2018 / 2019


PROGETTO


Pentimenti (il possibile)

L’esperienza dell’arte si definisce come processo; uno spazio per ciò che è insospettato. Lungi da un’idea di strategicità, mi sento estraneo al concetto di “progetto”. Il desiderio dell’artista, dell’elaborazione, non consiste nell’individuare obiettivi.

Questo lavoro all’Academia de España a Roma propone di attuare diverse operazioni che partono da dipinti e sculture che si trovano nella città di Roma:

– La pittura come colla del mondo; già gli alchimisti medievali si interrogavano sul glutinum mundi, la colla del mondo; una forza impersonale, un flusso vitale al quale ogni persona e ogni cosa partecipa in una misteriosa corrispondenza attraente. Ciò che fa sì che le cose molto diverse si uniscano. Sentire l’ordine interno che le muove, andare nel senso della loro propensione.

– Operazioni anagrammatiche: Non pensiamo da soli; gli anagrammi, il gioco delle apparenze, la teatralità che induce, non è individualistica, ma tende a favorire l’assorbimento di un ampio corpo collettivo: l’artista come gestore. Ciò che accade in un anagramma sorge da una trasposizione, dal sentire l’ordine interno (Diego Velázquez / Dile qué Vez goza). L’arte si trova sempre nel movimento, rendendo conto delle opere che sono esistite, di quelle che esistono e di quelle che esisteranno.

– Immagini intese come pentimenti; immagini tra la radiografia e l’errore della fotocopia che rivelano e mostrano alterazioni in quadri a tutti noti; diversi strati nei diversi sistemi di rappresentazione. Dall’apparenza che offrono le immagini delle radiografie, la pittura finisce col rivelarne l’artificio e costringe l’osservatore a mettere in discussione la verità e la verosimiglianza; il reale e la sua rappresentazione, al fine di articolare la nostra memoria.

– In questo flusso di immagini e cose, le forme incomplete, frammenti di sculture o rovine, si propongono come un’occasione del possibile. Dalla fisicità dell’olio, come materiale, si tratta di generare un mondo protesico includendo oggetti o materiali che modifico con la pittura; l’olio come materiale aderente tra le cose e le immagini. Ciò che riconosciamo dal tatto risulta una complessa forma di resistenza: partendo dal reale.


BIOGRAFÍA


José Ramón Amondarain (Donostia, 1964)

Laurea in Belle Arti all’Università dei Paesi Baschi nella specialità di Pittura. La sua formazione è proseguita ad Arteleku (Donostia). Successivamente ha usufruito di una Residenza nel programma di studi presso la Künstlerhaus Bethanien (Berlino).

Ha esposto in sale istituzionali come la Sala Rekalde, Bilbao; Museo Guggenheim, Bilbao; Museo Patio Herreriano, Valladolid; DA2, Domus Artium, Salamanca; CAAM, Las  Palmas de Gran Canarias; Palais de Beaux-Arts, Bruxelles; La casa Encendida, Madrid; Koldo Mitxelena, Donostia; Museo Galdiano, Madrid; Artium, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz.

Ha partecipato a diverse fiere internazionali come ARCO, Madrid; ART BASEL, Basilea; ART FORUM BERLIN, Berlino; ART AMSTERDAM, Amsterdam; ART BEIJING, Pechino.

La sua opera è esposta al Museo ARTIUM di Vitoria, Museo Reina Sofía di Madrid e in collezioni come la Fundación La Caixa di Barcellona, CA2M di Madrid, Unión Fenosa di La Coruña, Banco de España…

Ha ottenuto, tra le altre, la borsa di studio Grupo Endesa nel 1993 e la borsa di studio Beca Botín nel 1999.