PEDRO LUIS CEMBRANOS – Processi 151

PEDRO LUIS CEMBRANOS, L’ORDINE DELLA COMUNITà


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

L’ORDINE DELLA COMUNITà, IL PROGETTO 

Costruiremo un edificio che possa ospitarci tutti, in questo paese di foreste, pascoli e potenti corsi d’acqua.

Ci saranno 1.620 abitanti; non uno di più, non uno di meno. Avrà una superficie di 43.512 m2, distribuita su sette piani – con il piano superiore sempre più piccolo di quello sottostante – e sarà, fin nei dettagli più superflui, adeguata alla misura di donne e uomini.

Assomiglierà in parte a una piramide egizia, in parte a un gigantesco tumulo etrusco, anche se in realtà avrà la forma di una grande nave.

All’ultimo piano lasceremo che il territorio che ci circonda, i fiumi e le foreste, abitino il terrazzo; e non solo si posino su tutti noi, ma penetrino attraverso ogni angolo dell’edificio, attraverso ogni buco e fessura del tetto, fino a diventare parte delle nostre postazioni di lavoro, fino a far diluire la nostra costruzione nell’ambiente fisico.

A tal fine, pianteremo tutte le specie vegetali che possono attecchire nelle nostre terre, o in giardini da serra. Ci ripareranno dal sole e dalla neve e ci forniranno cibo.

I loro tronchi saranno i pilastri del nostro edificio, i loro rami le nostre case e i loro fiori e frutti disegneranno le forme del nostro palazzo.

 

La forma fondamentale sarà l’esagono

Su cui si fonderà tutta la nostra costruzione;

Dal più grande al più piccolo.

 

Ogni piano avrà tre falangi: dal cielo sembrerà una stella marina multicolore a tre braccia. E al centro del nostro edificio ci saranno il tempio, i servizi segreti, la torre di avvistamento, le comunicazioni, l’osservatorio, i sistemi informatici, la campana cerimoniale e il cortile d’inverno, ornato di piante resinose e riparato dal cortile principale.

Un’ala della costruzione dovrà essere dedicata alle funzioni pacifiche, alle sale da pranzo, alla biblioteca, alle sale per lo studio. Un’altra ala dovrà ospitare tutti i laboratori rumorosi, che si tratti di falegnami, lavoratori del martello, forgiai o apprendisti clarinettisti. L’ultima ala dell’edificio ospiterà vari centri per il tempo libero, sale da ballo e alloggi per i viaggiatori.

Gli immensi corridoi e passaggi interni saranno strade a volta, calde d’inverno e ben ventilate d’estate, a formare grandi passerelle considerate come sale di riunione, con una profusione di alberi e piante da interno.

 

Classificheremo ogni aspetto del passato e del presente come parte di un sistema integrale, totalizzante, governato dalla scienza. Ed è così che riusciremo a regolare le disuguaglianze e a trasformare la specie.

Ogni giovane imparerà una professione, sempre nell’ambito delle proprie attitudini. Il nostro linguaggio comune sarà aperto a molteplici interpretazioni, ma l’estetica ci dirà tutto ciò che dobbiamo sapere. E anche se il nostro destino collettivo comporterà un enorme sacrificio, saremo tutti una cosa sola, lavorando instancabilmente per l’eternità.

 

Nel corso del tempo, l’edificio sarà ampliato con una serie di annessi, che ospiteranno vari centri di formazione, salute e tempo libero. Ciascuno dei luoghi di lavoro, delle aree abitative, delle infermerie, delle scuole e degli spazi per il tempo libero sarà governato dalla natura e dalla storia.

 

La nostra organizzazione sociale si baserà su un sistema di emergenza, in cui l’informazione è diretta dal basso verso l’alto, per uno sfruttamento equilibrato delle risorse.

Avremo orari e menù prestabiliti, composti dai migliori prodotti dei nostri raccolti, sempre alla ricerca della perfezione nella loro coltivazione. E questa raffinatezza si estenderà a ogni aspetto dei nostri spazi comuni: al design della loro architettura, all’arredamento delle nostre case, a ogni manifattura o abito e a ogni luogo di lavoro.

 

Educheremo i nostri figli alla conoscenza delle leggi della natura, e saranno loro a ordinare la comunità. Per questo incoraggeremo l’istinto nel campo del lavoro e il desiderio e la passione del corpo nel campo sentimentale, intendendo la morale come un agente estraneo alla natura e alla concordia.

L’ordine della comunità nasce dall’uso armonioso dei sensi e dal flusso del piacere.

In questo modo prepareremo le nostre figlie e i nostri figli alla cucina e all’opera, alle scienze e alle arti.

Un tribunale dei minori giudicherà i reati e i maltrattamenti commessi nei confronti di qualsiasi animale, sia esso quadrupede, uccello, pesce o insetto.

Ciò richiederà la promozione di qualità che il vecchio ordine considera inutili, come la finezza dell’orecchio musicale.

Allo stesso modo, seguiremo regole opposte alle idee filosofiche, includendo un buon numero di celibi; solo una decima parte sarà composta da capitalisti, artisti e saggi, che si occuperanno della formazione di legami di alta meccanica, della varietà infinita e del minimo consumo.

 

Non intendiamo la famiglia come consanguineità, ma come un gruppo impegnato che non ricorre ai legami di sangue, della morale, della necessità o dell’obbligo.

 

Puniremo l’avarizia, l’aggiotaggio, l’usura, il monopolio, l’adulterazione, la frode, la concentrazione e lo spreco di beni e alimenti. Così come l’uso di pane di patate, vino di legno, stoffe scadenti, aceti e oli artificiali, caffè di cicoria e ogni prodotto che non tenda all’eccellenza e alla raffinatezza dei sensi.

La nostra banca avrà un orto, un granaio, una cantina, una cucina, una farmacia e un’officina comunitaria, e remunererà i suoi interessi in lana, attrezzi, frutta e legumi.

 

Con il tempo, dopo vari periodi, ci saranno nel mondo un totale di 2.985.984 comunità come la nostra, amministrativamente indipendenti.

La perfezione delle colture regolerà l’atmosfera e la temperatura del pianeta, prevenendo il caldo e il freddo eccessivi e i disastri causati da siccità e tempeste.

Un esercito di lavoratori ricostruirà il volto del mondo, trasformando i deserti in fecondissime regioni e i poli in aree abitabili.

Ma non abbiamo nostalgia delle bugie sui piaceri della campagna racchiuse nelle buffonate pastorali dei poeti:

nelle nostre acque e boschi, il coltivatore parteciperà alla foresta.

Questo stato di armonia favorirà inizialmente l’impianto di vigneti a latitudini semi-torride, dove si raccoglieranno in abbondanza vini come Cipro, Madera, Sherry, Porto o Calabria.

L’avicultura o la pesca saranno sviluppati all’estremo in un’ottica di sostenibilità.

 

L’insieme di falangi che popolano il globo si sforzerà di far aspirare tutte le manifatture alla massima perfezione, per ridurre in ultima analisi il tempo consumato dalla popolazione nella loro produzione e nel lavoro di fabbrica.

 

Verità, Giustizia, Bellezza e Amore.

Costruendo su queste fondamenta, il nostro edificio sarà eretto, alla ricerca di un ordine nuovo.

 

Ringraziamenti

Gianmaria Baro (Visitor Centre – Città Industriale Ivrea)

Beniamino De’ Liguori (Fondazione Olivetti)

Mariangela Michieletto (Centro Sperimentale di Cinematografia – Ivrea)

Paolo Palmieri (SIB Management Company – Palazzo Uffici Olivetti)

Raynaldo Perugini (Casa Albero)

Immacolata Tartaglia (SIB Management Company – Palazzo Uffici Olivetti)

Luz Santos Rodero

Personale della Real Academia de España en Roma

Elena Testa (Centro Sperimentale di Cinematografia – Ivrea)

Cristina Zanardi (Visitor Centre – Città Industriale Ivrea)

Alberto Zambolin (Officine ICO – Ivrea)

 

E, in particolar modo, tutte le compagne dell’Academia de España en Roma.

 

SU PEDRO LUIS CEMBRANOS


PedroLCembranos

Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in paesi come Germania, Romania, Cuba, Regno Unito, Brasile, Francia, Portogallo, Slovenia e Belgio.

Ha ricevuto vari premi e borse di studio per la creazione, come la Multiverso a la Creación en Videoarte della Fundación BBVA, Beca Casa de Velázquez, Beca Propuestas della Fundación Arte y Derecho, Beca ArtistaXArtista a L’Avana, InstitutFrançais-AC/E a Parigi, Essaouira Contemporary Art Centre in Marocco, Pilar Juncosa and Sothebys della Fundación Joan Miró a Mallorca, Centro Portugués de Serigrafía di Lisbona, la borsa di studio della Fondazione Druckvereiningung in Germania, las Ayudas a la Creación en Artes Visuales de la Comunidad de Madrid, Ayudas a la Movilidad Internacional de Creadores de Matadero-Madrid in Brasile, il premio Jóvenes Creadores de la Calcografía Nacional, il Premio Nacional de Grabado del MGEC o los Premios Generación 2003 e Generación 2006.

Web: https://www.pedroluiscembranos.com

LIDIA GARCÍA – Processi 151

LIDIA GARCÍA

“TARANTELA SEVILLANA”: STELLE DELLA CANZONE SPAGNOLA IN ITALIA


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 |  MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

SCHEDA TECNICA

Lidia García

2024

Anteprima della stagione speciale del podcast ¡Ay, campaneras! in cui saranno raccolti i risultati di questa ricerca. Gli episodi completi possono essere ascoltati, così come quelli precedentemente pubblicati, al seguente link: https://open.spotify.com/show/3Qja8I1Sj9nU6NrK4KCIFR

 

“TARANTELA SEVILLANA”: STELLE DELLA CANZONE SPAGNOLA IN ITALIA

 

Le carriere artistiche di Lola Flores, Carmen Sevilla e Sara Montiel presentano numerosi legami con l’Italia: il debutto cinematografico di Flores sotto la regia di Fernando Mignoni, la partecipazione di Sevilla alla coproduzione italo-spagnola Pan, amor y… Andalucía (Javier Setó, 1958) – quarto capitolo della saga con Vittorio De Sica – nonché i vari attori italiani con cui Montiel lavorò in film molto noti come La violetera (Luis César Amadori, 1958) sono solo alcuni esempi. Questo progetto di ricerca – i cui risultati prenderanno la forma di un libro e di un podcast divulgativo – mira a esplorare i legami tra queste tre popolari star del cinema e della canzone spagnola e il panorama culturale italiano del loro tempo, affrontando così il rapporto simbiotico tra la cultura popolare spagnola e quella italiana della metà del Novecento.

 SU LIDIA GARCÍA


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Lidia García García (Montealegre del Castillo, 1989) ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’arte presso l’Università di Murcia con una tesi sulla copla e pratiche camp. Laureata in Scienze Umanistiche presso l’Università di Alicante, ha vinto il primo premio nazionale nella categoria Scienze sociali e umanistiche nel XV Certamen de Introducción a la Investigación Científica del Ministerio de Educación, Cultura y Deporte. Autrice del podcast ¡Ay, campaneras! e del libro dallo stesso titolo, collabora regolarmente ai programmi Mañana más di Radio Nacional de España e La Ventana di Cadena Ser.

https://www.instagram.com/lidiagarg/

https://twitter.com/thequeercanibot

RUBÉN OJEDA GUZMÁN – Processi 151

RUBÉN OJEDA GUZMÁN, LA MACCHINA DEL FUMO


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

SCHEDA TECNICA

La macchina del fumo

Rubén Ojeda Guzmán

2024

 

Macchina del fumo (o fumigatore)
Legno, metallo, oggetti trovati, luce led e argilla
Dimensioni variabili
2024

Universal Declaration of Human Rights
Fumo su carta
150 x 10.000 cm (1 di 4 rotoli)
2023-2024

I fumigati (serie da 16)
Fumo su carta patinata
30 x 25 cm

Non plus ultra
Strisce led e metallo
220 x 100 cm
2024

Autoritratto ai 33 (retro)

Fumo su carta

275 x 140 cm

2024

Autoritratto ai 33 (come la discesa di Prometeo)

Fumo su carta
190 x 140 cm
2024

Scudo imperiale

Frottage su carta
100 x 70 cm
2024

Topo

Argilla
5 x 8 x 15 cm
2024

 

LA MACCHINA DEL FUMO, IL PROGETTO

La proposta per la mostra Processi ruota attorno al processo produttivo stesso dell’artista. La maggior parte delle opere che ho realizzato durante la residenza le ho fatte su un dispositivo centrale, chiamato macchina del fumo o fumigatore, composto da “oggetti trovati”: una scala, una cornice abbandonata, tre cavalletti e poco altro. È stato questo marchingegno a permettermi di scrivere la Dichiarazione dei Diritti Umani con il fumo, fare delle cortine fumogene e di stampare corpi su carta fumé.

Il progetto è nato dal mito di Prometeo che, oltre a essere una metafora della natura tecnica degli esseri umani, è la tragica allegoria dello scultore-artefice della nostra specie. Poiché Prometeo è eternamente punito per aver dato il fuoco agli esseri umani, ho trovato più congruente concentrarmi sul fumo che sul bagliore stesso.

Il fumo come materiale è una sostanza che, dal mio punto di vista, manifesta adeguatamente lo spirito del nostro tempo: in un contesto che ci rende testimoni della crisi ambientale, della catastrofe dei diritti umani, dei crimini di guerra, della militarizzazione su scala mondiale e della precarizzazione della vita, ben poche certezze ci sono nelle nuvole di fumo.

 

PORCA MISERIA, ALONSO GIL Y RUBÉN OJEDA GUZMÁN

Porca Miseria è il titolo di una mostra concepita per essere presentata presso la norcineria Iacozzilli a Trastevere, nei pressi della piazza di San Cosimato. Le opere realizzate erano state pensate per essere circondate da prosciutto, salsicce, polpette, guanciale e, soprattutto, porchetta. Tuttavia, avendo sfidato le autorità italiane, la mostra non ha mai avuto luogo.

Porca Miseria è un’espressione colloquiale di stupore, rabbia, fastidio o delusione. È un modo molto italiano di maledire la sfortuna che si usa quando qualcosa va storto e denota frustrazione o disagio. D’altra parte, per noi era evocativo anche l’elemento del porco e della carne, in quanto temi ricorrenti nel nostro lavoro.

Grazie ai nostri interessi comuni e alla vicinanza dei nostri argomenti artistici, abbiamo instaurato una dinamica di produzione collaborativa che, nella maggior parte dei casi, ha dissolto l’autorialità. Dopo aver messo in piedi una sorta di laboratorio di argilla, luci, assemblaggio di oggetti trovati e readymade rimaneggiati, sono cominciate a fiorire opere che strizzavano l’occhio al selvaggio, al cannibalismo, al caso truccato, il tutto avvolto nel fumo nero emanato dalle nostre teste.

I pezzi ora esposti a Processi 151 sono diventati documenti di ciò che è diventata una voce inespressa di una grande mostra.

 

 SU RUBÉN OJEDA GUZMÁN


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Rubén Ojeda Guzmán (Oaxaca, Messico, 1991) è un artista concettuale che utilizza diversi media come l’installazione, il disegno e la scrittura. Al centro del suo lavoro c’è l’idea dell’arte come campo di battaglia verso un’iscrizione storica. Attraverso il suo lavoro, ha costruito una visualità a partire dalla cultura della scarsità, del debito e della diaspora.

Ha conseguito un Master in Storia dell’Arte Contemporanea e Cultura Visiva presso il Museo Reina Sofía nel 2022 e si è laureato con lode in Belle Arti presso l’Universidad de las Américas, Puebla (UDLAP) nel 2014.

È stato artista in residenza presso la Fundación Silos nel 2023 e presso Air-Montreux in Svizzera nel 2020. Ha ricevuto una menzione d’onore nel Programa Acelerador de Artistas Latinoamericanos del Boom Art Community (Spagna, 2023), la borsa di studio Jóvenes Creadores del FONCA (Messico 2014-2015), il premio IMACP del Salón de Arte Universitario IMACP (2015) e uno dei premi Sala Joven del Museo de los Pintores Oaxaqueños (2012).

Ha tenuto mostre personali in Messico, Svizzera e Spagna e le sue opere sono state esposte collettivamente in Svezia, Brasile, Norvegia, Stati Uniti e Inghilterra. Alcune delle sue opere sono presenti nelle collezioni di DiGoodCollection (Spagna), Air-Montreux (Svizzera), Museo de la Cancillería e Toledo-INBA (Messico), oltre ad altre collezioni private in Europa e Messico.

Web: https://www.rubenojedaguzman.com/
Instagram: @rubenojedaguzman

CARMEN NOHEDA – Processi 151

CARMEN NOHEDA

L’ACCADEMIA DI SPAGNA IN ASCOLTO: ARTE SONORA RISONANTE


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 |  MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

SCHEDA TECNICA

UN SOLO ISTANTE I PALPITI

Carmen Noheda

2024

Rame, monitor fetale, cavi d’acciaio, suono

Carmen Noheda in collaborazione con Óscar Escudero

L’installazione sonora Un solo istante i palpiti abbraccia l’esperienza sonora di un palpito impossibile. La sua memoria corporea sorvola L’elisir d’amore (1832) di Gaetano Donizetti e Palpiti (1984) di Juan Hidalgo, il quale godette degli eterni tanka giapponesi durante la sua permanenza a Roma.

 

L’ACCADEMIA DI SPAGNA IN ASCOLTO: ARTE SONORA RISONANTE, IL PROGETTO 

La Real Academia de España en Roma, con un tratto di vita, attivò l’ascolto dell’arte sonora spagnola nell’edizione 1993 del RomaEuropa Festival. Quel 6 luglio venne presentata in anteprima A-Roving di Eduardo Polonio, una guida di viaggio che, a mo’ di glossa, si muoveva attraverso la poesia di Lord Byron: “So We’ll Go No More a Roving”. Questo “non andremo più da una parte all’altra” è una storia raccontata in spagnolo sull’architettura di Roma. Il grand tour nei nuovi scenari dell’arte elettronica fu la proposta che i curatori Nicola Sani e Colette Veaute lanciarono insieme a una richiesta: immaginare suoni per uno spazio scenico inedito, il chiostro dell’Academia de España en Roma. Altrettanto impossibili sono le architetture immaginarie a cui invita Italo Calvino in Le città invisibili. Con lo stesso titolo, l’arte sonora spagnola riunì nel chiostro dell’Accademia coloro che avevano iniziato l’esplorazione dei nuovi ascolti dal programma Ars Sonora della Radio Nacional de España: José Iges e Concha Jerez, Llorenç Barber, Isidoro Valcárcel Medina, Francisco Felipe, Emiliano del Cerro, Pedro Elías, José Luis Carles e Luc Ferrari. Nel 1994, la citazione di Calvino, essenza delle Città invisibili, si concretizzò nel progetto discografico Ríos invisibles, con l’intento di “far durare e dare spazio al suono”. Nel 1994, l’Academia de España en Roma funse da palcoscenico per la sua presentazione con le performance radiofoniche Ta te ti to tu di Esther Ferrer, Earth Gods di Emiliano del Cerro o La ciudad de agua, di José Iges e Concha Jerez, opera sonora ospite del Sound Corner 72, diretto da Anna Cestelli all’Auditorium Parco della Musica. A distanza di trent’anni, il progetto curatoriale L’Accademia di Spagna in ascolto recupera la memoria dell’arte sonora spagnola all’interno e a partire dall’Academia de España en Roma e i suoi legami creativi italo-spagnoli, “da una parte all’altra”, ancora risonanti.

 

SU CARMEN NOHEDA


Carmen noheda

Carmen Noheda è una ricercatrice post-dottorato Margarita Salas presso il Centre for Research in Opera and Music Theatre (University of Sussex). Nel 2021 ha difeso la sua tesi di dottorato sull’opera spagnola contemporanea presso la Universidad Complutense di Madrid, vincendo il premio straordinario di dottorato.

Ha una laurea in storia e scienze della musica (UCM) e un diploma di perfezionamento in clarinetto conseguiti presso il Real Conservatorio Superior de Música de Madrid, con premi straordinari per entrambi. Tra il 2015 e il 2019 ha usufruito di un contratto di pre-dottorato per la formazione universitaria dei docenti presso il Dipartimento di Musicologia dell’UCM ed è stata ricercatrice in visita presso Seoul National University, University of California Los Angeles e Universidade Federal do Rio de Janeiro. Ha lavorato nell’archivio musicale del compositore Luis de Pablo (ICCMU-SGAE) e sta sviluppando il progetto “Mujeres y liderazgo musical: Redes artísticas, desafíos y alianzas feministas por la igualdad de género” dell’Instituto de las mujeres..

Attualmente è ricercatrice post-dottorato Juan de la Cierva presso l’ICCMU e collabora regolarmente con Teatro Real, Teatro de la Zarzuela, OCNE, CNDM, Fundación Juan March, ORCAM, OEX o Radio clásica de RNE. La sua linea di ricerca si concentra sulla creazione musicale contemporanea in Spagna.

Twitter: https://twitter.com/carmennoheda
Instagram: @carmennoheda

ALEX RODRÍGUEZ SUÁREZ – Processi 151

ALEX RODRÍGUEZ SUÁREZ

LE CAMPANE DI ROMA: UN PATRIMONIO ARTISTICO SCONOSCIUTO


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 |  MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

Le campane di Roma: un patrimonio artistico sconosciuto, il progetto

Le campane di Roma: un patrimonio artistico sconosciuto ha esaminato più di cento campane presenti in chiese, monasteri, edifici pubblici e musei della capitale italiana. Questi strumenti in bronzo furono fondamentali per annunciare e regolare sia la fede cristiana che lo scorrere del tempo. Alcune suonano ancora, altre sono silenti, ma ognuna di esse ha una storia da raccontare. L’esplorazione è consistita principalmente nell’annotazione delle misure (altezza e diametro), nella lettura delle iscrizioni e nell’analisi della decorazione. Lo studio di tutte queste informazioni sarà imprescindibile per tracciare l’evoluzione storica di questo strumento e della sua produzione nel corso dei secoli, dal Medioevo ai giorni nostri. Anche se in alcuni casi l’accesso alle campane è stato difficile, tutti gli strumenti studiati sono stati fotografati, in un modo o nell’altro. Questo materiale fotografico, in gran parte inedito, sarà accessibile in un database online creato appositamente per questo progetto. L’obiettivo è quello di condividere una parte del patrimonio campanario di Roma, affinché ciò che tutti possiamo ascoltare possa essere ammirato anche visivamente. Il numero di campane esplorate è in realtà una percentuale molto piccola del numero totale degli strumenti presenti in città. Tuttavia, è un contributo alla scoperta di una parte particolarmente sconosciuta del patrimonio culturale della città eterna.

 su ALEX RODRÍGUEZ SUÁREZ

ALEX RODRÍGUEZ_FOTO

Dottore di ricerca in storia bizantina (King’s College London, 2014). Da allora ho condotto progetti di ricerca in Turchia (ANAMED, AKMED), Bulgaria (CAS SOFIA), Stati Uniti (DumbartonOaks – Harvard University), Italia (Centro Vittore Branca), Grecia (American School of Classical Studies di Atene), Libano (Orient-Institut Beirut), Israele e Palestina (W.F. Albright Institute of Archaeological Research). La maggior parte di questi progetti si è incentrata sul paesaggio sonoro religioso delle comunità cristiane dell’Europa sudorientale e del Levante mediterraneo, in particolare sull’uso delle campane.

Web: https://independentresearcher.academia.edu/AlexRodriguezSuarez

LAURA MARTÍNEZ PANIZO – Processi 151

LAURA MARTÍNEZ PANIZO

Si inaugura questo borgo minerario


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

Si inaugura questo borgo minerario, IL PROGETTO

“SI INAUGURA QUESTO BORGO MINERARIO” è una riflessione comparata in termini di Storia Sociale sulle politiche adottate dal franchismo in Spagna e dal fascismo in Italia per lo sfruttamento delle miniere di carbone e sulle loro conseguenze sociali. In entrambi i regimi totalitari, il processo di impianto e consolidamento di questa industria ha portato con sé la trasformazione del territorio, non solo per quanto riguarda l’uso del paesaggio, ma anche a livello sociale, generando un profondo radicamento indiscutibilmente legato all’attività mineraria che si estende fino ai giorni nostri.

Le aree di studio proposte fanno parte dei cosiddetti territori di transizione, ovvero quelle aree geografiche che negli ultimi decenni sono state immerse in processi di decarbonizzazione. Si tratta delle regioni leonesi di Bierzo e Laciana nel caso spagnolo e dell’isola di Sardegna nel caso italiano. È stato stabilito un dialogo tra questi casi di studio su scala locale per illustrare un quadro più ampio a livello globale.

Il quadro storico-temporale comprende, in termini generali, la prima metà del XX secolo, e più specificamente gli anni ’20 e ’30 nel caso dell’Italia e gli anni ’40 e ’50 nel caso della Spagna. L’industrializzazione del nord-ovest iberico, e in particolare del Bierzo e della Laciana, non solo è stata un fenomeno particolarmente tardivo, ma anche molto parziale e localizzato, intorno ai bacini carboniferi, come nel caso dell’isola di Sardegna, soprattutto dopo l’attuazione di regimi caratterizzati da politiche economiche autarchiche.

Entrambi i contesti sono immersi in processi di centralizzazione della produzione e della distribuzione del carbone, generando importanti trasformazioni urbane e favorendo una produzione di massa che darebbe luogo a un importante esodo di persone verso questi centri di produzione. Ciò comporterebbe anche la creazione di una rete di infrastrutture tra cui abitazioni, strade, ferrovie per il trasporto, elettrificazione del territorio, etc. La differenza principale tra i casi proposti sta nel fatto che mentre a El Bierzo e a Laciana le politiche abitative si basavano sugli insediamenti minerari, nel caso della Sardegna si proponeva la creazione di nuove città, come Carbonia.

Il progetto è stato realizzato con una metodologia multidisciplinare. Da un lato, abbiamo osservato e confrontato gli strumenti di propaganda e i mezzi di comunicazione utilizzati da entrambi i regimi per diffondere l’attività industriale dell’industria carbonifera; in secondo luogo, abbiamo localizzato i registri dei lavoratori negli archivi aziendali italiani, al fine di confrontarli con quelli già localizzati per il caso spagnolo e determinare attraverso di essi l’estrazione sociale della massa di lavoratori; La quarta parte del progetto è consistita nella realizzazione di un intervento archeologico, applicando il metodo dell’etnoarcheologia dell’abbandono, concentrandosi sulla materialità derivante dalla cultura mineraria.

L’obiettivo finale di questa proposta era la produzione di un cortometraggio audiovisivo e la pubblicazione di un libro divulgativo che mostrasse i risultati della ricerca, evidenziando ciascuno dei pezzi documentari ottenuti e cercando di mostrare al pubblico una conclusione.

Il contenuto della mostra si compone del trailer del documentario, di una selezione di fotografie di entrambi i casi studio e dei materiali archeologici ottenuti nell’intervento realizzato nel villaggio minerario di Albares de la Granja, nel comune di Torre del Bierzo.

 

 SU LAURA MARTÍNEZ PANIZO


Laura retrato estudio

Ponferrada: El Bierzo (1990). Laurea in Storia e Master in Storia Contemporanea presso l’Università di Santiago de Compostela (2016); collaboratrice dell’INSTITUTO DE ESTUDIOS BERCIANOS dal 2015; membro del gruppo PATRIMONIO INDUSTRIALE DEL NOROESTE IBÉRICO. INDUSTRIALE E ARCHEOLOGICO, all’interno della Cattedra di Territori Sostenibili e Sviluppo Locale dell’UNED; impegnata dal 2014 nella ricerca, localizzazione ed esumazione di persone scomparse a seguito della Guerra Civile Spagnola e del dopoguerra con diversi enti. Dal 2018 faccio parte dell’équipe tecnica di SPUTNIK LABREGO, un progetto incentrato sulla resilienza e la resistenza delle società contadine in momenti storici di grandi trasformazioni, da cui abbiamo condotto studi rilevanti sui contesti della guerriglia antifranchista e sugli ambienti associati allo sfruttamento delle miniere di wolframio nelle montagne di Casaio (Ourense); tesi di dottorato in corso sui contesti minerari associati allo sfruttamento delle miniere di carbone nel nord-ovest della Spagna (USC). Attualmente è beneficiaria di una borsa di studio presso la Real Academia de España en Roma, nell’ambito del programma ROMA: residenze artistiche e di ricerca per spagnoli, promosso da AECID.

Web: https://sputniklabrego.com/

BEGOÑA GARCÍA-ALÉN – Processi 151

BEGOÑA GARCÍA-ALÉN

UNA FINESTRA TRA DUE MURI


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

SCHEDA TECNICA

Dibujo (1)
2024
Lápiz sobre papel
70,5×93,5 cm

Dibujo (2)
2024
11×10,5cm (medidas variables)
Lápiz y témpera sobre papel

Dibujo (3)
2024
37,5×47 cm
Lápiz sobre papel

Dibujo (4)
2024
Lápiz y témpera sobre papel
40x40cm


Estructura (1)
2024
Madera, tinta vinílica, lápiz sobre papel
80x200x70cm

 

UNA FINESTRA TRA DUE MURI, IL PROGETTO

Una ventana entre dos muros es un proyecto de cómic que toma como referencia la obra de Carlo Scarpa para generar una investigación que explore la vinculación del lenguaje secuencial y la arquitectura.

La intención de esta propuesta es crear una obra gráfica que reflexione en torno a la relación entre estas dos disciplinas a través de lugares comunes como pueden ser la estructura o la creación de espacios, ya sean físicos o narrativos.

 

SU BEGOÑA GARCÍA-ALÉN 


begoña garcia alen

Begoña García-Alén González è un’artista plastica di Pontevedra. Ha studiato presso la Facoltà di Belle Arti di Pontevedra e la Kingston University di Londra.

Begoña lavora con i fumetti da una prospettiva molto personale. Le particolarità del suo lavoro coprono diversi livelli: da un lato, l’originalità del discorso che utilizza il linguaggio del colore e della forma all’interno di un media sequenziale e, dall’altro, il suo universo simbolico all’interno del piano narrativo. La sua retorica si avvale della tensione che esiste tra gli aspetti fisici degli oggetti e il loro potere enunciativo.

Dal 2014 ha pubblicato diverse opere con le case editrici Fosfatina, Apa-Apa Cómics e NL Ediciones, progetto editoriale che ha creato insieme ad Andrés Magán. Nel 2021 ha pubblicato Adeus Amigos, fumetto vincitore del Premio Castelao de Cómic de la Deputación Provincial da Coruña.

Come insegnante, ha tenuto workshop e conferenze presso istituzioni come IED Istituto Europeo di Design (workshop Paisaje experimental, Madrid, 2017), Afundación (A Arte no Cómic, Vigo, 2018) e Universidade de Vigo (Fanzine e cómic experimental, Facoltà di Belle Arti di Pontevedra, 2019).

Ha lavorato come illustratrice per Libros Walden, Terranova, BlackieBooks, Solo Magazine, Diari ARA, CentroCentro, tra gli altri.

BELENISH MORENO-GIL – Processi 151

BELENISH MORENO-GIL, IL CATALOGO È QUESTO


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

IL CATALOGO È QUESTO, IL PROGETTO 

Il progetto Il catalogo è questo prende il nome dalla celebre aria dell’opera Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, in cui Leporello fa un inventario e descrive le amanti del suo padrone. Questa proposta si articola come un dittico:

  • Il ciclo di canzoni intitolato The day Fanny Mendelssohn died, per soprano, pianoforte, tastiera, sensori, video ed elettronica, attinge alla tradizione del lied romantico, la cui formazione, come musica da salotto, costituiva il soffitto di cristallo che molti interpreti e compositori dovevano affrontare. Ogni brano è una microstoria su una donna diversa, anche se tre dei dieci brani del ciclo sono dedicati alla compositrice Fanny Mendelssohn.

 

Fanny Mendelssohn è considerata il paradigma della donna all’ombra di un uomo, nel suo caso, il fratello Felix. Il padre le negò la possibilità di far diventare la composizione la sua occupazione principale. La sua musica venne ascoltata tra le pareti del salotto di casa e soltanto da una ristretta cerchia di amici. Fu quando arrivò a Roma, invitata dal direttore dell’Accademia di Francia, che prese per la prima volta in considerazione di pubblicare le sue opere.

The day Fanny Mendelssohn died è stata presentata in anteprima a Roma il 10 maggio nella stessa sala in cui si trova questa installazione. Le interpreti sono state Magdalena Cerezo e Johanna Vargas.

 

  • Con la Tiktopera (I), invece, l’obiettivo è stato quello di portare sul social network le storie sviluppate nel ciclo di canzoni. Durante la residenza è stato realizzato un processo di ricerca per identificare gli elementi formali, scenici e musicali più rilevanti di TikTok. L’idea era quella di creare un corpus di come si opera su TikTok per poter successivamente utilizzare questo linguaggio nella creazione di una serie di piccoli brani.

Lo scorso 4 giugno si è tenuto un evento con l’etnomusicologo Juan Bermudez, specialista di TikTok e dottorando all’Università di Vienna, e il beatboxer Ervinho. Si è trattato di un incontro in cui sono state approfondite le difficoltà e le sfide della ricerca artistica in questo campo.

Sul tablet sopra il pianoforte è possibile vedere il primo video della serie. Per maggiori informazioni: TikTok @belenishmoreno_gil

 

https://youtu.be/8DnzSi2Wn6c

https://youtube.com/shorts/C4ssny0v7XM 

 

 SU BELENISH MORENO-GIL


Belen Moreno

Belenish Moreno-Gil (1993) è una post-compositrice, performer e musicologa. Dal 2018 la sua carriera artistica ruota attorno alla creazione di teatro musicale contemporaneo e alla drammaturgia musicale. Le sue opere sono state rappresentate al Münchener Biennale für Musiktheater, Kontakte Festival (Berlino), ZKM di Karlsruhe, Transit Festival (Lovanio), Landestheater di Linz o RainyDays del Lussemburgo. Nel 2021 il suo lavoro “Subnormal Europe” è stato premiato con una menzione d’onore al Prix Ars Electrónica, il più prestigioso premio al mondo nel campo dell’arte digitale. Attualmente è direttrice artistica di CLAMMY, studio e compagnia di teatro musicale contemporaneo, insieme a Óscar Escudero.

Alla carriera artistica affianca anche la ricerca come membro del gruppo “Música popular urbana y feminismos en España: estrategias, conflictos y retos de las mujeres en las prácticas musicales contemporáneas (2000-2023)”.

Instagram: @belenishmoreno_gil
Facebook: Belenish Moreno-Gil
TikTok: @belenishmoreno_gil

Web: https://www.belenishmorenogil.com/
Web: https://www.clammymusictheater.com

 

The day Fanny Mendelssohn died  IMG_5418

ALONSO GIL – Processi 151

ALONSO GIL, I FANTOCCI DI ROMA


REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

I FANTOCCI DI ROMA, IL PROGETTO

Mi sono basato sul significato del termine italiano consapevolezza, che potrebbe essere tradotto come coscienza della realtà o coscienza dell’ambiente, e durante la mia permanenza a Roma ho posato il mio sguardo e messo al lavoro la mia macchina creativa in relazione agli esclusi dalla società, quella parte di mondo che generalmente ignoriamo perché non vogliamo vederla, in quanto la sola vista speculare ci fa girare la testa dall’altra parte.

La città come paradigma di convivenza umana rappresenta una promessa ai suoi cittadini di una vita basata sull’inclusione emancipatoria. Tuttavia, questa forma di socializzazione sta subendo ora una drastica interruzione in cui prevale l’esclusione.

In parallelo, ho dipinto una sorta di nuovi comandamenti, a mo’ di haiku, che ci esortano a vivere un’esperienza di vita piena e liberatoria.

 

PORCA MISERIA, ALONSO GIL Y RUBÉN OJEDA GUZMÁN

Porca Miseria è il titolo di una mostra concepita per essere presentata presso la norcineria Iacozzilli a Trastevere, nei pressi della piazza di San Cosimato. Le opere realizzate erano state pensate per essere circondate da prosciutto, salsicce, polpette, guanciale e, soprattutto, porchetta. Tuttavia, avendo sfidato le autorità italiane, la mostra non ha mai avuto luogo.

Porca Miseria è un’espressione colloquiale di stupore, rabbia, fastidio o delusione. È un modo molto italiano di maledire la sfortuna che si usa quando qualcosa va storto e denota frustrazione o disagio. D’altra parte, per noi era evocativo anche l’elemento del porco e della carne, in quanto temi ricorrenti nel nostro lavoro.

Grazie ai nostri interessi comuni e alla vicinanza dei nostri argomenti artistici, abbiamo instaurato una dinamica di produzione collaborativa che, nella maggior parte dei casi, ha dissolto l’autorialità. Dopo aver messo in piedi una sorta di laboratorio di argilla, luci, assemblaggio di oggetti trovati e readymade rimaneggiati, sono cominciate a fiorire opere che strizzavano l’occhio al selvaggio, al cannibalismo, al caso truccato, il tutto avvolto nel fumo nero emanato dalle nostre teste.

I pezzi ora esposti a Processi 151 sono diventati documenti di ciò che è diventata una voce inespressa di una grande mostra.

 

 SU ALONSO GIL


Alonso Gil web

Alonso Gil (1966) è un artista le cui pratiche in diversi formati, tipologie e discipline offrono una concezione generale dell’arte e dell’artista non soggetta a categorizzazioni impermeabili.
Dalla fine degli anni Ottanta lavora in vari contesti di sperimentazione sociale in progetti che coinvolgono diversi collettivi, stabilendo un processo di lavoro comune.

Ha tenuto mostre personali presso La Sala AtínAya di ICAS (Siviglia); Espacio Santa Clara ICAS (Siviglia); CICUS (Siviglia); The Anti-Personnel Mine BanConvention (Oslo); CAAC (Siviglia); ARTifariti, Tinduf (Algeria); Meiac (Badajoz); Museo Ex Teresa Arte Actual (Città del Messico). E nelle gallerie Buades e Formato Cómodo (Madrid); Berini (Barcellona); Cavecanem (Siviglia); 38 Langham Street Gallery (Londra); Kobochika (Tokyo) e AscanCroneGalerie (Amburgo).

Ha partecipato a mostre collettive presso il Núcleo de Arte, Maputo (Mozambico); MUSAC (León); CDAN (Huesca); NIV Art Gallery, New Delhi; NuitBlanche (Toronto); Miam, Séte (Parigi); Creative Time (New York); Manifesta 4 (Francoforte) o BIACS (Siviglia).

Ha sviluppato opere nello spazio pubblico come Canteminación, Cáceres Abierto, (Cáceres); Graffiti Celestial (Córdoba); Tunning Cofrade, Intervenciones en Jueves 08 (Siviglia) o Guantanamera, Madrid Abierto (Madrid).
Ha collaborato a pubblicazioni come Refractor, La Infiltración, Revista de Occidente, PromotionalCopy, EarthFirst e Vacaciones en Polonia.

Web: https://www.alonsogil.com
Instagram: @alonsogil_7

ALEJANDRO ANDÚJAR – Processi 151

ALEJANDRO ANDÚJAR, IL VUOTO DELLA MORETA


.REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA

PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024

20 giugno 2024

 

SCHEDA TECNICA

Vuoto della Moretta

Alejandro Andújar

2024

 

Plastico in scala 1:1 di tubo quadrato di alluminio 30×30 mm e compensato di pioppo verniciato.

È il soprannome popolare dato a un’area di via Giulia rimasta vuota dopo la distruzione del tessuto urbano che la costituiva nel 1939, a favore di un gran viale di collegamento tra il Gianicolo e la Chiesa Nuova prevista dal Piano regolatore di Marcello Piacentini.

L’installazione raccoglie il documento sotto forma di plastico in scala 1:1, al momento della demolizione del vano scala di un palazzo scomparso in questo aggressivo intervento urbanistico. Si tratta del numero 21 di vicolo dello Struzzo.

Lo spettatore vede una descrizione sintetica di uno spazio in un determinato momento. Il plastico esprime una rovina, ma non con macerie, resti di malta, tubature e travi di legno, bensì con legno di pioppo, balsa e alluminio, materiali tradizionali per la costruzione di un plastico.

 

IL VUOTO DELLA MORETA, IL PROGETTO

Dal 1939 c’è un terreno che si è consolidato come una realtà spaziale che, sulla base di un progetto urbanistico di Marcello Piacentini, architetto del regime mussoliniano, è rimasta pressoché immutata per 85 anni a causa di varie questioni burocratiche.

Con questo progetto spaziale voglio sovrapporre diverse realtà susseguitesi in questo luogo prima di arrivare al suo aspetto attuale, e quindi riflettere da un lato sullo scempio che questi interventi hanno fatto del tessuto sociale e urbano, e rivendicare, dall’altro, come un monumento al fallimento, le aspettative disattese che sono state concepite dal potere governativo.
In un contesto scenografico, il visitatore sperimenta l’atmosfera di camminare in un’installazione in cui queste sovrapposizioni sono presentate sulla base di una documentazione storica delle diverse trasformazioni verificatesi nel Vuoto della Moretta da Giulio II a Il Duce.

 

SU ALEJANDRO ANDÚJAR

Alejandro Andujar

Cáceres, 1979. Laureato in Belle Arti all’UCM e in Scenografia alla RESAD, continua la sua formazione come dottorando all’ETSAM.

Ha ricevuto borse di studio da diversi enti come l’Akademie der Bildende Kunste di Monaco, la Fundación José Estruch, l’UTE (Unión de Teatros de Europa).

Dal 2001 ha lavorato come scenografo e costumista per teatri come l’Ópera Teatre del Liceu di Barcellona, il Teatro Real di Madrid, il Gran Teatro de Ginevra, l’Ópera di Losanna e il Palau de les Artes di Valencia. Ha inoltre lavorato a stretto contatto con registi come Lluis Pasqual, Jose Luis Gómez, Gerardo Vera, Helena Pimenta, Alfredo Sanzol, Juan Carlos Martel e Julio Manrique in teatri nazionali spagnoli come il Centro Dramático Nacional, la Compañía Nacional de Teatro Clásico, il Tetre Lluire e il Teatro de La Zarzuela.

Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti come il Premio Max, il Premio Butaca e il Premio de la Crítica Catalana. Parallelamente alla sua carriera professionale di scenografo, ha intrapreso un percorso di creazione artistica in cui esplora lo spazio e la sua percezione, in opere come El Futuro, insieme a Cris Celada, al Centro L’Artesá e ora alla RAER.