MAR SÁEZ, TERZA VITA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


TERZA VITA

Terza vita coglie le esperienze affettive di un territorio al di là di un’idea generale della città pandemica. Per certi versi, la fotografia reagisce alla singolarità di questo periodo, ma una lettura approfondita dello “stato d’eccezione” non coinvolge soltanto questo presente di pandemia, ma anche il modo in cui ci relazioniamo nelle città del ventunesimo secolo, la nostra mappa degli affetti. Pertanto, la prima domanda sorge in maniera quasi naturale: come convivono gli abitanti di una città che limita i suoi movimenti, chiude i suoi locali, ristoranti, musei… O meglio: che cos’è la libertà?

In un primo impulso, Terza vita studia questo concetto di libertà in un senso ampio e corale, se non paradossale. A tale scopo, concilia la fotografia con il documento, registrazioni video e interviste audio, e risalta quei momenti in cui la vita sotto minaccia del Covid rompe le nostre idee preconcette: i protagonisti di queste fotografie, di diverse età, origini o strati sociali, mostrano una stessa pulsione nonostante il considerevole stravolgimento del nostro contesto. La libertà emana una carica profonda, una forza radicata nella sensualità stessa dell’essere umano, e perfettamente incarnata dalla città di Roma: un esercizio di seduzione e di celebrazione della fugacità, un appetito di vita.

Infine, questo appetito inteso come difesa dell’esistenza, si conclude con un patto che chiude il cerchio di Terza vita: l’amore. Forse una nuova schiavitù, volontaria, ma aperta a tutte le possibilità. Sulla spiaggia di Ostia le fotografie colgono l’istante in cui avviene la promessa di un futuro: coppie di diverse età e in diversi momenti della propria storia personale a partire da un’intimità invasiva e complice. Invasiva perché i ritratti di Terza vita mirano a essere permeabili all’intimità dei fotografati. Ecco perché è importante il punto in cui si posiziona la macchina fotografica. Non tanto in un senso tecnico, come se si trattasse di una semplice questione di distanza o di altezza “obiettiva”, ma in un senso di temperatura etica: la macchina fotografica è posta sullo stesso piano della persona fotografata per accoglierla senza giudicarla; anzi, permettendole di mostrare tutta la sua vicinanza.

Sia nell’analisi della nozione di libertà che nei giochi di seduzione o nei patti d’amore, Terza vita studia un elemento principale di questa convivenza attiva: la promessa di futuro. Una celebrazione di quella vita tanto estranea alla nostalgia di un passato stabile quanto allo choc del presente e che emerge perfino nelle condizioni più avverse.

 

OPERE


Video (ingresso dell’accademia)

Senza titolo. Opera appartenente al progetto Terza vita.

Sulla spiaggia di Ostia Mar Sáez si è dedicata a osservare coppie di diverse età attraversate dal desiderio.

Opera sonora (stanza)

Senza titolo. Opera appartenente al progetto Terza vita.

Opera che raccoglie le interviste di Mar Sáez a svariati cittadini e cittadine durante la sua permanenza a Roma. L’opera è completata da un quaderno che raccoglie voci come quella di Franca, 90 anni, che ricorda il padre fascista ed esprime preoccupazione per il figlio disoccupato di 53 anni a suo carico; o di Marta, 33 anni, che analizza l’insicurezza consustanziale dell’essere donna a Roma; o di Abbas, 41 anni, che si lamenta dell’abbandono vissuto dai migranti rifugiati…

Serie fotografica  (primo piano)

Terza vita. Ritratto di un territorio vivo.

 

BIOGRAFIA


MAR SÁEZ

Mar Sáez (Murcia, 1983) è laureata in Psicologia e Comunicazione Audiovisiva all’Università di Valencia. La sua fotografia è stata esposta a The Gabarron Foundation a New York, Retine Argentique Gallery a Marsiglia e F22 Foto Space a Hong Kong, nonché in festival come KLAP Maison pour la Danse a Marsiglia, Arles, GuatePhoto in Guatemala, o fiere come Paris Photo, London Art Fair, ARCO e Estampa.

Vincitrice della Borsa di Studio di Arti Plastiche della Regione di Murcia, è stata insignita per due anni del Premio LUX dell’Associazione dei Fotografi Professionisti di Spagna (AFPE), selezionata in Festival come Scan de Tarragona, Albarracín e Futures 2020 proposta da PHotoEspaña, tra gli altri.

È autrice di due libri fotografici: Vera y Victoria (2016) e Gabriel (2018), pubblicati dalla casa editrice francese André Frère Éditions. La sua opera è presente in collezioni pubbliche e private in Europa, Asia e Stati Uniti. Come artista è rappresentata dalla galleria Daniel Cuevas di Madrid e Fifty Dots di Barcellona.

www.marsaez.com

JAVIER QUISLANT, SINUOSO TEMPO

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO

SINUOSO TEMPO

Giacinto Scelsi (La Spezia, 1905 – Roma, 1988) è uno dei compositori più genuini della nostra epoca. Teorici, interpreti e compositori hanno svolto ricerche e studi sui suoi contributi senza precedenti al ruolo del suono della musica occidentale. Lo stile maturo di Scelsi mostra sofisticati attributi nella concezione del suono e nei procedimenti compositivi. In questo senso la sua nozione e la sua pratica armonico-timbrica, il suo concetto di profondità del suono, ha un’importanza significativa. I contributi di Giacinto Scelsi hanno influenzato in maniera fondamentale le principali avanguardie musicali del XX e XXI secolo.

Scelsi sviluppò i suoi principali approcci artistici e le composizioni più rilevanti a partire dal 1950, alla fine di una seria crisi psicologica. Dopo la crisi, Scelsi concentrò tutta la sua energia creativa nell’universo interiore del suono, nel suono per se. Nelle opere di questo periodo, Scelsi presenta un concetto molto personale di espressione musicale, influenzato fondamentalmente dalla ricerca delle filosofie orientali. Scelsi si recò ripetutamente in paesi del continente asiatico. Queste esperienze gli servirono per approfondire la conoscenza delle culture orientali e sviluppare una sensibilità specifica nei confronti del suono. La propensione di Scelsi per i microintervalli favorì la scrittura per strumenti a corda e la voce umana. Scelsi era solito comporre con la ondiola (nota anche come ondioline o clavioline, un sintetizzatore monofonico con filtri e modulatore), fenomeno che lo spinse a prediligere l’armonia microtonale.

Nel decennio del 1960, Scelsi ampliò il concetto armonico adottato nella sua opera Quattro pezzi per orchestra (ciascuno su una nota sola) (1959-60), in cui ogni pièce si compone a partire da una sola nota. Quest’opera è una delle più rappresentative del compositore italiano. Nella ricerca della propria espressività, Scelsi stabilisce le nozioni della sua nozione e pratica armonico-timbrica, polifonica: da un unico suono – una monodia – come premessa di austerità, ne ascolta il carattere armonico e timbrico, facendo emergere ed elevando il suo mondo interiore polifonico. 

Una delle sue opere più significative, il Quartetto d’archi No. 4 (1964), spicca per la profondità con la quale Scelsi sviluppa le sue nozioni armoniche e timbriche. Queste si espandono su aspetti formali e strutturali (che Scelsi sviluppa in Anahit, 1965, concerto per violino) e su aspetti come una notazione in tablatura nella quale ogni corda degli strumenti entra in relazione con un pentagramma/voce. Questo dimostra fino a che punto la comprensione di Scelsi della polifonia e del contrappunto, sia come tecnica che come nozione, proietti e accolga altri parametri. Con questa notazione, la natura polifonica del suono si proietta nella natura stessa degli strumenti e il quartetto d’archi acquisisce una notevole concezione orchestrale.

Sinuoso tempo mira a sviluppare e a esprimere artisticamente il principio compositivo di stratificazione come concetto creato sul concetto di polifonia/profondità di Giacinto Scelsi. Proiettare questo principio di stratificazione sui parametri che definiscono ogni suono: altezza, durata, timbro, articolazione e intensità, nonché proiettare il principio sulla natura polifonica degli strumenti.

Sinuoso tempo raccoglie anche una premessa di austerità nell’avvicinamento al suono, che proviene sostanzialmente dallo stile contrappuntistico praticato alla fine del XVI secolo da Giovanni Pierluigi da Palestrina e da Tomás Luis de Victoria, nonché per il sentito carattere spirituale e sacrificale nei confronti della composizione musicale. Come compositore spagnolo, di Tomás Luis de Victoria, sappiamo che tra il 1571 e il 1585 sviluppò la sua arte in istituti romani come il Collegio Germanico, Santa Maria de Monserrat de los Españoles, San Giacomo degli Spagnoli o San Gerolamo della Carità, in cui ha potuto fare ricerca e studiare le sue opere, come nel caso della partitura del OFFICIUM HEBDOMADÆ SANCTÆ, custodita nell’archivio della Iglesia Santa Maria de Monserrato de los Españoles, in un’edizione datata 1585.

Le opere che compongono il Sinuoso tempo sono:

I. Mons Aureo

(Durata: 12’)

Antica denominazione di Montorio; deve il nome al colore ocra del terreno. La metafora del colore è l’idea per correlare colore visivo e colore sonoro, vale a dire TIMBRO.

II. Profondità dinamica

(Durata: 10’) 

Tratta il concetto di profondità introdotto da Scelsi dalla prospettiva di parametri relativi alla AGOGICA (fluttuazione di tempi), INTENSITÀ E DURATA. 

III. Reticulatum

(Durata: 13’) 

Lavora su qualità incentrate sull’ARTICOLAZIONE. L’opus reticulatum presente nei resti romani della Real Academia è il modello attraverso il quale si formalizzano processi sonori in cui l’articolazione riveste un ruolo determinante. 

IV. Nel silenzio degli intervalli

(Durata: 10’) 

Il titolo è una citazione di Scelsi. Quest’opera lavora sulla percezione di ALTEZZA da un punto di vista dell’intervallo e della frequenza. Qualità sonore che permangono nel background emergono in superficie sotto forma di nuove prospettive sonore. 

V. Tholos

(Durata: 16’) 

Quest’opera si erge come centro nel quale convergono i trattamenti applicati nelle opere precedenti e si focalizza sul trattare musicalmente un parametro di maggiore entità: la TEMPORALITÀ, i PROCESSI TEMPORALI. A tale scopo parte dal modello di tholos utilizzato da Bramante nella costruzione del Tempietto. 

Sinuoso tempo sarà eseguito per la prima volta nel mondo dal quartetto d’archi dell’ensemble austriaco per la nuova musica Klangforum Wien, la cui eccellenza interpretativa è riconosciuta a livello internazionale, il 7 dicembre del 2021 nel Salone dei Ritratti della Real Academia de España en Roma.

La creazione di questo progetto è avvenuta ed è stata accolta in seno a Roma, città somma di tempi diversi, infiniti. Nonché con la compagnia, silenziosa, del Tempietto del Bramante, che ci ricorda con la sua presenza quelle domande che sono lì e non cambiano con il passare del tempo, ma che hanno bisogno di reinventare una risposta a ogni istante, a ogni presente.

 

BIOGRAFIA


JAVIER QUISLANT

Bilbao 1984. Comincia a studiare Composizione e teoria musicale da autodidatta e contemporaneamente pianoforte, sassofono e chitarra elettrica nella scuola di musica e conservatorio locali. Ottiene il Titolo Superiore in Composizione a Barcellona e prosegue la sua formazione alla Universität für Musik und darstellende Kunst Graz con il compositore Beat Furrer, conseguendo a pieni voti i titoli di Master of Arts in Composizione Musicale e Master of Arts in Composizione di Teatro Musicale.

Alcuni riconoscimenti includono la borsa di studio Beca 2020 MAEC – AECID para la Real Academia de España en Roma, la Beca Leonardo a Investigadores y Creadores Culturales de la Fundación BBVA 2020, Franz Schubert und die Musik der Moderne – Kompositionswettbewerb für Klaviertrio 2020, Styria-Artist-in-Residence Stipendium 2020 (Austria), il XXIV Premio de Composición del Colegio de España en Paris y del INAEM, Musikförderungspreis der Stadt Graz 2017 (Premio de Composición de la ciudad de Graz 2017).

Alcune delle sue prossime attività includono l’anteprima il 25 ottobre di An der Schwelle (opera su commissione del CNDM – INAEM, nell’Auditorio 400 del MNCARS – Museo Reina Sofía) per l’ensemble tedesco LUX:NM, una conferenza sull’opera su commissione del CNDM alla Universidad Complutense de Madrid, la prima il 18 novembre a Parigi di Schweigend (opera su commissione del Colegio de España a Parigi e dell’INAEM, come vincitore del XXIV Premio de Composición Musical del Colegio de España a Parigi e dell’INAEM), la prima il 7 dicembre a Roma del ciclo per quartetto d’archi Sinuoso tiempo per il quartetto d’archi del Klangforum Wien, la prima il 2 marzo 2022 del ciclo per ensemble Espacio en penumbra per l’ensemble Klangforum Wien e il suo direttore Bas Wiegers (registrato e trasmesso via radio da ORF Radiokulturhaus – Radio Nazionale austriaca) come parte del concerto monografico organizzado da ORF–Radiokulturhaus e Wiener jeunnesse, la prima il 23 aprile di Tiempo silente per grande orchestra sinfonica (commissione della Fundación SGAE e della Asociación Española de Orquestas Sinfónicas – AEOS), nella stagione 2021 – 2022 (stagione commemorativa dei 100 anni dell’orchestra) della BOS – Orchestra Sinfonica di Bilbao, con la bacchetta del suo direttore Erik Nielsen, nel Palacio Euskalduna di Bilbao e una conferenza sul processo creativo e la sua musica nel Museo Guggenheim de Bilbao.

Esplorare il suono in relazione a letteratura e cinema è uno dei suoi principali interessi artistici.

www.soundcloud.com/javier-quislant

 

ALÁN CARRASCO E IRENE DE ANDRÉS, L’INVERSIONE PACIFICA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

OPERA


L’inversione pacifica

Materiale: Objet trouvé (calco di cemento armato) e piedistallo MDF smaltato su misura.

Dimensione: 140 x 88 x 42 cm (senza piedistallo) 128 x 85 x 10 cm (piedistallo).

L’inversione pacifica è un gesto minimo su un emblema costruito e installato dalle istituzioni franchiste, smantellato poi dalla Legge di Memoria Storica. Uno scudo scomodo e pesante che è rimasto per anni dietro le grate di un seminterrato di questa Accademia. La sua singolare situazione rispecchia, ancora oggi, il problematico rapporto della Spagna con il proprio passato.

Questo blasone, inventariato sotto il titolo “Scudo pre-costituzionale”, è stato realizzato negli anni Quaranta dopo la vittoria nazional-cattolica nella Guerra Civile spagnola. Ha fatto parte di una produzione di massa commissionata dal regime per dotare lo Stato di nuovi simboli. In questo senso, quello che sembrava uno scudo intagliato nella pietra calcarea è risultato essere in realtà un calco di cemento armato prodotto in serie.

Per una qualche ragione, questo oggetto è rimasto a metà strada tra la facciata e uno sgabuzzino, ad accumulare polvere accanto alle caldaie. Quando ci siamo accorti della sua presenza, abbiamo deciso di evidenziare l’anomalia proponendo questa inversione, che restituisce questo simbolo al piano principale dell’Accademia, negando la sua stessa rappresentazione.

 

BIOGRAFIA


Irene de Andrés

Laureata alla Scuola di Belle Arti dell’Universidad Complutense di Madrid (2009) dove ha fatto un Master in ricerca e produzione artistica (2010). È stata una delle artiste residenti della Escuela FLORA Ars+Natura di Bogotá (Programma di residenze artistiche A/CE 2016) e del programma The Harbor de Beta Local a San Juan di Puerto Rico (2017). Nel 2019 è stata residente nel programma per Artisti Visivi del Centro de Residencias Matadero Madrid.

Tra le borse di studio e premi che ha ricevuto vanno menzionati il premio Generaciones, Circuitos de Artes Plásticas, il Premio Ciutat de Palma, “Ayudas a la Creación Audiovisual DKV-Es Baluard” e “Ayudas a la Creación Audiovisual del Programa Visiona” della Diputación di Huesca. Le sue mostre personali più recenti sono state realizzate a Espai 13 de la Fundación Joan Miró di Barcellona, e al Museo Patio Herreriano di Valladolid. Il lavoro di Irene si è potuto vedere anche in svariate mostre collettive in centri e istituzioni come il MuHKA (Museo di Arte Contemporanea di Anversa), Casa Encendida a Madrid, Trienal de Frestas de Sorocaba (Brasile), galleria Copperfield di Londra o IFA Galerie a Berlino.

www.irenedeandres.com

www.vimeo.com/irenedeandres

ALÁN CARRASCO

MIGUEL DE TORRES, IL PANE DELL’ACADEMIA DE ESPAÑA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

 progetto

Il pane dell’Academia de España

L’idea del progetto nasce dall’esperienza di alcuni laboratori di elaborazione del “pane delle tre culture” che ho sviluppato appositamente per Madrid Fusión nel 2012.

Il pane è unione di tre culture, è ambasciatore, è condivisione. La compagnia è il pane condiviso. Il pane è sincretismo della cultura mediterranea, e quella della Spagna e dell’Italia in particolare.

Il progetto si è incentrato sulla creazione di un pane con una personalità tutta sua. Un pane che sorge letteralmente dall’aria della Real Academia de España, in cui funghi panificabili dormienti, latenti, aspettano una massa, il loro alimento, per colonizzarla. Un pane riconoscibile e conosciuto nella città di Roma. Un pane che rappresenta la Real Academia de España e la tradizione panificatrice di Spagna e Italia.

Il risultato è un pane a cui partecipano le tecniche della pasta sfoglia, un pane che incorpora l’amaro presente nella gastronomia italiana. La pianta, taraxacum oficinale, raccolta nei giardini dell’Accademia, apporta questo punto amaro.

RECETA Y SACRIFICIO PARA 4 PIEZAS DE PAN (ESCRITO CON CARLOS PARDO)

 

BIOGRAFIA

miguel de torres

Stilista gastronomico. Collabora con i giornali dal 2007 e ha all’attivo più di 3.000 ricette e foto gastronomiche pubblicate. Nel 2012 crea a Madrid la scuola “Pan y cebolla”, specializzata nel pane e nelle cucine del mondo, e partecipa come invitato al festival gastronomico Madrid Fusión negli anni 2012, 2013 e 2014 con diverse proposte relative all’arte e alla gastronomia.

Dal 2015 collabora con l’artista José Maria Sicilia a progetti di arte e gastronomia che si concretizzano fino ad oggi in tre viaggi in Giappone con diversi interventi in templi, scuole e mostre. Collabora con l’Instante Fundación dal 2016. Frutto di questa collaborazione, espone con l’artista Juan Mitani la creazione “Origami y fermentos”.

Attualmente lavora con l’artista e incisore Denis Long (edizioni Denis Long) alla creazione di un libro artistico di gastronomia.

TXUSPO POYO, GRAND HOTEL NAZARENO

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


GRAND HOTEL NAZARENO

Grand Hotel Nazareno analizza gli spostamenti simbolici, metaforici e letterali dei gabinetti di Scienze Naturali utilizzati come modello pedagogico nei collegi di ordine religioso.

Questi gabinetti, creati nel Settecento e ancora vigenti ai giorni nostri, includevano collezioni di minerali, erbari o animali esotici imbalsamati, tra le altre cose, molti dei quali provenienti dalle missioni nelle colonie latinoamericane, africane e asiatiche.

Il collegio Nazareno, fondato da Giuseppe Calasanzio nel 1630 nella città di Roma, fu la prima scuola pubblica e gratuita d’Europa. Dopo quasi 400 anni di attività educativa, l’edificio è stato recentemente venduto a una lobby alberghiera per una riconversione a hotel di lusso. Dopo questa operazione immobiliare, le collezioni d’arte, la biblioteca e il gabinetto di Scienze Naturali sono state depositate nelle varie sedi di proprietà degli scolopi dentro e fuori Roma.

Il corpo osseo di una balena catturata il 14 aprile del 1843 in Groenlandia ha fatto parte del suddetto collegio fino alla sua chiusura, ed è stato infine destinato all’Istituto Giuseppe Calasanzio insieme al resto del gabinetto.

Il suo trasferimento da questo istituto educativo è stato realizzato in un furgone che ha percorso i luoghi emblematici di Roma, con la successiva sistemazione nel salone dei ritratti dell’Accademia, trasformando questo luogo non soltanto in un gabinetto, ma anche in uno spazio per la pratica e la riflessione pedagogica. Il corpo spiaggiato di questa balena sussurra la fine di un’epoca, mentre rimane nell’immaginario di alcune generazioni.

Devo ringraziare la generosità dell’Istituto Giuseppe Calasanzio e di tutti i residenti dell’Accademia che hanno reso possibile questo progetto.

 

Opera


GRAND HOTEL NAZARENO

Attraverso l’idea del viaggio, un furgone che trasporta lo scheletro di una balena, una delle opere più significative del gabinetto del collegio Nazareno, parte dall’istituto educativo Giuseppe Calasanzio, luogo in cui si trova attualmente la collezione, dopo che l’immobile del collegio è stato venduto al fine di farne un hotel di lusso. Il furgone attraversa quei luoghi emblematici di Roma che, proprio come è successo alla scuola, sono stati spostati e svuotati di significato, in un’operazione speculativa di pulizia della storia generata dal turismo stesso della città. Alla fine del viaggio, lo scheletro giunge all’Academia de España en Roma e viene trasportato da una catena umana formata dagli stessi residenti, a cui si sono aggiunti altri volontari, per poi essere sistemato nel salone dei ritratti. Il luogo è stato attrezzato a mo’ di gabinetto e ha permesso di realizzare alcune pratiche e riflessioni pedagogiche attorno a questo corpo osseo spiaggiato all’interno dell’Accademia.

 

BIOGRAFÍA


TXUSPO POYO

Dagli anni ’90, Txuspo Poyo ha seguito una determinata metodologia di processo, con un senso molto marcato del montaggio, per tracciare storie giustapposte a partire dalla ricerca e dall’analisi di alcuni avvenimenti generazionali in incroci ibridi. Questi vanno dalla serie di celluloidi in cui decostruiva pellicole per eseguire tessuti con l’immagine filmica, all’uso della console Pixel Vision come dispositivo di giocattolo pre-tecnologico; il suo obiettivo, realizzare uno studio documentario sull’aspetto relazionale nel comportamento morale, di genere, sociale e psichico dei cartoni animati nella cultura occidentale. Tutte queste proposte hanno generato racconti la cui tensione risiede in immagini incrociate, trame in cui confluiscono residui storici e inconclusi, insieme a frammenti dell’immaginario culturale sia collettivo che individuale, catturati dalla storia, il mondo del cinema, l’architettura e la letteratura fantascientifica. Le sue opere apportano una rilettura di modi e modelli di produzione e rappresentazione.

www.txuspo-poyo.com

MURIEL ROMERO, RISONANZE OCCULTE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


RISONANZE OCcULTE 

Risonanze Occulte nasce da una ricerca transdisciplinare che concilia la danza con modelli computazionali volti a sostenere ed espandere lo studio sistematico del movimento espressivo.

Tramite tecniche di cattura del movimento, machine learning, sonificazione interattiva e tecniche di digitalizzazione che permettono di arricchire, analizzare, immagazzinare, documentare e accedere a gesti e aspetti espressivi del movimento.

Uno degli aspetti centrali di questo progetto risiede nell’uso di questa tecnologia interattiva come un mezzo per estendere il movimento corporeo ad altri mezzi di espressione artistica. 

Questo permette, ad esempio, di comunicare attraverso la sonificazione o la visualizzazione aspetti espressivi della danza che solitamente rimangono nascosti all’osservatore esterno, offrendo l’opportunità di tradurre in un’altra modalità sensoriale le qualità di movimento ipnotiche presenti nei capolavori che ispirano questo progetto. Come suonerebbero le qualità di movimento che percepiamo nell’opera scultorea di Bernini, per esempio la fluidità-rigidità di Apollo e Dafne, la tensione posturale del Ratto di Proserpina o la fragilità nell’Estasi della beata Ludovica Albertoni?

L’obiettivo finale di questo progetto è integrare questi elementi in un’opera con tre diversi formati, cinematografico, scenico e museale, che fungano da disseminazione artistica della ricerca. Un’opera che stabilisce un ponte tra capolavori delle arti visive, l’intelligenza artificiale, la musica e l’esperienza concreta del corpo.

 

OPERA


DĬĒS

Un momento non esiste nel tempo, è una frazione artificiale estrapolata da un continuo inafferrabile. L’arte mira a cogliere quei momenti e, pertanto, come nella creazione di una scultura, ci ricorda che c’era una vita e, pertanto, rappresenta anche la morte. Dĭēs è un film che concilia danza, musica e scultura nel Tempietto del Bramante, un tempio che costituisce un capolavoro del Rinascimento a Roma. Entrare in un tempio è varcare una soglia che simboleggia il passaggio dal noto all’ignoto, dalla luce della consapevolezza all’oscurità dell’inconscio, una dimensione atemporale in cui risiedono le forze dinamiche e creative dell’individuo.

 

BIOGRAFIA


MURIEL ROMERO 

È ballerina e coreografa. Il suo lavoro s’incentra sullo sviluppo di tecniche coreografiche generative, includendo nel suo linguaggio astrazioni prese da altre discipline come la musica, la matematica e l’intelligenza artificiale. Ha ottenuto diversi premi internazionali come i premi del pubblico e della critica al Moscow International Ballet Competition, Prix de la Fondation de Paris al Prix de Lausanne e il 1º Premio de Danza Ciudad de Barcelona. È stata prima solista di prestigiose compagnie tra le quali si annoverano Deutsche Oper Berlin, Dresden Semper Oper Ballet, Bayerisches Staatsballet Munchen, Gran Théatre de Genéve o Compañia Nacional de Danza. Nel corso della sua carriera ha lavorato con rinomati coreografi del nostro tempo come W. Forsythe, J. Kylian, Nacho Duato, Ohad Naharin, Saburo Teshigawara e Cisco Aznar. Nel 2008 fonda Instituto Stocos insieme al compositore Pablo Palacio, un progetto basato sull’analisi e lo sviluppo dell’interazione tra gesto corporeo, suono e iconografia visiva. Con questo progetto ha prodotto una serie di lavori che fungono da disseminazione artistica della sua ricerca, che è stata sostenuta dall’Unione Europea sia in programmi di Cultura che di Industria Comunicazione e Tecnologia all’interno del programma Horizon 2020.

www.stocos.com

 

CREDITI


Un progetto di Muriel Romero per la Real Academia de España en Roma.

Questo film fa parte del progetto Risonanze Occulte, un progetto che include una perfomance con sonificazione interattiva, cattura di movimento, intelligenza artificiale e questo film.

Regia: Stefano Di Prieto

Sceneggiatura: Stefano Di Prieto, Pablo Palacio e Muriel Romero

Produzione: Real Academia de España en Roma & Instituto Stocos

Coreografia: Muriel Romero

Performer: Teresa Garzón, Alicia Narejos, Muriel Romero

Composizione musicale: Pablo Palacio

DOP: Giulio Bottini

Editor: Daniel Rodrigues Correia

Gaffer/Assistente di produzione: Marco Rivolta

Drone: Stefano Di Prieto

Costumi: Buj Studio

Acconciature e trucco: Raimondo Santiprosperi

Fotografia backstage: Marcela Sciaccaluga

Produzione: Espectare

Composizione Interattiva, Mix e Mastering: Pablo Palacio

La musica del film è interamente sintetica e combina composizione elettroacustica e sonificazione interattiva del movimento, grazie a un sistema di sensori concepiti appositamente per questo progetto, che trasferisce in suono i movimenti dei performer in tempo reale.

dĭēs è stato girato all’interno della Real Academia de España en Roma che ha sostenuto interamente la residenza artistica di Muriel Romero e ha reso possibile lo sviluppo del progetto Risonanze Occulte.

LEIRE VERGARA, SPACE IS THE PLACE/THE PLACE IS SPACE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO

SPACE IS THE PLACE/THE PLACE IS SPACE

In qualche luogo lontano: Roma

“A me interessa l’impossibile, perché il possibile è già stato fatto e non è cambiato nulla” (Sun Ra) 

Nel 1977, Sun Ra atterrò sulla Terra, in Italia, con l’obiettivo di compiere una missione speciale a Roma: teletrasportare gli abitanti della città su un altro pianeta attraverso la musica. A tale scopo, portò con sé alcuni fedeli, tra cui il batterista Luqman Ali e il cantante Thomas Thaddeus alias Eddie Thomas. L’evento venne inciso su nastro ma fu solo nel 2015 che Record Store Day lo pubblicò in un doppio album dal titolo In Some Far Place: Roma ‘77. Tra le canzoni incise e raccolte figura Space is The Place. 

In qualche luogo lontano: Roma è il titolo del programma svolto a Roma nell’ambito del progetto di ricerca di Bulegoa z/b Space is The Place/The Place is Space, il cui obiettivo è analizzare il ruolo dell’arte come pratica critica che offre strumenti per fermarsi, osservare e situarsi nel mondo, per generare situazioni e immaginare modi di vivere e di produrre spazio. Strutturato in incontri periodici, ha assunto diverse forme, quali presentazioni, proiezioni, conferenze, passeggiate, azioni sul territorio e diverse produzioni artistiche. 

In qualche luogo lontano: Roma parte dalla città di Roma come “luogo” dal quale concentrarsi e soffermarsi su alcuni gesti di resistenza del passato che ancora oggi attraversano il presente e si proiettano verso il futuro. Mediante la creazione di un gruppo di studio che è stato attivo tra il maggio e l’ottobre del 2021, il programma si è snodato a partire dai contributi di un insieme di invitati/te: artiste, curatrici, autori/trici, registi/te, architetti/te, storici/che e pensatori/trici con legami precedenti, continuativi o immaginati con la città di Roma. 

Gli/le invitati/te sono stati: Giulia Crispiani, Patrizia Rotonda, Sara Benaglia, Arnisa Zeqo, Giulia Damiani, Sara Giannini, Miren Jaio, Susana Talayero, Silvano Agosti, Liryc De La Cruz, Giovanna Zapperi, Stalker, Alvin Curran e William (Bill) Dougherty.

Nella mostra Processi 148 si includono materiali del programma di attività e la sceneggiatura di un film girato in super 8 e realizzato dal gruppo di studio a mo’ di conclusione del processo collettivo.

Il film In qualche luogo lontano: Roma (2021) è un’opera di paternità condivisa tra Usua Argomaniz, Matias Ercole, Giovanni Impellizzieri, Olmopía, Alice Penconi, Cecilia Spetia, Marcela Szurkalo e Leire Vergara. L’anteprima si è proiettata venerdì 15 ottobre 2021 al Teatro Cantiere, Via Gustavo Modena 92, 00153 Roma.

 

BIOGRAFIA

LEIRE VERGARA

Leire Vergara è curatrice indipendente, dottorato al Goldsmiths College University of London e membro di Bulegoa z/b. Ha curato numerosi cicli ed esposizioni. Tra gli altri: Las imágenes recurrentes. Sobre las condiciones materiales de su retorno (con Pablo Martínez), MACBA, Barcellona (2017), La pantalla negra o blanca: el poder de ver imágenes juntos XXIII Jornadas de la Imagen CA2M, Madrid (2016), Jose Mari Zabala Écfrasis. Bideolanak 1986-2016, CarrerasMugica, Bilbao (2016), Dispositivos del tocar: Imaginación curatorial en los tiempos de las fronteras expandidas, Trankat, Tétouan (2015). Dal 2009 al 2005 ha lavorato come curatrice-capo a Sala Rekalde. Dal 2002 al 2005 è stata co-direttrice di DAE-Donostiako Arte Ekinbideak (con Peio Aguirre), progetto associato ad Arteleku. Dal 2016 imparte il corso Curating Positions nel Master di Arte del Dutch Art Institute, ArtEZ University of the Arts, Arnhem.

Bulegoa z/b è un ufficio di arte e conoscenza fondato nel 2010 e situato nel quartiere Solokoetxe di Bilbao. È un luogo di incontro tra la pratica e la teoria incentrato sulla produzione, la discussione, lo scambio di idee e la materializzazione di progetti artistici. Fanno parte di Bulegoa z/b Beatriz Cavia, Miren Jaio e Leire Vergara. Silvia Coppola è assistente di produzione.

SHIRIN SALEHI, IL TEMPO SENZA SCONFITTE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO

Il tempo senza sconfitte

Le crepe in un’iscrizione spaccata su pietra o metallo, un affresco di cui non rimane quasi nulla o un busto scheggiato: tutto sembra pulsare ancora per il contatto con una mano che incide, il corpo di un artista artigiano. In essi trema l’essenza del linguaggio: nel gesto di un’incisione – nell’azione fisica di un intaglio – un corpo che va a scomparire lascia la sua impronta su una materia che magari non perirà. Al di là di tutti i significati e dei segni convenuti che descrivono un tempo, nell’atto stesso del fare risiede uno dei gesti fondamentali dell’essere umano: il desiderio di lasciare una memoria per gli occhi e per le menti che ancora non esistono. 

Partire dai frammenti, da qualche graffiato disegno, da immagini che non si lasciano intrappolare completamente, segni illeggibili, dichiarazioni cancellate dalle epoche, inconoscibili, alfabeti diversi; spogliarsi di tutto e di tutti ed essere semplicemente gesto. Come in un sogno ad occhi aperti, riusciamo quasi a raggiungere i nostri antenati, ne tocchiamo la fisicità nella carezza di una materia che perdura. Lì sono stampati i corpi degli altri senza nome che ci hanno abitato in un tempo precedente. 

Riconoscersi come vincolo conferisce un altro senso all’atto del fare, nelle mani che si tendono disegnando incisioni sul metallo, la schiena che s’incurva sul gesso o sull’argilla. L’artista artigiano è un corpo creatore, che scrive riguardo al tempo e a una materia che non è oggetto di consumo ma comunione.

Nata a Teheran nel 1982, emigra in Europa alla fine degli anni Novanta. Dopo alcuni anni di lavoro come ingegnere delle telecomunicazioni, nel 2009 cambia rotta e inizia la sua formazione artistica presso la Scuola di Arti e Mestieri Arte Diez, specializzandosi in incisione. Completa i suoi studi, tra numerosi workshop, nel Master del CIEC e nel Master in Ricerca e Creazione della Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense, al termine del quale ha pubblicato (velado). 

Parallelamente alla pratica artistica, lavora a progetti di insegnamento, scrittura, traduzione di poesia e interpretariato. Ha tenuto workshop sul libro d’artista e sul pensiero artistico in diversi centri culturali, in particolare il Center for Book Arts di New York, e ha partecipato come oratrice al programma Enfoques su invito della Fundación Amigos Museo del Prado (2021). Presso la Fundación Miró Mallorca, si è tenuta nel giugno 2021 la mostra del suo progetto ‘Un Punto Fijo para Orientarse’, insieme all’artista Inma Herrera, dopo aver entrambe ricevuto il Premio Biennale Pilar Juncosa e Sotheby’s per la Creazione 2019. Ha sviluppato diversi progetti come artista residente in centri come la Casa de Velázquez (Madrid), il museo Neomudéjar (Madrid) e la fondazione Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica (Firenze). Tra i premi di cui è stata insignita, degni di nota sono il primo premio per il libro d’artista della Fondazione Ankaria 2015, il premio speciale Combat Prize (Livorno, 2015), il premio Pilar Banús ai Premios Nacionales de Grabado del Museo del Grabado Español Contemporáneo (2014) e il primo premio di FIG Bilbao (2012).

 

Opere

Con un lavoro interdisciplinare che esplora media come la grafica, il disegno, la scultura e l’immagine in movimento, Shirin Salehi indaga la dimensione poetica e saggistica del linguaggio visivo a partire da idee come l’occultamento, la materia cancellata e la scrittura illeggibile. In “Time without Defeat”, un progetto che ha sviluppato durante la sua residenza all’Accademia di Spagna a Roma, si basa sulla sua preoccupazione per il tempo e l’incisione, in conversazione con approcci di autori di riferimento per l’artista come Pascal Quignard e María Zambrano. L’artista indaga la lettura della materia incisa e di un tempo precedente (alla produzione), un tempo che comprende spazi poetici che guardano al linguaggio stesso, un tempo che non si consuma né si esaurisce. Prestando grande attenzione alla risoluzione formale dei pezzi, presta particolare attenzione alle qualità concettuali dei materiali, costruendo un corpo di lavoro in cui il contenimento e l’austerità presentano il tempo che interessa all’artista per aprire conversazioni con lo spettatore.

«Nada es signo»

Gesso pigmentato, intaglio, grafite e legno.

150 x 50 x 8 cm.

 

«Un orden remoto»

Rame, acquaforte, inchiostro d’acquaforte e gesso pigmentato.

Set di tre parti. 150 x 5 x 5 cm ciascuno.

 

«Los signos naturales» 

Gesso pigmentato Otto tavolette.

Misure variabili. Dimensioni del set: 37 x 200 x 2 cm.

 

«Si nada se busca»

Rame, acquaforte e inchiostro per incisione a rilievo. Set di due lastre di rame.

60 x 50 cm ciascuna.

 

«Todo se da inscrito en un movimiento circular»

Fotogrammi. Stampa digitale su carta.

Dimensioni del set: 35 x 153,35 cm.

 

«Nocturno (I)»

Fotografia. Stampa digitale su carta.

50 × 80 cm.

 

«El tiempo sin derrota» 

Rame, acquaforte e inchiostro per acquaforte.

Installazione nel Tempietto di San Pietro in Montorio.

60 x 150 cm x 6 cm.

 

BIOGRAFIA


SHIRIN SALEHI

Nata a Teheran nel 1982, emigra in Europa alla fine degli anni Novanta. Dopo alcuni anni di lavoro come ingegnere delle telecomunicazioni, nel 2009 cambia rotta e inizia la sua formazione artistica presso la Scuola di Arti e Mestieri Arte Diez, specializzandosi in incisione. Completa i suoi studi, tra numerosi workshop, nel Master del CIEC e nel Master in Ricerca e Creazione della Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense, al termine del quale ha pubblicato (velado). 

Parallelamente alla pratica artistica, lavora a progetti di insegnamento, scrittura, traduzione di poesia e interpretariato. Ha tenuto workshop sul libro d’artista e sul pensiero artistico in diversi centri culturali, in particolare il Center for Book Arts di New York, e ha partecipato come oratrice al programma Enfoques su invito della Fundación Amigos Museo del Prado (2021). Presso la Fundación Miró Mallorca, si è tenuta nel giugno 2021 la mostra del suo progetto ‘Un Punto Fijo para Orientarse’, insieme all’artista Inma Herrera, dopo aver entrambe ricevuto il Premio Biennale Pilar Juncosa e Sotheby’s per la Creazione 2019. Ha sviluppato diversi progetti come artista residente in centri come la Casa de Velázquez (Madrid), il museo Neomudéjar (Madrid) e la fondazione Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica (Firenze). Tra i premi di cui è stata insignita, degni di nota sono il primo premio per il libro d’artista della Fondazione Ankaria 2015, il premio speciale Combat Prize (Livorno, 2015), il premio Pilar Banús ai Premios Nacionales de Grabado del Museo del Grabado Español Contemporáneo (2014) e il primo premio di FIG Bilbao (2012).

GONZALO GOLPE, VERBA VOLANT

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

Progetto

VERBA VOLANT

“Verba Volant” fa parte del progetto La Distanza, una ricerca sul linguaggio visivo che sto svolgendo presso l’Academia de España en Roma. Verba Volant propone un’esperienza di lettura diversa, fisica e intuitiva, che renda il lettore un soggetto attivo che si sposta con il corpo e, allo stesso tempo, con la mente, gli occhi e le emozioni.

Disposte sulle pareti di un cubo di carta di grandi dimensioni, decine di fotografie si susseguono come una sinfonia visiva che si serve degli uccelli come filo conduttore in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio. Da New York a Babilonia; dal linguaggio trattato come una scienza a una tavoletta cuneiforme che sembra scritta da un uccello; dalla grammatica universale di Chomsky alla teoria della selezione naturale di Darwin; dal linguaggio inteso come arma alla lingua materna: la nostra prima lingua, la più intima, quella che configura il nostro cervello creando un legame tra il pensiero e la parola che con gli anni sarà tanto importante quanto quello di sangue.

 

OPERA


Il progetto che Gonzalo Golpe presenta a Processi 148 consiste in un cubo di legno e carta ignifuga. Al suo interno l’autore sviluppa una finzione poetica a proposito dell’origine del linguaggio e l’evoluzione della lingua verso una unilingua. Al suo interno decine di fotografie sono disposte come annotazioni visive. Il dispositivo funziona come un libro visivo che invita al lettore a entrarci dentro. Una delle pareti funge da porta, che va chiusa quando il lettore vi entra. Il cubo dispone di un’illuminazione interna, ma si consiglia l’uso di una torcia come fonte di luce complementare. La torcia è accanto alla didascalia dell’opera e ha due funzioni: una luce focale e un’altra diffusa.

 

biografia

GONZALO GOLPE

Madrid, 1975. Editore indipendente e professore.

Laureato in Filología Hispánica e diplomato in Edición y Publicación de Textos all’Universidad de Deusto. Specializzato in auto edizione e produzione grafica.

Dal 2014 fa parte di La Troupe, un collettivo di professionisti delle arti grafiche che si dedica al lavoro d’autore, sia nella variante editoriale che in quella espositiva. Interessato all’auto-pubblicazione e alla narrativa fotografica, il suo lavoro si è fondamentalmente sviluppato nel mondo del libro d’arte, lavorando indistintamente per fondazioni, musei, case editrici o direttamente per l’autore. Come editore non si limita a lavorare con i libri, ha partecipato anche allo sviluppo di applicazioni digitali, siti web d’autore e ha curato progetti espositivi.

È docente in diverse scuole, in cui imparte materie relative al linguaggio visivo, la direzione di progetto e l’editing e la pubblicazione di libri fotografici. Coautore del saggio poetico “Curso y Discurso”, pubblicato nel 2020 da Cabeza de Chorlito (Spagna) e nel 2021 da SED Editorial (Argentina).

Il suo lavoro si può consultare su:

www.formalenta.com/

www.la-troupe.com/