JON CAZENAVE, UNA CREPA NEL PAESAGGIO
REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 151 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2023/2024
20 giugno 2024
schede tecniche
Crepa Etna 1:
2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia
80×60 cm
Crepa Etna 2:
2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia
80×60 cm
Crepa Etna 3:
2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia e basalto trasferito su vetro mediante serigrafia
80×60 cm.
Crepa Etna 4:
2024
Basalto trasferito su carta mediante serigrafia e basalto trasferito su vetro mediante serigrafia
80×60 cm
Crepa Etna 5:
2024
Basalto trasferito su vetro mediante serigrafia
80×60 cm
Crepa Etna 6:
2024
Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice
30×32 cm
Crepa Etna 7:
2024
Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice
42×54 cm
Crepa Etna 8:
2024
Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice
30×32,5 cm
Crepa Etna 9:
2024:
Cianotipia su vetro e lastra di basalto Occhio di pernice
15×40 cm
UNA CREPA NEL PAESAGGIO, IL PROGETTO
Esiste un paesaggio prima del paesaggio? La preoccupazione per i processi di rappresentazione della natura è una delle motivazioni essenziali del progetto Una crepa nel paesaggio, realizzato dall’artista Jon Cazenave sulla base dei suoi approcci a diversi vulcani attivi nella geografia italiana (Etna, Stromboli, Pozzuoli, Vulcano e Vesuvio). Partendo dal presupposto che ogni linguaggio, compreso quello artistico, modella la percezione del mondo e della natura, questo progetto propone una riflessione, attraverso l’arte, sui codici interpretativi che determinano i nostri condizionamenti culturali e il modo in cui guardiamo e interpretiamo la realtà.
In questo caso, l’incrocio tra strumenti tecnologici e materiali e supporti sperimentali, seppur di origine naturale, rende possibile un’inedita esegesi visiva del territorio. Da un lato, la combinazione di fotografia, informazioni provenienti da GoogleMaps e immagini LIDAR (scansione laser 3D delle superfici terrestri) determina nuove modalità di cattura che acquisiscono la loro materialità attraverso il trasferimento, sui diversi supporti delle opere, di pigmenti di ossido di ferro e zolfo provenienti dai vulcani. Dall’altro, la presenza di opere realizzate accoppiando strutture in pietra lavica con cristalli intervenuti mediante cianotipia (risultato del lasciar scorrere polvere di basalto sulla superficie emulsionata, in modo tale che il tempo di resistenza sul supporto determini la forma finale del tratto), esplora le possibilità di nuovi supporti e materiali che ampliano i margini della rappresentazione.
Questo approccio raggiunge diverse sfere di significato che si ripercuotono sui propositi dell’artista. In primo luogo, la visualizzazione congiunta dei diversi registri genera uno straniamento nello sguardo, risultato degli slittamenti formali generati dalle diverse tecniche e supporti di riproduzione. Questa diversità visiva enfatizza la volatilità del desiderio di rappresentazione e l’impossibilità di ottenere un’unica immagine che lo soddisfi pienamente. D’altro canto, la condizione estrema di temperatura ed eruzione dei vulcani rende impossibile qualsiasi germe vitale, allontanandoli dalle convenzioni di qualsiasi paesaggio rappresentato ed evitando la possibilità di un loro addomesticamento culturale. In definitiva, una condizione esistenziale legata al cambiamento orografico permanente le conferisce una temporalità personale e sfuggente, che rende difficile una categorizzazione definitiva.
Tuttavia, queste condizioni non hanno impedito la carica simbolica che, nel tempo, ha identificato i vulcani come assi di collegamento tra il mondo terreno e quello divino, oltre che come dimora di divinità mitologiche ancestrali. In definitiva, queste tensioni rivelano l’attivazione stessa del desiderio di fronte alla sua condizione di buco matriciale impossibile da coprire, una falla materiale e simbolica che sfugge a ogni controllo. Dato che questo buco nel reale non può mai essere colmato, può solo essere affrontato attraverso la rappresentazione e l’immagine, assumendo i limiti e le contraddizioni del processo stesso ed enfatizzando la fragilità e la caducità di ogni codifica culturale del paesaggio.
J. P. Huercanos
Una crepa nel paesaggio
Esiste un paesaggio prima del paesaggio? La preoccupazione per i processi di rappresentazione della natura è una delle motivazioni essenziali del progetto Una crepa nel paesaggio, realizzato dall’artista Jon Cazenave sulla base dei suoi approcci a diversi vulcani attivi nella geografia italiana (Etna, Stromboli, Pozzuoli, Vulcano e Vesuvio). Partendo dal presupposto che ogni linguaggio, compreso quello artistico, modella la percezione del mondo e della natura, questo progetto propone una riflessione, attraverso l’arte, sui codici interpretativi che determinano i nostri condizionamenti culturali e il modo in cui guardiamo e interpretiamo la realtà.
In questo caso, l’incrocio tra strumenti tecnologici e materiali e supporti sperimentali, seppur di origine naturale, rende possibile un’inedita esegesi visiva del territorio. Da un lato, la combinazione di fotografia, informazioni provenienti da GoogleMaps e immagini LIDAR (scansione laser 3D delle superfici terrestri) determina nuove modalità di cattura che acquisiscono la loro materialità attraverso il trasferimento, sui diversi supporti delle opere, di pigmenti di ossido di ferro e zolfo provenienti dai vulcani. Dall’altro, la presenza di opere realizzate accoppiando strutture in pietra lavica con cristalli intervenuti mediante cianotipia (risultato del lasciar scorrere polvere di basalto sulla superficie emulsionata, in modo tale che il tempo di resistenza sul supporto determini la forma finale del tratto), esplora le possibilità di nuovi supporti e materiali che ampliano i margini della rappresentazione.
Questo approccio raggiunge diverse sfere di significato che si ripercuotono sui propositi dell’artista. In primo luogo, la visualizzazione congiunta dei diversi registri genera uno straniamento nello sguardo, risultato degli slittamenti formali generati dalle diverse tecniche e supporti di riproduzione. Questa diversità visiva enfatizza la volatilità del desiderio di rappresentazione e l’impossibilità di ottenere un’unica immagine che lo soddisfi pienamente. D’altro canto, la condizione estrema di temperatura ed eruzione dei vulcani rende impossibile qualsiasi germe vitale, allontanandoli dalle convenzioni di qualsiasi paesaggio rappresentato ed evitando la possibilità di un loro addomesticamento culturale. In definitiva, una condizione esistenziale legata al cambiamento orografico permanente le conferisce una temporalità personale e sfuggente, che rende difficile una categorizzazione definitiva.
SU JON CAZENAVE
(San Sebastián – Spagna, 1978). Autore austero, intenso e sintetico, le radici della sua opera penetrano nel conflitto tra natura e cultura – ragione ed emozione – come una sorta di rizoma cresciuto e diffuso nel corso degli anni.
Nei suoi primi lavori ha affrontato concetti come identità e memoria con uno sfondo onnipresente: il paesaggio. Quella che inizialmente era una registrazione documentaria sfocia in un rapporto dinamico con il paesaggio, intervenendo sul supporto che lo rappresenta o agendo direttamente sui materiali che lo abitano attraverso tecniche come la cianotipia, la risografia, la stampa al carbone o la serigrafia.
Le sue opere sono state esposte in istituzioni pubbliche e private come Sala Canal de Isabel II (Spagna), CaixaForum (Spagna), Tabakalera (Spagna), CentroCentro Palacio de Cibeles (Spagna), CCCB (Spagna), Fundación Museo Jorge Oteiza (Spagna), Guangdong Museum of Art (Cina), Museum Belvédère (Olanda), Museo de Artes Visuales MUNTREF (Argentina) e Fotomuseum Antwerp (Belgio). Ha partecipato a numerosi eventi internazionali, tra cui: Les Rencontres de la Photographie d’Arles (Francia), Noorderlicht Photofestival (Olanda), Guangzhou Image Triennial (Cina), Bienal Internacional de Arte Contemporáneo de América del Sur BIENALSUR (Argentina), Foto México (Messico) e Photoespaña (Spagna).
Web: www.joncazenave.com
Instagram: @joncazenave
Twitter: @joncazenave
Facebook: Jon Cazenave