LAPIS SPECULARIS

lapis-specularis

23 gesso cristalino di grande trasparenza che può sfaldarsi in sottili fogli di ampia superficie, è stato una grande rivoluzione nella vita quotidiana dei Romani. Fino al suo arrivo, le finestre delle residenze e degli edifici pubblici si coprivano con legni o tende che oscuravano le stanze e appena le isolavano termicamente. La pietra speculare, incastrata in cornici di legno o metallo, illuminava i triclinia e i cubicula e, su panelli mobili o scorrevoli, era utilizzato per unire o separare stanze e per chiudere i peristilia in inverno, così come conservare efficacemente la temperatura nelle terme. Proteggeva inoltre le finestrelle delle lettighe e veniva usato in piccole serre o negli alveari. Partecipava anche alla vita simbolica, come elemento suntuario o magico, in rituali tanto benigni come maligni. Le miniere di lapis specularis in Hispania, ubicate intorno a Segobrica e ad Almeria (Arboledas), hanno fornito il minerale più puro che si esportava alle grandi urbi romane. È stata una materia prima molto apprezzata – le miniere cominciarono ad essere sfruttate dal principato di Augusto e, con maggiore intensità, nell’Alto Impero (I e II secolo d. C.), ma da quando queste furonno abbandonate, il suo utilizzo fu dimenticato nei secoli successivi. Recentemente gli archeologi hanno investigato sui modi di estrazione e gli usi del lapis e hanno allestito alcune miniere per essere visitate. L’artista spagnolo Miguel Ángel Blanco (Madrid, 1958), per la prima volta, si è servito di questo gesso selenitico come materiale creativo con un duplice obiettivo: esplorare le sue qualità plastiche, poetiche e splendide e rinnovare la Storia Antica.

L’artista fonde da tempo Arte e Natura in un particolare progetto: la Biblioteca del Bosco. Nell’attualità questa biblioteca è composta da 1191 libri-scatola che contengono tutti i regni naturali e innumerevoli esperienze rielaborate in pagine con disegni, fotografie o segni racchiusi in scatole dove i materiali provenienti da svariati paesaggi, incontrano un nuovo ordine. Presentare in Italia, con il supporto dell’Instituto Cervantes, 24 libri-scatole insieme ad una serie di dischi e di scrigni (composizioni in scatole di ferro) realizzati in lapis specularis, significa rievocare la traslazione dalla Hispania al cuore dell’Impero, ricreando non tanto le sue finalità pratiche quanto le sue funzioni rituali attraverso un approccio più visionario che archeologico. Dal lapis è stato attrato per la sua “chiaroveggenza”, gli aspetti relazionati con la visione attraverso il cristallo, la sua aura mistica. In questi libri-scatola ha messo in gioco la trasparenza, le capacità riflettenti, la geometría delle composizioni minerali, non solo del lapis ma di tutti i tipi di gesso cristallizzato come la selenita e lo spato isalndese, ognuna con le loro caratteristiche e leggende. Sono tutte veicoli per viaggiare alla Luna e al Centro della Terra oppure per attraversare i mari nebbiosi; doni che affondano nelle acque, strumenti di comunicazione con i defunti e gli dei dell’oltretomba. Cristalli che immaginano orografie e con i quali si edificano templi diafani. In torno al lapis specularis, organico e inorganico, interattuano magicamente. A Roma, partecipa nel progetto la Real Academia de España che offre le sue sale e che ha permesso all’artista l’opportunità di stabilire un dialogo con la sua collezione di archeologia romana e di intervenire nel Tempietto del Bramante: un bagliore selenitico invade lo spazio dalla cripta, sottolineando il suo carattere sacro e ctonico, che si condensa simbolicamente in un disco sull’altare. Nel luogo del sacrificio di Pietro, la pietra luminosa apre finestre alla trascendenza.