2019 / 2020


PROGETTO


Ritratti della post-ideologia, il rapporto di fiducia fra l’Individuo e lo Stato.

L’eccesso di burocrazia è un sintomo della mancanza di fiducia tra l’Individuo e lo Stato. Nella vita quotidiana le pratiche e le formalità interminabili rasentano l’assurdo. È la violenza della procedura. Più si è poveri, più è grande la presenza e l’effetto della burocrazia.

Nel film Ufficio, Cristina, che lavora al Comune di Roma presso il Dipartimento delle Politiche del Lavoro e del Turismo, ci racconta una giornata nel suo ufficio a Bocca della Verità: “Lavoro 5 giorni alla settimana, 7 ore e 12 minuti, dalle 9.30 alle 16.42… Il mio lavoro consiste solamente in questo; non ho altre mansioni: devo solo registrare i documenti che mi arrivano via mail. Questo lavoro riesco a svolgerlo in una mezz’oretta massimo un’oretta e mezza. Tutto il resto del tempo, praticamente vago per i corridoi, cammino, vado a prendere il caffè, mi faccio una sigaretta, vado in bagno, scendo, vado… mi invento qualsiasi cosa per passare il tempo perché il tempo non passa mai”.

Teaser: https://vimeo.com/413991103. Il film Ufficio sarà disponibile dal 23 giugno 2020, presso la Real Academia de España en Roma ed al link https://vimeo.com/394046812

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Davanti all’ufficio immigrazione, come fantasmi nella notte, gli immigranti fanno la fila per il passaporto o il visto. Si accetta come naturale uno stile di vita che per il grado di alienazione è intollerabile.

“I migranti arrivano quasi tutti dal mare… Per avere i documenti devono andare alla Questura. Alla Questura è difficile entrare, ne fanno pochi alla volta… La Questura rappresenta il nostro Governo della vita, solo la nostra però, le altre contano meno e si vede. Lì si vede benissimo.” Martina, operatrice di uno sportello legale gratuito per migranti (Roma)

Teaser: https://vimeo.com/413989011. Il film La fila per l’immigrazione sarà disponibile dal 23 giugno 2020, presso la Real Academia de España en Roma ed al link https://vimeo.com/402682957

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Lo Stato, paternalista nel momento di assistere, inabilita, e sottrae piuttosto che dare. Al Corviale l’architettura è magnifica e i panorami sono spettacolari; ma la gestione e i servizi sono inesistenti per le migliaia di persone dell’edificio lungo un chilometro che sembra voler dimostrare che l’edilizia popolare è un fallimento.

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Nel “Villaggio della Solidarietà”, a via di Salone, non c’è architettura né paesaggio. Lo Stato ha distrutto le case singolari che i rom si erano costruiti e ha deciso di trasferirli in container in mezzo al nulla. Dovevano essere sei mesi, ma vivono in quelle scatole di latta da undici anni. La vita non è un semplice tecnicismo.

Il film Salone, una vita container ci offre la testimonianza della famiglia di Sabrina Sejdovic sul confinamento nel campo nomadi di via di Salone. Tra le varie famiglie, quella di Sabrina Sejdovic, che aveva vissuto per decine di anni a Casilino 900 in una casa propria e che è stata poi ricollocata a via del Salone il 27 gennaio del 2009, ci racconta il prima e il dopo: il trasferimento, il confinamento e l’isolamento. La mancanza di assistenza e la serialità di questo programma, iniziato nel 2006 sotto il nome di “Villaggio della Solidarietà”, contrasta con la dignità e la vitalità di coloro che ne sono coinvolti. Il container impone un cambiamento non solo nella cultura rom, ma anche nelle risorse con cui guadagnarsi da vivere.

Teaser: https://vimeo.com/413992438

Diversi lavori che rispecchiano la realtà documentale ed altri lavori di arti plastiche e videoarte, tra questi, Il Burocrata, il robot che manipola documenti ed il film 154 Schiaffi https://vimeo.com/394046978 saranno disponibili dal 23 giugno 2020 presso la Real Academia de España en Roma.


BIOGRAFIA


JANA LEO
Madrid, 1965
Laurea in Lettere e Filosofia, master in Teoria dell’Arte ed Estetica alla UAM, Madrid, e master in Architettura alla SOA, Princeton.È stata professoressa per sette anni presso la facoltà di architettura della Cooper Union a New York. È autrice di El viaje sin distancia, 2004, Cendeac, e di Violación Nueva York, 2011, Lince. Ha esposto al Centro Internazionale di Fotografia di New York, ad ARCO e MNCARS a Madrid, tra i tanti.

Jana Leo svolge analisi di sistemi. Nel 2008 ha creato la Fundación Mosis, Modelos y Sistemas; Arte y Ciudad.

Il suo lavoro artistico mostra il funzionamento degli schemi e del loro impatto sugli individui, dal macro al micro. Leo documenta, tramite immagini e testi, lo stato emotivo che corre parallelo ai fatti.

es.wikipedia.org/wiki/Jana_Leo
https://janaleo.com/
rapenewyork.com/
independent.academia.edu/JanaLeo
fundacionmosis.com/