ARCHIVIO
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021
Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022
PROGETTO
IL VIAGGIO DI ARCHIVIO
Il progetto di ricerca artistica proposto prende spunto da un fatto poco noto e studiato: il soggiorno a Roma di tre mesi di Alexander von Humboldt nel 1805. Le Note Romane nel suo quaderno di viaggio ci rivelano un momento di compendio nella fortunata traiettoria dello scienziato. A partire da una determinata idea di esplorazione botanica della città, ciò che Walter Benjamin definisce “botanizzare l’asfalto”, si ricostruisce attraverso le piante l’idea del viaggio d’archivio a Roma.
L’erbario che presento contiene la Flora ruderale di Roma, raccolta in luoghi dal valore archeologico e turistico significativo. Si tratta di zone alterate dagli interventi antropogenici nel corso dei secoli, il cui lo stato di deterioramento favorisce la crescita di piante autoctone, ospiti, vagabonde e migranti.
Lungi dal rigore scientifico del botanico, le specie erborizzate, pressate e indicizzate nei mesi di aprile e maggio corrispondono a due tipi di habitat: quello verticale e quello orizzontale, che si dipanano come la topografia stessa della città, organica per la caoticità urbana e geografica.
A Roma, la cosiddetta flora spontanea colonizza tutto, si fa largo tra pietre e pareti, e condivide il ruolo di protagonista con acquedotti, monumenti e rovine. Qui la vegetazione si adatta alle pieghe della città, la sua struttura porosa e screpolata accoglie ricchi biosistemi che ci parlano dei diversi periodi della nostra storia.
OPERE
l viaggio di archivio prende la forma degli erbari scientifici in cui ogni specie è stata pressata, indicizzata e fissata con diverse tecniche su un foglio di cotone. Allo stesso modo ogni pianta si presenta con un supporto espositivo e una scatola d’archivio. Delle 50 specie raccolte sono state selezionate le più rappresentative, quelle che ci permettono di ricostruire le derive botaniche di Humboldt e della Roma attuale. Si tratta di piante comuni (senza alcun interesse apparente ma che rappresentano il vasto biotopo delle nostre città e che alcuni specialisti denominano meticciato vegetale planetario).
Parallelamente si espone una serie di lamine realizzate con cartoline, grafici, immagini e testi, in cui troviamo riferimenti alle “note romane” di Humboldt ma anche a una determinata visione romantica della Roma turistica. Humboldt concepiva le piante strettamente legate alla politica e all’economia, per lui le piante potevano spiegare tanti aspetti sia della società e dell’umanità che della natura.
Elenco di specie , habitat verticale (V) / habitat orizzontale (H):
Acanthus mollis (H)│Adiantum capillus-veneris (V)│Allium roseum (H) │Antirrhinum majus (V) │Anthriscus nitidus sylvestris (H) │Arenaria leptoclados (H)│Asparagus acutifolius (V)│Asplenium trichomanes (V)│Baptisia Tinctoria (h)│Bellis perennis (H)│Capsella bursa-pastoris (H)│Campanula erinus (H)│Capparis spinosa (V)│Carduus nutans (h)│Centaurea calcitrapa (H)│Centranthus ruber (V)│Sylibum marianum (H)│Cymbalaria muralis (V)│Diplotaxis muralis (h)│Discorea elephantipes (V)│Erodium circutarium (H))│Ficus carica (V)│Galium murale (H)│Geranium pusillum (h)│Hedera helix (V)│Hypochaeris achyrophorus (h)│Ipomea imperati (H)│Leopoldia comosa (H)│Micromeria graeca (h)│Papaver rhoeas (h)│Papaver dubium (h)│Parietaria judaica (V)│Piptatherum miliaceum (H)│Ranunculus acris (h)│Raphanus raphanistrum (H)│Robinia pseudoacacia (h)│Ruta chalepensis (h)│Sambucus (H)│Saxifraga tridactylites (h)│Sedum sediforme (H)│Solanum nigrum (H)│Sonchus tenerrimus (V)│Tamus communis (H)│Teucrium flavum (h)│Trachynia distachya (H)│Trifolium scabrum (H)│Umbilicus rupestris (V)│Urtica dioica (H)│Valantia muralis (h)│Vulpia ciliata Dumort (H)
*Le specie in cursivo sono in mostra
BIOGRAFIA
Àngels Viladomiu
BARCELLONA, 1961. Artista visiva, dottorato in Belle Arti all’Universidad de Barcelona. La sua ricerca esplora le connessioni tra arte, botanica e dendrologia attraverso progetti artistici interdisciplinari. Per lo sviluppo dei suoi progetti collabora abitualmente con specialisti in botanica, briologia, orticultura e giardinaggio. Una parte della sua ricerca si è incentrata sullo studio delle collezioni degli erbari storici e si è svolta presso: Institut Botànic di Barcellona; Botanische Sammlung-Goethe National Museum-Klassik Stiftung di Weimar; Institut für Spezielle Botanik del Giardino Botanico di Jena, Herbarium Haussknecht Friedrich-Schiller-Universität Jena, tra gli altri.
Ha una lunga traiettoria di mostre nazionali e internazionali in centri d’arte, musei e gallerie, come Fundación Miró di Barcellona; ARTIUM Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo,
Vitoria-Gasteiz; Galería Moriarty, Galería Fúcares, Madrid. La sua opera è rappresentata in diverse collezioni pubbliche e private come Col·lecció Testimoni, Barcellona; Colección Fundación Coca-Cola. Centro de Arte Contemporáneo DA2, Salamanca; Colección del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid.
È docente nella facoltà di Belle Arti dell’Universidad de Barcelona e attualmente coordina il Master ufficiale PRODART. Producción y investigación artística della stessa università.
LEIRE VERGARA, SPACE IS THE PLACE/THE PLACE IS SPACE
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021
Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022
PROGETTO
SPACE IS THE PLACE/THE PLACE IS SPACE
In qualche luogo lontano: Roma
“A me interessa l’impossibile, perché il possibile è già stato fatto e non è cambiato nulla” (Sun Ra)
Nel 1977, Sun Ra atterrò sulla Terra, in Italia, con l’obiettivo di compiere una missione speciale a Roma: teletrasportare gli abitanti della città su un altro pianeta attraverso la musica. A tale scopo, portò con sé alcuni fedeli, tra cui il batterista Luqman Ali e il cantante Thomas Thaddeus alias Eddie Thomas. L’evento venne inciso su nastro ma fu solo nel 2015 che Record Store Day lo pubblicò in un doppio album dal titolo In Some Far Place: Roma ‘77. Tra le canzoni incise e raccolte figura Space is The Place.
In qualche luogo lontano: Roma è il titolo del programma svolto a Roma nell’ambito del progetto di ricerca di Bulegoa z/b Space is The Place/The Place is Space, il cui obiettivo è analizzare il ruolo dell’arte come pratica critica che offre strumenti per fermarsi, osservare e situarsi nel mondo, per generare situazioni e immaginare modi di vivere e di produrre spazio. Strutturato in incontri periodici, ha assunto diverse forme, quali presentazioni, proiezioni, conferenze, passeggiate, azioni sul territorio e diverse produzioni artistiche.
In qualche luogo lontano: Roma parte dalla città di Roma come “luogo” dal quale concentrarsi e soffermarsi su alcuni gesti di resistenza del passato che ancora oggi attraversano il presente e si proiettano verso il futuro. Mediante la creazione di un gruppo di studio che è stato attivo tra il maggio e l’ottobre del 2021, il programma si è snodato a partire dai contributi di un insieme di invitati/te: artiste, curatrici, autori/trici, registi/te, architetti/te, storici/che e pensatori/trici con legami precedenti, continuativi o immaginati con la città di Roma.
Gli/le invitati/te sono stati: Giulia Crispiani, Patrizia Rotonda, Sara Benaglia, Arnisa Zeqo, Giulia Damiani, Sara Giannini, Miren Jaio, Susana Talayero, Silvano Agosti, Liryc De La Cruz, Giovanna Zapperi, Stalker, Alvin Curran e William (Bill) Dougherty.
Nella mostra Processi 148 si includono materiali del programma di attività e la sceneggiatura di un film girato in super 8 e realizzato dal gruppo di studio a mo’ di conclusione del processo collettivo.
Il film In qualche luogo lontano: Roma (2021) è un’opera di paternità condivisa tra Usua Argomaniz, Matias Ercole, Giovanni Impellizzieri, Olmopía, Alice Penconi, Cecilia Spetia, Marcela Szurkalo e Leire Vergara. L’anteprima si è proiettata venerdì 15 ottobre 2021 al Teatro Cantiere, Via Gustavo Modena 92, 00153 Roma.
BIOGRAFIA
LEIRE VERGARA
Leire Vergara è curatrice indipendente, dottorato al Goldsmiths College University of London e membro di Bulegoa z/b. Ha curato numerosi cicli ed esposizioni. Tra gli altri: Las imágenes recurrentes. Sobre las condiciones materiales de su retorno (con Pablo Martínez), MACBA, Barcellona (2017), La pantalla negra o blanca: el poder de ver imágenes juntos XXIII Jornadas de la Imagen CA2M, Madrid (2016), Jose Mari Zabala Écfrasis. Bideolanak 1986-2016, CarrerasMugica, Bilbao (2016), Dispositivos del tocar: Imaginación curatorial en los tiempos de las fronteras expandidas, Trankat, Tétouan (2015). Dal 2009 al 2005 ha lavorato come curatrice-capo a Sala Rekalde. Dal 2002 al 2005 è stata co-direttrice di DAE-Donostiako Arte Ekinbideak (con Peio Aguirre), progetto associato ad Arteleku. Dal 2016 imparte il corso Curating Positions nel Master di Arte del Dutch Art Institute, ArtEZ University of the Arts, Arnhem.
Bulegoa z/b è un ufficio di arte e conoscenza fondato nel 2010 e situato nel quartiere Solokoetxe di Bilbao. È un luogo di incontro tra la pratica e la teoria incentrato sulla produzione, la discussione, lo scambio di idee e la materializzazione di progetti artistici. Fanno parte di Bulegoa z/b Beatriz Cavia, Miren Jaio e Leire Vergara. Silvia Coppola è assistente di produzione.
MIGUEL DE TORRES, IL PANE DELL’ACADEMIA DE ESPAÑA
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021
Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022
progetto
Il pane dell’Academia de España
L’idea del progetto nasce dall’esperienza di alcuni laboratori di elaborazione del “pane delle tre culture” che ho sviluppato appositamente per Madrid Fusión nel 2012.
Il pane è unione di tre culture, è ambasciatore, è condivisione. La compagnia è il pane condiviso. Il pane è sincretismo della cultura mediterranea, e quella della Spagna e dell’Italia in particolare.
Il progetto si è incentrato sulla creazione di un pane con una personalità tutta sua. Un pane che sorge letteralmente dall’aria della Real Academia de España, in cui funghi panificabili dormienti, latenti, aspettano una massa, il loro alimento, per colonizzarla. Un pane riconoscibile e conosciuto nella città di Roma. Un pane che rappresenta la Real Academia de España e la tradizione panificatrice di Spagna e Italia.
Il risultato è un pane a cui partecipano le tecniche della pasta sfoglia, un pane che incorpora l’amaro presente nella gastronomia italiana. La pianta, taraxacum oficinale, raccolta nei giardini dell’Accademia, apporta questo punto amaro.
RECETA Y SACRIFICIO PARA 4 PIEZAS DE PAN (ESCRITO CON CARLOS PARDO)
BIOGRAFIA
miguel de torres
Stilista gastronomico. Collabora con i giornali dal 2007 e ha all’attivo più di 3.000 ricette e foto gastronomiche pubblicate. Nel 2012 crea a Madrid la scuola “Pan y cebolla”, specializzata nel pane e nelle cucine del mondo, e partecipa come invitato al festival gastronomico Madrid Fusión negli anni 2012, 2013 e 2014 con diverse proposte relative all’arte e alla gastronomia.
Dal 2015 collabora con l’artista José Maria Sicilia a progetti di arte e gastronomia che si concretizzano fino ad oggi in tre viaggi in Giappone con diversi interventi in templi, scuole e mostre. Collabora con l’Instante Fundación dal 2016. Frutto di questa collaborazione, espone con l’artista Juan Mitani la creazione “Origami y fermentos”.
Attualmente lavora con l’artista e incisore Denis Long (edizioni Denis Long) alla creazione di un libro artistico di gastronomia.
ELO VEGA, DE SCULPTURA
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021
Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022
PROGETTO
DE SCULPTURA
Il titolo è preso dal trattato rinascimentale De sculptura, pubblicato nel 1504. Il suo autore, Pomponio Gaurico, afferma che “nell’antica Roma il popolo immaginario delle statue (populus fictus) era pari a quello delle persone vive”. Attualmente, a quel popolo immaginario delle immagini bisogna aggiungere quelle che abitano i più o meno nuovi media, in cui il numero è infinitamente più grande di quello degli abitanti del pianeta. Non è con la loro onnipresenza che si espleta la funzione esemplare che svolgevano le statue? Fino a che punto in questa iconografia sopravvive e si diffonde – e allo stesso tempo si evolve e si trasforma – il discorso patriarcale che pretende la subordinazione delle donne, il ruolo accessorio della loro immagine, la loro denigrazione, il loro asservimento?
Nel frattempo, quelle statue si contemplano oggi, con devozione, all’interno dei musei e le loro infinite repliche sono fruite come souvenir. Ricordi. Promemoria. Ingenui manufatti che impercettibilmente ma senza sosta trasmettono un avvertimento, una minaccia rivolta a tutte le donne: essere oggetto di violenza non è un evento eccezionale, ma una parte essenziale alla base dell’ordine sociale.
L’espressione de sculptura (sulla scultura, della scultura), agli occhi, alle orecchie degli ispanofoni può suggerire l’idea di descultura, di desescultura, di una scultura alterata, capovolta. Allo stesso modo, in italiano, il verbo esculpir è scolpire. Laddove colpire (in castigliano golpear) crea un gioco di parole che ci permette di leggere la “s” iniziale come una particella privativa, simile al prefisso spagnolo “des”, invertendone così il significato: des-golpear, de-colpire. Il nostro lavoro di rilettura critica della scultura, delle mitologie della figura scultorea e delle sue mutazioni nella cultura consumista, mira a identificare le velature, gli eufemismi, le mimetizzazioni di quella violenza storicamente subita dalle donne per millenni, per visualizzarla, neutralizzarla, ribaltarla, smantellarla.
OPERE
SPOLIA (RAPTAE)
TECNICA: Souvenir (resina e marmo), vetro e ricami su cotone.
Misure variabili
Telaio: 116 x 54 cm.
L’arte e la cultura sono storicamente state un potente e sottile strumento di legittimazione della violenza misogina. I capolavori della scultura classica contribuiscono, grazie al loro prestigio artistico, a rendere invisibile la brutalità dei fatti che rappresentano: uomini che rapiscono, violentano e mutilano donne.
SPOLIA (CAPTAE)
TECNICA: Souvenir (resina e marmo), vetro e ricami su cotone.
Misure variabili
Telai: 116 x 54 cm e 116 x 46 cm.
Le grandi opere d’arte (e le loro riproduzioni commerciali a forma di souvenir) rappresentano un meccanismo ideale per la diffusione del mandato di obbligatoria bellezza che lo sguardo maschile si aspetta dalle donne. La femminilità che il patriarcato ordina non soltanto pretende apparenza di eterna giovinezza, bensì anche obbedienza e silenzio.
COLPIRE
Libro d’artista
250 esemplari numerati.
16,5 x 21 cm.
144 pp.
L’obiettivo della selezione di immagini raccolte in questo saggio visivo si sintetizza nel titolo: S-colpire è un gioco di parole che svela all’interno del verbo scolpire la parola colpire. Si tratta di una rilettura critica dell’immaginario femminile, che mira a de-colpire, smontare, ribaltare, smantellare quella violenza.
FILO ROSSO #1
TECNICA: Stampa digitale e serigrafia su carta Hahnemühle 310 gr
110 x 85 cm.
Le due opere appartenenti alla serie intitolata Filo rosso sottolineano il modo in cui la violenza simbolica contro le donne che si mostra e si diffonde attraverso la statuaria classica sopravvive e si manifesta in espressioni culturali contemporanee, come i mass media e la pubblicità commerciale.
FILO ROSSO #3
TECNICA: Stampa digitale e serigrafia su carta Hahnemühle 310 gr
110 x 85 cm.
Le due opere appartenenti alla serie intitolata Filo rosso sottolineano il modo in cui la violenza simbolica contro le donne che si mostra e si diffonde attraverso la statuaria classica sopravvive e si manifesta in espressioni culturali contemporanee, come i mass media e la pubblicità commerciale.
BIOGRAFIA
ELO VEGA
Artista visiva e ricercatrice, dottoressa in Investigación en Artes y Humanidades.
Ha svolto residenze accademiche internazionali presso l’Ecole de Beaux-Arts di Nantes; la Facultad de Filosofía y Letras nella Benemérita Universidad di Puebla; Facultad de Filosofía y Letras dell’Universidad Autónoma della Baja California; nel Programa de Estudios de Género della Universidad Nacional Autónoma de México.
Il suo lavoro tratta questioni sociali, politiche e di genere da una prospettiva femminista antipatriarcale, attraverso progetti artistici che sono allo stesso tempo dispositivi di critica della cultura come strumento politico: produzioni audiovisive, mostre, pubblicazioni, interventi in spazi pubblici, lavori in rete, corsi e laboratori che affrontano i processi di generazione e riproduzione di ideologia e costruzione di identità.
Ha partecipato a progetti di pedagogia collettiva ed esposizioni, riguardanti in particolar modo la costruzione della storia, la memoria e le identità, in numerose istituzioni culturali d’Europa e America Latina, tra cui: CAAC (Siviglia), CAAM (Las Palmas de Gran Canaria), CCCB (Barcellona), CGAC (Santiago de Compostela), MACBA (Barcellona), Museo ICO (Madrid), MNCARS (Madrid), Museu Picasso (Barcellona), IVAM (Valencia), MUSAC (León), Es Baluard (Palma di Maiorca) o il MAC di Santiago del Cile.
www.elovega.net